19 aprile 2011 ore 22.36
BEATO TE! - Sussidio della 2 giorni diocesana per i ragazzi dell'ACR 12-14
19 aprile 2011
ore 22.36

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La proposta prende spunto dagli itinerari di spiritualità "Shemà" dell'Azione Cattolica dei Ragazzi.

Beato Te! - Sussidio dell'Azione Cattolica dei Ragazzi di Ascoli Piceno
per una due giorni con i ragazzi 12-14enni

INTRODUZIONE
La due giorni ha lo scopo di condurre i ragazzi in un cammino che li aiuti a “fare la differenza” ascoltando e meditando ciò che la Parola di Dio suggerisce alla loro vita.
Il brano proposto per la riflessione di questi due giorni è il discorso della montagna, contenuto nel Vangelo di Matteo (Mt 5,1-12). Si tratta del passo che precede immediatamente l’icona biblica scelta dall’Ac per questo anno associativo, chiarendone ulteriormente il significato ed offrendo nuovi spunti di riflessione sulla missione dei cristiani chiamati ad essere sale e luce.
La metafora del viaggio come esperienza di ricerca di felicità ci accompagnerà e costituirà lo sfondo-ambientazione della proposta. Partendo dai desideri e dalle aspettative di felicità che tutti i ragazzi nutrono, l’esperienza di questi due giorni condurrà i partecipanti a riflettere sull’importanza delle proprie scelte e della responsabilità nel compierle, per poter davvero essere a servizio del benessere proprio e della propria comunità, realizzando giorno per giorno il regno di Dio. Soltanto prendendosi cura della propria e dell’altrui felicità ciascuno di noi permette a Dio di fare lo stesso. Questo significa essere Chiesa, non limitandosi a vivere all’interno di essa, ma facendo della propria vita una testimonianza viva della presenza di Cristo.

ICONA BIBLICA (Mt 5,1-12)
Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli.
Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
"Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

TRACCIA DI RIFLESSIONE PER EDUCATORI
Una delle critiche che è stata fatta alla fede è quella di essere “oppio dei popoli”, cioè una sostanza che addormenta la gente e tra i principali imputati c’è proprio il contenuto delle beatitudini. In effetti, se uno legge il Vangelo senza cognizione di causa, legge “Beati i poveri, beati gli afflitti, beati gli affamati...” ed uno dice: ma dove siamo!? Questa persona che ha scritto queste cose e che ha detto queste cose ha mai conosciuto i poveri, sa che cosa è l’afflizione, sa che cosa è la fame ? E poi beati, perché? E la risposta, pronta, almeno la tradizione del passato: “beati i poveri, perché di essi è il regno dei cieli”, cosa significa? Vanno in paradiso? Ma i poveri, che sono poveri ma non stupidi, si domandavano: “Ma in paradiso guarda che ci vanno anche i ricchi, anzi ci passano avanti e quindi noi siamo fregati di qui e di là”. Così chi era nella condizione di povertà, nella condizione di afflizione, nella situazione di fame, appena gli si offriva anche una minima occasione di uscire anche solo un po’ da questa situazione di povertà, di afflizione e di fame, ne veniva fuori. Ma guarda che se non sei più povero non sei beato! Ah, guarda, te la lascio tutta a te la beatitudine!
Anzitutto è importante notare il numero delle beatitudini: in Matteo sono otto. Perché questo numero? Nel cristianesimo primitivo era importante perché questo era il numero che simboleggiava la risurrezione di Cristo: Gesù è risuscitato il primo giorno dopo la settimana, cioè il giorno ottavo: allora il numero otto nel cristianesimo primitivo ebbe la figura della resurrezione. Ecco perché nell’antichità i battisteri, cioè il luogo dove venivano battezzati, avevano una forma ottagonale: perché il numero 8 indica la vita indistruttibile. L’accoglienza delle beatitudini garantisce qui, già da questa esistenza, una vita di una qualità che è indistruttibile. Nel mondo giudaico la vita eterna era un premio futuro da conseguire per la buona condotta nel presente. Invece Gesù ne parla sempre al presente. La vita eterna non è un premio nel futuro, ma una possibilità da sperimentare ora.
Allora “beati”, “beati” per otto volte. Cosa significa il termine beato? A quell’epoca indicava la felicità piena e totale che era la caratteristica gelosa ed esclusiva delle divinità. Ebbene Gesù per otto volte invita alla pienezza della felicità. Gesù è venuto a proporre un nuovo tipo di rapporto con Dio ed un nuovo tipo di relazione con le persone che renda possibile la felicità, non limitata, non a metà, ma una felicità piena e totale già qui su questa esistenza. Dio non è nemico della felicità, Dio è l’autore della felicità, e desidera che questa felicità sia la condizione di ogni uomo.
In ogni beatitudine c’è un gruppo non un individuo: le beatitudini non sono mai rivolte ad un singolo individuo, ma sempre ad una pluralità. E perché Gesù si rivolge al plurale? Non gli basta che sia una persona a fare questo, Egli vuol incidere profondamente nella società per cambiarne radicalmente il volto della società, ed allora ha bisogno di un gruppo, di una comunità. Ebbene Gesù assicura questo: se c’è un gruppo di persone che oggi, immediatamente, sceglie liberamente, volontariamente, per amore, di essere responsabile della felicità e del benessere degli altri, da quel momento succede qualcosa di straordinario: Dio si prende cura di loro. È un cambio meraviglioso: se noi ci prendiamo cura degli altri, finalmente permettiamo a Dio di prendersi cura di noi. Nelle altre beatitudini l’evangelista presenta dapprima le situazioni negative dell’umanità, e sarà compito della comunità che ha scelto la prima beatitudine di eliminare. Molti non sono felici perché pensano che la felicità consiste in ciò che gli altri devono fare per noi. Allora rimani sempre deluso perché gli altri non possono sapere ciò che lui aspetta, ciò che lui desidera e ciò che lui spera. Chi pensa che la sua felicità dipenda da quello che gli altri devono fare per lui rimane sempre deluso. Allora Gesù dice: no, la felicità non consiste in ciò che gli altri faranno per te, in ciò che riceverai, ma in ciò che tu donerai.
Vedete dunque che il messaggio di Gesù non è oppio dei popoli, ma è l’adrenalina delle comunità cristiane: ecco perché l’ultima beatitudine parla della persecuzione.

Sabato pomeriggio – “CHECK-IN: pronti! partenza? via!”

Obiettivo: I ragazzi sono invitati ad interrogarsi su cosa si aspettano dall’esperienza che stanno per iniziare e su quali atteggiamenti vogliono vivere in questi giorni. Le aspettative di ognuno, per quanto diverse ed originali, saranno infatti aspettative di felicità!

La casa è spaziosa, il cibo abbondante, i ragazzi sono tanti e felici di esserci… è tutto pronto e quindi??? Partiamo! Ma lo facciamo nel vero senso della parola. Il volo è prenotato, biglietti alla mano: serve solo che i ragazzi salgano a bordo! E come ciascuno fa alla vigilia di un viaggio anche i ragazzi avranno preparato con cura il loro bagaglio… un bagaglio che prima di essere imbarcato dovrà necessariamente passare per il check-in! Insomma, una volta arrivati, non sistemeremo le borse nelle camere, ma ci ritroveremo tutti insieme, in fila, verso il controllo bagagli, allestito in una sala della casa.
Ad ogni ragazzo sarà consegnata un’etichetta da apporre sulla valigia (di quelle che tornano utili in caso di smarrimento) su cui scrivere il proprio nome, cognome, la parrocchia di provenienza e la destinazione. Per destinazione di questo viaggio intendiamo cosa si aspettano da questa 24 ore, dove pensano di arrivare, cosa credono di trovare (amicizie? Noia? Divertimento?), insomma quale aspettativa li ha spinti a rispondere di sì al nostro invito. Dopo aver applicato l’etichetta, la valigia passerà nel “tunnel” del nostro aeroporto e sarà imbarcata!
Utilizzeremo questo metodo per suddividere i ragazzi in sottogruppo, facendoci aiutare dalle destinazioni appuntate sulle etichette in modo tale che ogni ragazzo possa ritrovarsi con chi condivide con lui le aspettative per questi giorni. Girando tra gli spazi della casa, ognuno andrà così a cercare la propria valigia tra i diversi gate e, una volta trovata, sarà arrivato nel suo sottogruppo.
A questo punto è necessario controllare che il contenuto del bagaglio sia consono al volo, passando le valigie allo scanner. Faremo un giro di presentazioni, chiedendo ai ragazzi di parlare di sé in modo bizzarro: “dimmi cos’hai portato e ti dirò chi sei!” Non apriremo le loro valigie – ovviamente - ma ficcheremo il naso tra le loro cose ponendo loro delle semplici domande, che ci saranno utili per creare un breve momento di confronto.

Chiederemo:
- Qual è la cosa più utile che hai portato con te?
- Qual è la cosa a cui tieni di più?
- Qual è la cosa che tua mamma ti ha fatto portare per forza?
- La cosa che hai dimenticato?
- Qual è quella cosa che hai portato, ma sicuramente non userai?

Attraverso questa indagine dobbiamo cercare di portare l’attenzione sulle motivazioni che li hanno spinti a scegliere alcuni oggetti da portare con sé. I ragazzi sono invitati ad interrogarsi su cosa si aspettano dall’esperienza che stanno per iniziare. Le loro motivazioni rivelano le loro aspettative. Queste aspettative, in fondo sono aspettative di felicità. Ad esempio, se avrò scelto di portare la piastra o il gel o la maglietta più bella che ho, io vorrei essere notato per la mia bellezza: questo si che mi renderebbe felice! Se tra gli oggetti che sono certo di usare c’è l’i-pod, penso che in questi giorni mi annoierò, che non farò incontri interessanti, o comunque che non ho voglia di mettermi in gioco in nuove conoscenze… secondo me insomma sarà starmene per conto mio ad ascoltare la mia musica che mi renderà felice!
Nel nostro bagaglio poi, come nella nostra vita, c’è sicuramente quel sovrappeso che non ci permette di essere leggeri, che secondo noi rallenta il nostro percorso verso la felicità. Chiederemo ai ragazzi di fare uno sforzo di discernimento per individuare ciò che appesantisce il loro cammino, impedendo di salire verso l’alto. È la loro croce quotidiana, quella che tutti vorrebbero dimenticarsi ma che non si sa come finisce sempre in valigia. Allora all’interno di ogni sottogruppo, proveremo a riempire una valigia di pietre su cui scriveremo tutte le cose, i sentimenti, le situazioni, che rappresentano le nostre zavorre.

SABATO sera - “The Terminal” ovvero “Collocazione provvisoria”.
Proposta di adorazione della Croce con le parole di don Tonino Bello.

Cos’è il Terminal? Il terminal in un aeroporto è la parte più vicina alle aree di parcheggio per le auto dei passeggeri in partenza, fermate d'autobus e di taxi, talvolta stazioni ferroviarie o metropolitane per consentire un collegamento veloce con le località più prossime. Il terminal di un grande aeroporto civile moderno contiene al suo interno tutto quello che serve per le operazioni di imbarco e sbarco dei passeggeri, dai banchi del check-in, dalle postazioni di controllo dei documenti e di imbarco, dalla dogana (nel caso di aeroporti internazionali) ai servizi relativi ai bagagli. Il terminal è un luogo “provvisorio”, nel terminal non si vive: è un luogo di imbarco verso le destinazioni desiderate.

I ragazzi troveranno fuori dalla cappella le loro valigie vuote. Le pietre della zavorra invece sono posizionate sotto la croce: le nostre croci quotidiane, le affidiamo a Gesù perché con lui possiamo accoglierle con amore e per amore, trasformandole così in occasione di Resurrezione.

Canto Iniziale

Introduzione

C. Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
T. Amen.
Canto: Emanuel
C. Cari ragazzi, non siamo riuniti per celebrare un anniversario nostalgico: il Signore Gesù è già il risorto vittorioso della morte, non è prigioniero di uno dei miliardi di sepolcri della terra. Siamo chiamati ad un momento ricco di speranza, animato dalla contemplazione di un sacrificio compiuto per puro amore. Uniamoci al cammino di Gesù raccontatoci nella sua passione ed adoriamo la sua croce.
L. Nel Duomo vecchio di Molfetta c'è un grande crocifisso di terracotta. L'ha donato, qualche anno fa, uno scultore del luogo. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l'ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: "collocazione provvisoria".
La scritta che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell'opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il crocifisso da lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito. Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce, non solo quella di Cristo.

Durante la lettura viene apposto sulla Croce un cartoncino con su scritto “collocazione provvisoria”.

La Parola

Salmo 16 (a cori alterni)
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
2 Ho detto al Signore: "Il mio Signore sei tu,
solo in te è il mio bene".
3 Agli idoli del paese,
agli dèi potenti andava tutto il mio favore.
Moltiplicano le loro pene
quelli che corrono dietro a un dio straniero.
Io non spanderò le loro libagioni di sangue,
né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi.
5 Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
6 Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi:
la mia eredità è stupenda.
7 Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
8 Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
9 Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
10 perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
11 Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Dal Vangelo di Luca (23, 13-47)
Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.
Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: "Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: "Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato".
Allora cominceranno a dire ai monti: "Cadete su di noi!",e alle colline: "Copriteci!".
Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?". Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. 
Gesù diceva: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno". Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: "Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto". Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: "Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso". Sopra di lui c'era anche una scritta: "Costui è il re dei Giudei".
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!". L'altro invece lo rimproverava dicendo: "Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male". E disse: "Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso".
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. 
Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Detto questo, spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: "Veramente quest'uomo era giusto".

Riflessione di chi presiede

Invocazioni
C. Il Signore ci invita ad affidare a Lui le nostre croci. Quanta fatica nel farcene quotidianamente carico. Quanta fatica nell’accogliere con amore e per amore le nostre croci! Eppure il Signore ci dice: «Io sono accanto a te, coraggio!». Alle invocazioni rispondiamo: Signore, mi affido a Te.
L. Coraggio tu che soffri inchiodato su una carrozzella.
T. Signore, mi affido a Te.
L. Abbi fiducia, tu che bevi al calice amaro dell'abbandono.
T. Signore, mi affido a Te.
L. Non imprecare, tu che vedi distruggere le persone che ami, giorno dopo giorno, da un male che non perdona.
T. Signore, mi affido a Te.
L. Asciugati le lacrime, tu che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che ritenevi tuoi amici.
T. Signore, mi affido a Te.
L. Non abbatterti, tu che non sei calcolato da nessuno, che non sei creduto dalla gente e che, invece del pane, sei costretto a ingoiare bocconi di amarezza.
T. Signore, mi affido a Te.

Adorazione della croce.

Canto: Servo per amore

L. Coraggio. La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre "collocazione provvisoria ". Il calvario, dove essa è piantata, non è zona residenziale. Anche il vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della croce. C'è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato al momento della morte di Cristo. "Da mezzanotte fino alle tre di pomeriggio, si fece buio su tutta la terra". Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose. Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di infierire sulla terra. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota. Al di fuori di quell'orario, c'è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio. Coraggio fratello che soffri. C'è anche per te una deposizione dalla croce. È Gesù che schioda dal legno la tua mano. È il suo volto amico che sfiora con un bacio la tua fronte. Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori e il sole della pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.

I ragazzi si avvicinano processionalmente dal celebrante per ricevere un lumino. Dopo averlo acceso e depositato ai piedi della croce ciascuno riprenderà il proprio posto.

Preghiera conclusiva
La via della croce, o Gesù,
non basta imboccarla,
bisogna chinarsi a terra e baciarla.
Essa è il luogo sacro dove tu Signore
Ti manifesti per quello che sei: amore infinito.
La tua croce, Gesù,
non basta caricarla sulle spalle e accettarla giorno per giorno,
bisogna abbracciarla
perché essa lasci posto alla luce della Resurrezione.

C – Preghiamo
O Dio, che nel tuo amore di Padre ti accosti alla sofferenza di tutti gli uomini e li unisci alla Pasqua del tuo Figlio, rendici puri e forti nelle prove, perché sull’esempio di Cristo impariamo a condividere con i fratelli il mistero del dolore, illuminati dalla speranza che ci salva e ci dona la gioia vera. Per Cristo nostro Signore.
T - Amen.

Benedizione

Canto: Re di gloria

Domenica mattina – NEL SINAI: rallegratevi ed esultate

Obiettivo: I ragazzi individuano le scelte di speranza operate nei momenti difficili della propria vita. Scoprono grazie ad esse, la bellezza del dono della chiamata ad essere beati nel mondo. Non una semplice ricompensa ma una promessa di felicità.

Come lancio della giornata proponiamo ai ragazzi la visione di un breve video che rappresenti un momento di difficoltà durante un volo in aereo. Per volare davvero occorre conoscere le indicazioni su come comportarsi in caso di difficoltà.
Viene quindi presentato ai ragazzi il brano del Vangelo che ci accompagnerà durante la giornata. Si tratta del discorso della montagna, contenuto nel Vangelo di Matteo (Mt 5, 1- 12). E’ il passo delle beatitudini, che precede l’icona biblica scelta dall’AC per quest’anno associativo che ci invita a trovare nuovi spunti di riflessione sulla nostra missione ad essere sale e luce della terra. Come i discepoli intorno a Gesù, i ragazzi ascolteranno la proclamazione del brano seduti a terra mentre colui che leggerà il brano sarà seduto in mezzo a loro. Alla lettura seguirà un momento di meditazione guidata.
Al termine della spiegazione, i ragazzi sono invitati a riflettere sul brano partendo dalla propria esperienza di vita. Chiederemo ad ognuno di ritagliarsi uno spazio da solo, lontano dagli altri e dalle distrazioni, per sperimentare un momento di deserto (15-20’), aiutati dalla traccia presente sul loro libricino.
Successivamente, nel sottogruppo, i ragazzi cercheranno di condividere con libertà le riflessioni che ognuno ha maturato durante il deserto.
La condivisione delle esperienze aiuterà i ragazzi a ripensare alle scelte di speranza che hanno fatto nei loro momenti di difficoltà. “Beati” non è una condizione da conquistare (per questo i verbi non sono al futuro), la beatitudine ci è invece già stata riconosciuta. Le beatitudini non sono un elenco di lamenti ma il profilo di ciascuno di noi: siamo tutti chiamati in causa. Tutti in alcuni momenti della nostra vita ci saremo sentiti poveri, afflitti o non compresi. Ad ognuno di noi allora è rivolto lo straordinario paradosso secondo il quale Gesù ci promette la beatitudine, la felicità.
Domenica pomeriggio – CHIEDIMI SE SONO FELICE!
Obiettivo: i ragazzi rifletteranno sull’importanza delle loro scelte e della responsabilità nel compierle per poter davvero essere a servizio del ben-essere proprio e della propria comunità. Soltanto prendendosi cura della propria e dell’altrui felicità ciascuno di noi permette a Dio di fare lo stesso.
I ragazzi incontreranno un testimone che nel quotidiano ha interpretato le beatitudini come un cammino da intraprendere con pazienza e dedizione, un passo alla volta. Nella loro comunità infatti, ci sono persone che nella semplicità hanno scelto, giorno per giorno, magari anche senza averne piena consapevolezza, di prendersi cura di sé e degli altri. La domanda fondamentale attorno alla quale potrebbe ruotare la testimonianza è molto semplice eppure spesso destinata a risposte difficoltose: “sei felice? che cos’è la felicità per te? cosa significa vivere la felicità?” Dopo aver ascoltato il racconto del nostro ospite i ragazzi potranno porre domande e curiosità, appuntandole su dei post-it. Faremo girare un grande aeroplano di carta, su cui potranno attaccare i post-it che saranno recapitati al nostro testimone.
Al termine di questa esperienza, come ogni viaggio che si rispetti, è tempo di fare un bilancio. Ad ognuno verrà consegnata una cartolina su cui scrivere ciò che riporterà a casa da questa due giorni, quale scoperta, quale dono. Luoghi, incontri, momenti di festa e preghiera hanno rappresentato momento di crescita e riflessione? Sulla cartolina ci sarà spazio anche per indicare il mittente. Al termine di questa esperienza ognuno di loro infatti è chiamato ad essere testimone ed esempio di felicità.