ore 09.54
GIOVANISSIMI DI AC 12 aprile 2008
Offida
Beati voi...(gia’’ ora, gia’’ qui!
PRIMA PARTE:...dal futuro come paura
Lettura
Il 17 marzo di un anno qualsiasi, Gjorg vede morire suo fratello, ucciso per una vendetta trasversale. Il nostro racconto inizia il 17 marzo dell’anno successivo, giorno in Gjorg uccide colui che ha ucciso suo fratello, e termina (già direte voi) un mese dopo, quando Gjorg e’ ucciso a sua volta. Steso a terra, sul punto di morire, Gjorg sente dei passi allontanarsi in gran fretta e si chiede di chi sono. Improvvisamente ecco la risposta, folgorante come un’illuminazione: «Ma sono i miei! Il diciassette marzo, la strada, vicino a Brezftoht…». Perse per un attimo coscienza, poi udì nuovamente risuonare i passi e gli sembrò che fossero i suoi, che fosse lui e nessun altro che correva così, lasciandosi dietro, disteso sulla strada, il proprio corpo, quello che lui stesso aveva appena abbattuto.
Nel momento in cui il ciclo della violenza si richiude su di lui, Gjorg si vede proiettato nel passato, quando un mese prima, fuggiva dal luogo dell’omicidio da lui commesso. La fuga di colui che si vendica lo riporta inesorabilmente alla medesima scena, la scena del passato in cui chi ha ucciso si fa uccidere a sua volta. Uccidendo colui che ha ucciso, Gjorg si è autocondannato a morte. […] Nella reciprocità negativa della vendetta si colpisce colui da cui si è stati colpiti per mettersi in pari […]. Nella reciprocità positiva del dono si prevede il desiderio dell’altro e si da’ un colpo in anticipo: ci si impone un costo al fine di soddisfare generosamente il desiderio dell’altro prima che venga espresso. […] Così laddove la vendetta guarda al passato, la reciprocità positiva si volta verso il futuro: comincia con l’offerta che precede il desiderio.
ASCOLTO CANZONE: un'altra possibilità di F. tricarico
Chi conosce il dolore in giovane età
tende a fare agli altri quel che subìto lui ha:
meccanismo inconscio,
apposta lui non fa
l'imbianchino imbianca,
i mobili il falegname fa.
Questo comportamento
complesso il meccanismo,
ma nell'ingranaggio
basta una granello di sabbia
così incontrando l'amore
perché abbia amor per dolore
piangi vendetta di vittima
ho capito ora basta dolore perchè
C'è sempre un'altra possibilità
perchè c'è ancora un'altra possibilità
c'è sempre un'altra possibilità
per capire, per perdonare, per cambiare
e tornare ad amare.
Nell'hotel ristorante il cuoco la cena farà
il vino è buono bevuto con il mio amor
quest'estate stupenda, uomo e donna saran
una vacanza di sogno, come mai prima sarà.
Come picchiare i figli
perchè picchiato sei stato,
come abbandonare perchè abbandonato sei stato,
come picchiare la moglie
perchè il padre picchiava la madre,
ma il sole ancora riscalda:
l'estate più bella sarà.
Ora basta è giunto amore con lui la comprensione meccanismo consequenziale saltato,
e c'è e c'è e c'è e c'è e c'è e c'è e c'è
C'è sempre un'altra possibilità
perchè c'è ancora un'altra possibilità
si c'è sempre un'altra possibilità
per cambiare
per migliorare
per capire
e finalmente amare
c'è sempre un'altra possibilità
ma c'è ancora un'altra possibilità
perchè c'è di nuovo un'altra possibilità
per cambiare
per perdonare
per capire
e finalmente tutto amare
basta un'ora
Spazio personale
Riesco a vedere il mio futuro? O sono egoisticamente concentrato sul mio passato, su cio’ che è stato, su quanto ho sofferto? Do a me stesso un’altra possibilità o mi faccio dominare dal meccanismo inconscio per il quale dolore genera dolore? Eppure devo aver sperimentato quel granello di sabbia che ha fatto inceppare il meccanismo…sicuramente qualcuno mi ha amato, gratuitamente senza che io avessi chiesto…sicuramente c’è! Se me ne sono accorto, sono sicuramente riuscito ad invertire questo meccanismo…oppure non ci riesco? E allora vedo il mio futuro come un’incognita? La mia felicita’ passa esclusivamente tramite me stesso? Ed e’ piena, una felicita’ cosi’? Forse nessun uomo può essere felice da solo…
GESTO: ciascuno prende simbolicamente un granello di sabbia da una ciotola e lo pone sul proprio cuore.
SECONDA PARTE...al Futuro come Amore!
La parola Matteo 5, 1-11
Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
Pensiamoci su…...e uno
Le Beatitudini sono le grandi sconosciute dei cristiani. Come mai quello che è il tema centrale dei vangeli è sconosciuto alle persone? Voi sapete che una delle critiche che è stata fatta alla fede è quella di essere “oppio dei popoli”, cioè una sostanza che addormenta la gente e tra i principali imputati c’è proprio il contenuto delle beatitudini.
In effetti, se uno legge il vangelo, almeno nella traduzione o nell’interpretazione del passato, legge “Beati i poveri, beati gli afflitti, beati gli affamati...” ed uno dice: ma dove siamo!? Questa persona che ha scritto queste cose e che ha detto queste cose ha mai conosciuto i poveri, sa che cosa è l’afflizione, sa che cosa è la fame ?
E poi beati, perché? E la risposta, pronta, almeno la tradizione del passato: “beati i poveri, perché di essi è il regno dei cieli”, cosa significa? Vanno in paradiso? Ma i poveri, che sono poveri ma non stupidi, si domandavano: “Ma in paradiso guarda che ci vanno anche i ricchi, anzi ci passano avanti, perché loro quando muoiono lasciano i soldi per le messe e quindi noi siamo fregati di qui e di là”.
Sapete cosa successe in passato? Chi era nella condizione di povertà, nella condizione di afflizione, nella situazione di fame, appena gli si offriva anche una minima occasione di uscire anche solo un po’ da questa situazione di povertà, di afflizione e di fame, ne veniva fuori. Ma guarda che se non sei più povero non sei beato! Ah, guarda, te la lascio tutta a te la beatitudine!
Vedremo, leggendo queste Beatitudini, che esse sono tutte legate, ed in particolar modo con la prima, vedremo che il messaggio di Gesù non è oppio dei popoli, ma è adrenalina per i popoli, è quello che mette in circolo energie, forze vitali capaci di cambiare la società: ecco perché l’ultima beatitudine parla della persecuzione.
Le Beatitudini l’evangelista le costruisce con un grande capolavoro letterario: anzitutto è importante notare il numero delle beatitudini: in Matteo sono otto. Perché questo numero? Nel cristianesimo primitivo era importante perché questo era il numero che simboleggiava la risurrezione di Cristo: Gesù è risuscitato il primo giorno dopo la settimana, cioè il giorno ottavo: allora il numero otto nel cristianesimo primitivo ebbe la figura della resurrezione. Ecco perché nell’antichità i battisteri, cioè il luogo dove venivano battezzati, avevano una forma ottagonale: perché il numero 8 indica la vita indistruttibile. Allora, mentre l’osservanza dei comandamenti garantiva lunga vita al di là di questa terra, l’accoglienza delle beatitudini garantisce qui, già da questa esistenza, una vita di una qualità che è indistruttibile.
Ecco perché Gesù quando parla della vita eterna non ne parla mai alla maniera giudaica. Nel mondo giudaico la vita eterna era un premio futuro da conseguire per la buona condotta nel presente. Invece Gesù ne parla sempre al presente. La vita eterna non è un premio nel futuro, ma una possibilità da sperimentare ora. Chi accoglie il messaggio di Gesù e lo traduce in pratica sentirà liberare dentro di lui certe energie, certe capacità, certe forze vitali d’amore che lo portano già in una dimensione che è quella definitiva. Allora l’evangelista calcola il numero delle beatitudini: otto, significando così che la pratica, l’accoglienza di questo messaggio produce nell’uomo una vita di una qualità tale che è indistruttibile.
Pensiamoci su…...e due
Anzitutto le Beatitudini sono scandite da questo invito: “beati”, “beati” per otto volte. Cosa significa il termine beato? A quell’epoca indicava la felicità piena e totale che era la caratteristica gelosa ed esclusiva delle divinità. Ebbene Gesù per otto volte invita alla pienezza della felicità. Mentre la religione promette una felicità illusoria, insegna la felicità nell’Aldilà (soffri di qua, ma sarai felice nell’Aldilà), Gesù no, Gesù è venuto ad annunziare che è possibile essere pienamente felici qui, in questa esistenza. Che ti interessa essere felice nell’Aldilà se si soffre qui? Gesù è venuto a proporre un nuovo tipo di rapporto con Dio, ma sopratutto un nuovo tipo di relazione con le persone che renda possibile la felicità, non limitata, non a metà, ma una felicità piena e totale qui su questa esistenza: Dio non è nemico della felicità, Dio è l’autore della felicità, e desidera che questa felicità sia la condizione di ogni uomo. Allora Gesù proclama beati, cioè pienamente felici “I poveri di spirito”, o per lo spirito. Poveri per lo spirito, significa scelta esistenziale; l’espressione cioè sta ad indicare non persone che la società ha reso povere, ma persone che per lo spirito, cioè per la forza interiore, scelgono volontariamente di entrare nella condizione della povertà. Ma cosa significa “entrare nella condizione della povertà”? I poveri per lo spirito sono quelli che liberamente, volontariamente, per amore si sentono responsabili della felicità e del benessere degli altri. Ebbene dal momento che capita questo, Gesù dice: “ beati, perché di essi è il regno dei cieli”. Allora dire che “di essi è il regno dei cieli”, significa che Dio è il loro re, cioè, che queste persone sono governate direttamente da Dio. E Dio non governa emanando leggi che gli uomini devono osservare, ma comunicando il suo spirito. Allora questa prima beatitudine, che ha il verbo al presente, non dice che di essi sarà il regno dei cieli, cioè un domani, ma è
immediato. Se c’è un gruppo – attenzione, non un individuo: le beatitudini non sono mai rivolte ad un singolo individuo, ma sempre ad una pluralità – Gesù non viene a dire beato chi…, ma beati voi. E perché Gesù si rivolge al plurale? Non gli basta che sia una persona a fare questo, Egli vuol incidere profondamente nella società per cambiarne radicalmente il volto della società, ed allora ha bisogno di un gruppo, di una comunità. Ebbene Gesù assicura questo: se c’è un gruppo di persone che oggi, immediatamente, sceglie liberamente, volontariamente, per amore, di essere responsabile della felicità e del benessere degli altri, da quel momento succede qualcosa di straordinario: Dio si prende cura di loro. È un cambio meraviglioso: se noi ci prendiamo cura degli altri, finalmente permettiamo a Dio di prendersi cura di noi. Nelle altre beatitudini l’evangelista presenta dapprima le situazioni negative dell’umanità, e sarà compito della comunità che ha scelto la prima beatitudine di eliminare. Molti non sono felici perché pensano che la felicità consiste in ciò che gli altri devono fare per noi. Allora rimani sempre deluso perché gli altri non possono sapere ciò che lui aspetta, ciò che lui desidera e ciò che lui spera. Chi pensa che la sua felicità dipenda da quello che gli altri devono fare per lui rimane sempre deluso. Allora Gesù dice: no, la felicità non consiste in ciò che gli altri faranno per te, in ciò che riceverai, ma in ciò che tu donerai.
Insieme...
Chi spera cammina - (don Tonino Bello) -
Chi spera cammina,
non fugge!
Si incarna nella storia!
Costruisce il futuro,
non lo attende soltanto!
Ha la grinta del lottatore,
non la rassegnazione
di chi disarma!
Ha la passione
del veggente,
non l'aria avvilita di chi
si lascia andare.
Cambia la storia,
non la subisce!
TERZA PARTE...il futuro e roba da GIOVANI
Lettura
I giovani costituiscono una forza eccezionale e sono una grande sfida per l’avvenire della Chiesa. Nei giovani, infatti, la Chiesa legge il suo camminare verso il futuro che l’attende e trova l’immagine e il richiamo di quella lieta giovinezza di cui lo Spirito di Cristo costantemente l’arricchisce. In questo senso il concilio ha definito i giovani “speranza della chiesa”. La chiesa guarda i giovani; anzi, la Chiesa in modo speciale guarda se stessa nei giovani, in voi tutti ed insieme in ciascuna e in ciascuno di voi.
(CL)
Lettura
La giovinezza non è un periodo della vita, è una condizione dello spirito, un effetto della volontà, una qualità dell’immaginazione, un’intensità emotiva, una vittoria del coraggio sull’avere paura, del gusto dell’avventura sull’amore per la comodità. Non si diventa vecchi perché si è vissuto un certo numero di anni. Si diventa vecchi perché si è abbandonato il proprio ideale. Gli anni raggrinziscono la pelle, rinunciare all’ideale raggrinzisce l’anima. Le preoccupazioni, i dubbi, il timore e lo scoraggiamento sono i nemici che, lentamente, ci fanno piegare verso terra e diventare polvere prima di morire. È giovane chi stupisce e ammira. Domanda, come un bambino insaziabile: e dopo? Sfida gli avvenimenti e trova gioia nel gioco della vita.
Tu sei giovane quanto lo è la tua FEDE.
(Winston Churchill)
GESTO: ciascuno sceglie una Beatitudine, come proprio mandato.
Spazio personale
Il mio futuro costruirà…(liberamente condividiamo la Beatitudine scelta)
Insieme...
Cantico del Sogno - testamento di un padre orientale al figlio.
Figli cari, abbiate un sogno!
Abbiate un bel sogno, il sogno di tutta la vita.
La vita umana che ha un sogno è lieta.
Una vita che segue un sogno si rinnova di giorno in giorno.
Figli miei, abbiate un sogno,
passate la vita cercando di realizzare questo unico sogno
senza distogliervi lo sguardo, senza sostare,
avanzando sempre sulla stessa strada.
Ma ricordate, se questo sogno sarà piccolo,
anche il frutto della vostra vita sarà piccolo;
se questo sogno sarà basso,
anche la vostra vita sarà meschina.
Ma se il vostro sogno sarà bello, sarà grande, sarà originale
anche la vostra vita sarà bella, grande, originale.
Un simile sogno non può avere di mira l’interesse egoistico;
il vostro deve essere il sogno
che mira a rendere liete le persone tutte,
anche quelle che verranno dopo di noi.
Se il vostro sogno sarà cosa che fa gioire tutta la specie umana,
farà gioire anche il Signore.