29 luglio 2010 ore 11.42
C'è di più - Sussidio campo interparrocchiale per GIOVANISSIMI di Azione Cattolica
29 luglio 2010
ore 11.42
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CAMPOSCUOLA GIOVANISSIMI INTERPARROCCHIALE 2010
29 Luglio – 01 Agosto / Valle Orta di Appignano


Finalità: La presenza di Dio, nell’incontro con Gesù Cristo, dà VERO senso alla vita e le fa scoprire il “di più” che racchiude in sé!
L’obiettivo del Campo, allineandosi a quello dell’incontro nazionale “C’è di più. Diventiamo grandi insieme!” è l’impegno per ciascuno a crescere insieme a Gesù e con gli altri, nella direzione della SANTITÀ…”meta alta, sublime, radiosa, preziosa” come la definisce il Beato Alberto Marvelli… ma allo stesso tempo, come lui stesso ha testimoniato, raggiungibile da tutti coloro che in Dio confidano!!!

Ambiti tematici: “nella direzione della santità” il Camposcuola si articola in tre fasi di approfondimento <la comunità, l’incontro con Dio, il mondo> con l’intento di fornire al Giovanissimo, un’occasione di riflessione e confronto, nonché dei veri e propri strumenti utili per la crescita personale!

Testimonianza: in questo percorso affascinante, i Giovanissimi incontreranno San Francesco d’Assisi, testimone di santità, un uomo che con umiltà e fede è riuscito a far aderire completamente la sua persona a quella di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo!!! In vari momenti del campo (in particolre alla fine di ogni giornata) incontreremo questo straordinario personaggio attraverso letture ed immagini…

Giovedì 29 Luglio – LA COMUNITA’-

Icona Biblica: 1Cor 12,4-13

Obbiettivi: sentirsi parte attiva della Chiesa di Cristo, comunità di tutti i battezzati.
Ad essa è affidato il compito di portare avanti l’opera di salvezza del Padre, guidata dallo Spirito Santo effuso grazie alla Risurrezione di Gesù Redentore.
L’esperienza di Chiesa racconta al giovanissimo una storia di salvezza: nessuno crede da solo; al contrario, la fede che ci è stata donata viene da lontano e ci è stata trasmessa nel tempo. Nella comunità ognuno è chiamato a coltivarla e a trasmetterla a sua volta. Ciascuno riceve gratuitamente dallo Spirito carismi e talenti da riconoscere ed allo stesso tempo da donare con la medesima gratuità.
Coloro che compongono la comunità cristiana, definita “corpo mistico di Cristo” , ne divengono quindi membra operose.

h 15*30: arrivi e sistemazioni
h 16*30: Introduzione al Camposcuola e visione video presentazione dell’incontro nazionale del 30 Ottobre.
• Presentazione dei gruppi parrocchiali con video (movie maker) “simpatico” in cui vengono proposti i componenti del gruppo e la parrocchia nel quale esso è inserito (durata max 2,30 min).
h 17*30: Vespri
• All’ interno della preghiera verrà proclamata l’icona biblica del giorno cui seguirà un breve commento che metta in evidenza gli spunti tematici della giornata.

1Cor 12,4-13 -Diversità e unità dei carismi-
Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.
<<A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell'unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l'interpretazione delle lingue. >>
Ma tutte queste cose le opera l'unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole. Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo.
Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.

Approfondimento sul brano biblico
Nei capitoli 12-14 San Paolo approfondisce il tema dei doni dello Spirito, le diverse manifestazioni “carismatiche” che il Signore elargisce a singole persone per l’edificazione della comunità cristiana.
Nel nostro passo Paolo le chiama per tre volte ripartizioni/diversità, esplicitate mediante tre sinonimi: carismi, ministeri, attività/operazioni.
Ad ognuno delle ripartizioni corrisponde l’unica identica fonte divina, anch’essa precisata con tre soggetti, varianti dell’unica persona divina: lo Spirito, il Signore, Dio.
La bellezza dei carismi viene celebrata da Paolo presentando alcune particolari manifestazioni suscitate con assoluta libertà nelle singole persone dall’unico e medesimo Spirito.
Elenca nove doni, una sorta di “mappa”, non certo esaustiva, ma esemplificativa, attuale anche oggi, da completare, da aggiornare in base alle esigenze della comunità cristiana.
I primi due (il linguaggio di sapienza e il linguaggio di conoscenza), sono doni relativi alla comprensione del disegno di Dio; disegno che passa attraverso la comprensione del “linguaggio” paradossale della croce del Figlio.
I doni della fede, delle guarigioni e dei miracoli, contraddistinguono l’attività dei credenti che, sulla scorta dell’attività pubblica svolta da Gesù durante la sua vita terrena, non possono esimersi di compromettersi nei più vasti campi di impegno sociale, politico, umano.
Gli altri quattro doni (profezia, discernimento degli spiriti, varietà di lingue e loro interpretazione), sono relativi all’area della comunicazione, quanto mai “delicata” per la vita equilibrata e lo sviluppo armonico di una comunità.
Tutti, comunque, sono destinati ad “animare” l’unica Chiesa perché raggiunga la sua piena statura ed “adultità”.
Quali sono i criteri per discernere l’autenticità dei carismi?
I cristiani sono invitati a considerare ogni membro della Chiesa come uno “specchio” dell’unico Spirito. Come dire: i carismi vanno vissuti e valutati per la loro finalità ecclesiale. In altre parole: l’unicità dell’origine richiama l’unicità del fine: se essi sono vari nelle espressioni e plurali nella ripartizione, ciò è segno della libertà con la quale lo Spirito gratifica la sua Chiesa. Se sono personali, ciò è segno dell’intensa relazione che si instaura tra lo Spirito e il credente.
E’ da escludere ogni finalità privata. Il carisma per sua natura è donato per edificare la Chiesa. Nello stesso tempo, ogni “anarchia carismatica” non può che essere inutile e ancor di più dannosa.
Come non è possibile “ingabbiare” lo Spirito, così non è nemmeno possibile “cullarsi nel compiacimento” dei doni personali. Occorre metterli a disposizione di fratelli. In questo senso lo “spaccato carismatico” offertoci da San Paolo attende continuamente di essere “aggiornato e adattato” al cammino storico della Chiesa, delle Chiese particolari (diocesi), delle Parrocchie, secondo le loro esigenze e la loro identità. Quanto più lo si fa, tanto più si risponde alla voce dello Spirito per il bene comune. Altrimenti l’impegno della testimonianza cristiana nella vita quotidiana rimane completamente “sguarnito” e “deficitario” e la comunità si impoverisce sempre di più fino a soffrirne, indebolendosi irrimediabilmente fino alla “morte”.

h 18*15: attività in sottogruppi (5)
• Ad ogni sottogruppo viene consegnata la piantina di una chiesa, completa di tutte le sue parti (sagrato compreso); si richiede a ciascun giovanissimo di individuare una zona nel disegno nella quale collocarsi. Ovviamente il tutto si orienta in senso dichiaratamente metaforico: a seconda di come si percepisce la propria posizione all’interno della chiesa- comunità, si sceglie una parte della chiesa-edificio.
Dopo che tutti hanno motivato la propria scelta, vengono proposti alcuni ulteriori spunti di riflessione, che possono essere sviluppati nel confronto:
- Cosa hai ricevuto/ricevi dalla comunità cristiana?
- Cosa hai donato o puoi donare ad essa?
- Ha aiutato a migliorare il tuo rapporto con Dio?

Alla fine del confronto, l’animatore nell’intervento conclusivo riporta l’attenzione dei giovanissimi sui temi proposti dall’obiettivo del giorno, lasciando intravedere alcuni aspetti che verranno approfonditi nei momenti successivi del campo (“allenare” la propria fede, riconoscendo Cristo nel quotidiano, alimentando il proprio rapporto col Padre utilizzando i sacramenti, la preghiera, la Sacra scrittura).

h 20*15: cena al sacco con primo offerto.

h 22*00: gioco animato “PASSAPAROLA”

h 23*30: Compieta
(all’interno, spunto Francescano)

“Francesco, va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”.

“Era l’autunno del 1205 e le foglie di quercia, di frassino, di carpino e di ontano si coloravano di rosso e di giallo vivo, dicendomi con prepotenza come io fossi nato in un paese veramente stupendo e fatto apposta per adorare Dio, ch’io allora incominciavo a chiamare il mio altissimo Signore.
C’era in basso, verso Rivo Torto un luogo a me particolarmente caro, perché possedeva in una bella radura di prati una chiesetta stupenda, piccola, povera, fatta di pietre nude e in un silenzio assoluto. Si chiamava San Damiano e sembrava fatta per il mio gusto di ricercatore non soltanto di poveri ma anche di chiese povere.
Lì feci i miei primi ritiri e pregando, nella chiesetta, seduto e inginocchiato sul pavimento mi accorsi che c’erano delle crepe considerevoli nei muri e sul tetto. La chiesa era cadente. C’era poi sull’altare, sospeso nell’arco gotico, uno stupendo crocifisso in legno di stile bizantino e ciò che di esso mi parlava e mi piaceva era la grande regalità di Gesù e il suo sguardo che veniva fuori da due occhi straordinariamente umili e dolci.
Io passavo delle ore a guardare, a pregare e a piangere. Piangevo talmente da vergognarmi e dicevo a me stesso: “Francesco, sei una bambina”. Ma piangevo e le lacrime mi facevano bene.
Un giorno, fissando il crocifisso, ebbi l’impressione netta che muovesse le labbra e nello stesso tempo sentii una voce che mi diceva: “Francesco, ripara la mia casa che come vedi è tutta in rovina”.
(Oh! Qui non vorrei che vi bloccaste sulla faccenda delle labbra che io vidi muovere e la voce che le mie orecchie sentirono. Ora che me ne intendo ve lo posso dire e vi servirà per non diventare degli esaltati o dei superstiziosi ma di accettare tutto nella fede. In realtà le labbra di un Cristo di legno non si muovono. Ero io che vedevo e sentivo perché vedevo e sentivo nella fede. Nessuno può spiegare come avviene questo fenomeno sulla frontiera dell’umano e del divino. Quello che si sa è che si svolge completamente nella fede, nella speranza e nella carità ed è assolutamente personale).
Non vi dico l’impressione ricevuta. Era come un messaggio che mi giungeva dal mondo invisibile e che suggellava un lungo periodo di tentennamenti, di slanci e di ricerca.
Mi sentii invaso da una infinita dolcezza e mi avvicinai per baciare il crocifisso. Ero solo e non ebbi paura a saltare sull’altare per abbracciare con tutto me stesso Gesù.
Non so quanto rimasi a toccare, pulire, lisciare, contemplare il Cristo. Ogni tanto, tra lacrime e sospiri, lo baciavo: ora sulle mani, ora sulle ferite dei piedi e del costato e la mia mano lo accarezzava dolcemente come un amante innamorato.
Debbo dire che da quel momento fui come folgorato dal mistero dell’incarnazione del Cristo. (…) La croce di Gesù è la felicità dell’uomo, la risposta d’amore a tutti i perché, la soluzione di ogni dissidio, il superamento di tutte le tensioni, la vittoria di Dio sulla morte.”
Carlo Carretto, Io, Francesco

Venerdì 30 Luglio – IL RAPPORTO CON DIO-

Obbiettivi: Il giovanissimo incontra qui se stesso e fa esperienza di interiorità; si tratta tuttavia di un se stesso variegato, a volte anche multiforme. Il rapporto con il Signore riesce a dare senso al tutto, rende omogeneo il disomogeneo, orienta e indirizza la vita al suo massimo sviluppo. Davanti a Dio il giovanissimo fa sintesi di sè, rilegge la propria storia e si scopre dono per gli altri. I sacramenti, la preghiera, la meditazione della Sacra Scrittura divengono strumenti fondamentali mediante i quali alimentare la propria relazione d’amore con Dio, Colui che per primo ci ha amati!

h 08*30: Lodi:
(all’interno, spunto Francescano)
Tommaso da Celano,
Vita prima di San Francesco d’Assisi
E giunge il giorno della letizia, il tempo dell'esultanza! Per l'occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s'accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l'asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme. Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero. La selva risuona di voci e le rupi imponenti echeggiano i cori festosi. I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia.
Il Santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l'Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima.
Francesco si è rivestito dei paramenti diaconali perché era diacono, e canta con voce sonora il santo Vangelo: quella voce forte e dolce, limpida e sonora rapisce tutti in desideri di cielo. Poi parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme. Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù infervorato di amore celeste lo chiamava «il Bambino di Betlemme», e quel nome «Betlemme» lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva «Bambino di Betlemme» o «Gesù», passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole.

h 09*00: colazione

h 09*45: inizio deserto
NB: Nella messa e nelle preghiere che facciamo sono coinvolti tutti i sensi.
I sensi sono la capacità che ogni uomo ha di percepire fisicamente la presenza degli altri.
Insieme ai sensi fisici gli uomini hanno anche i sensi spirituali. Il gusto, il tatto, la vista dell’anima: sono la capacità che il nostro cuore ha di percepire ciò che ci dice Dio.
Attenzione: i sensi dell’anima funzionano bene solo se funzionano bene anche quelli fisici. Quindi: non possiamo avere fame di Dio se il nostro gusto è ingordo, non riusciamo a vedere Dio col cuore se il nostro occhio è vizioso. Il percorso quindi è quello della purificazione, dell’ordine dei sensi fisici. Aggiustando quelli, sistemiamo anche quelli spirituali.

DAVANTI A TE!!!
• Il video: prima di vivere personalmente il tempo del deserto, viene “lanciata” la mattinata attraverso un video che mostra ai ragazzi come le nostre percezioni sensoriali sono legate intimamente alla nostra vita, ad alcuni episodi, a persone che hanno segnato il nostro cammino (spezzone del film di animazione “Ratatouille”). Probabilmente su quei segni c’è la firma di Dio, della sua presenza che rende il nostro vissuto un’opera d’arte preziosa, dalle mille sfumature che richiamano emozioni, desideri, dubbi, lacrime e sorrisi, che si intersecano in una trama precisa, un disegno fatto su misura per noi.
• I tempi: subito dopo il video ci si divide in sottogruppi per 10-15 minuti. L’animatore introduce il deserto proponendo la traccia tematica ed il senso di tale esperienza unica e preziosa che non va sciupata e che costituisce sempre uno dei momenti più forti e suggestivi del campo. Successivamente si dà spazio al deserto personale per circa 1 ora (al massimo) ed al termine, segue la condivisione all’interno dei sottogruppi.
• La traccia del deserto: i giovanissimi sono chiamati a cercare le tracce della presenza di Dio nella propria vita. Il rapporto con Dio è una relazione concreta in cui anima e corpo trovano il loro spazio ed il loro senso più profondo: essere le due facce della stessa medaglia che simbolicamente costituisce la persona, senza prevalenza dell’una o dell’altra, con la stessa importanza e dignità. La persona non è solo corpo, esiste un “di più” che si riconosce con gli occhi di Dio, che permette di accorgerci del dono che siamo e di assaporare tutti i profumi della vita, riscoprendo anche la corporeità nell’ottica del dono all’altro. Attraverso una traccia che ha per filo conduttore le percezioni sensoriali (udito, vista, gusto, tatto, olfatto) i ragazzi ripercorrono e ricostruiscono il loro rapporto con Dio e la propria vita, che grazie a questo rapporto prende forma e significato. Odori, suoni, immagini, gesti, hanno caratterizzato anche la vita di Gesù e l’incontro personale con Lui, attraverso la lettura di alcune pagine di Vangelo, stimolerà i ragazzi a fare sintesi e memoria, lasciando spazio a progetti e nuove prospettive di vita.
• I brani del Vangelo: in base ai sensi, sono proposte diverse letture del Vangelo (più brani per ogni senso). I giovanissimi possono scegliere quelle che preferiscono, che sentono più vicine alla propria vita e lasciare da parte le altre. Così ciascuno può davvero tracciare il suo percorso personale scegliendo modi e tempi per cercare e parlare con Dio.
• Gli strumenti per il deserto: prima di partire con la meditazione personale viene chiesto ad ogni ragazzo di munirsi degli strumenti necessari: una bibbia o un vangelo (meglio se personali, portati da casa), una pagina di diario o un foglio di appunti di block notes, alcuni segnalibri, una penna. Il foglio ed i segnalibri vengono forniti nel sottogruppo dall’educatore.
• La pagina di diario o foglio di block notes: vi sono riportati, divisi per sensi:
- i riferimenti dei brani del Vangelo
- una provocazione di stimolo per la riflessione personale ad essi attinenti;
- un brano posto all’inizio del foglio che partendo da Francesco, ci conduce ad una riflessione sull’esperienza sensoriale nel rapporto con Dio, che ne indica l’incontro vero, la conoscenza, la relazione unica con Lui. Questo brano può essere letto personalmente prima di cominciare il percorso sul Vangelo o nel sottogruppo prima di dividersi;
- alcune parole pronunciate da Giovanni Paolo II durante la veglia di Tor Vergata, alla GMG del 2000, che possono essere da stimolo alla riflessione;
- una frase di Benedetto XVI sull’importanza di anima e corpo: le due dimensioni essenziali per la piena realizzazione dell’uomo.
• I segnalibri: il giovanissimo può usarli nel modo che preferisce. Si tratta di uno spazio libero per appuntare un pensiero, una riflessione, una frase, una parola, relativi al brano del Vangelo letto. Può anche riportare la frase del brano che maggiormente lo ha colpito, indicando magari la percezione sensoriale a cui il passo riconduce. I segnalibri saranno poi oggetto della condivisione in sottogruppo. I ragazzi li metteranno proprio sulle pagine di Vangelo su cui hanno riflettuto.
• La condivisione: al termine del deserto i giovanissimi tornano nel sottogruppo con la propria bibbia arricchita dai segnalibri nelle pagine in cui si sono soffermati. I diversi percorsi personali possono essere condivisi partendo proprio dalle pagine di Vangelo scelte, su cui è stato messo il segnalibro. Diventano così dono per gli altri e l’occasione di crescita che solo la condivisione può dare. Il pane spezzato fa diventare la comunità un corpo unico e diffonde l’amore attraverso il sostegno ed il servizio. Così la nostra vita spezzata con chi ci è stato posto a fianco diventa ricchezza per l’altro e rende vera ogni relazione che nasce sotto questa luce.

PERCORSO TEMATICO DEL DESERTO

“Il particolare è di una bellezza incredibile. Nella vita di Francesco scritta da Tommaso da Celano si legge che il santo, nella notte in cui a Greccio costruì il primo presepe, mentre cantava il Vangelo della messa di Natale essendo egli diacono, ogni volta che pronunciava il nome di Gesù «passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quella parola».
Questa scena di Francesco che si lecca le labbra mi sembra una splendida simbologia che deve farci capire una cosa. Di Gesù non basta la conoscenza puramente intellettuale, accademica, esprimibile con i concetti sia pure raffinati della teologia. [...] Di Gesù, insomma, non si dà solo teoria. Ma [...] l’aver fatto esperienza vitale di Gesù costituisce il passaggio obbligato per poter efficacemente parlare di lui. [...] In altre parole: se prima non hai gustato la dolcezza del suo nome, è inutile che ti metti a predicarlo. Se il buon profumo di Cristo non promana dalle tue mani che hanno stretto le sue, le parole che annunci sono prive di garanzie.
Se non hai da esibire veli di Veronica attraverso i quali hai toccato il suo volto, le tue lezioni su di lui saranno sempre inaffidabili. Se Gesù non ha segnato le sue impronte digitali in qualche parte del tuo essere, è fatica sprecata tentare un identikit di lui inseguendo astrazioni di riporto. Se egli non ti ha lasciato scritto di suo pugno un promemoria sulla pagina dell’anima, o non ti ha messo almeno un autografo in calce alle tue righe, è vano spiegarlo agli altri seguendo gli appunti segnati sulle pagine di carta.
Per dipingere Cristo, diceva il Beato Angelico, bisogna vivere di lui. Ebbene, per dipingerlo sulla tela di una esistenza umana, bisogna intridere il pennello della parola nel vermiglio delle sue piaghe, nel verde dei suoi occhi, nel cavo del suo cuore, nell’acquaforte dei suoi gesti, nella tempera dei suoi sentimenti, nelle profondità dei suoi pensieri, nelle trasparenze dei suoi sogni. Prima di raccontarlo, Gesù, bisogna averlo toccato.”
Francesco Neri – La gente, i poveri e Gesù Cristo
“In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna.”
Giovanni Paolo II
“Non sono né lo Spirito né il corpo da soli ad amare: è l’uomo, la persona, che ama come creatura unitaria, di cui fanno parte corpo e anima. Solo quando ambedue si fondono veramente, in unità, l’uomo diventa pienamente sé stesso”.
Benedetto XVI

BRANI DEL VANGELO

Senso: VISTA

Luca 22, 54-62
Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». Passata circa un'ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

Per pensare:
Lo sguardo di Gesù riconduce Pietro alla verità. Gli occhi di un amico, di una persona di cui ci fidiamo e a cui vogliamo bene ci parlano di noi, ci svelano a noi stessi. Gesù ci rivela chi siamo davvero.
Ci sono momenti della tua vita che possono essere dei punti fermi per la tua crescita, per la scoperta di te stesso, in cui Dio ti ha detto chi sei?

Marco 10, 17-22
Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

Per pensare:
Lo sguardo di Gesù ci parla del suo amore per noi, ci chiede di volare alto, di non accontentarci di sopravvivere. Gli occhi di Gesù ci parlano di vita vera, una vita libera da schemi che ingabbiano la mente, da pregiudizi che negano lo stupore, da chiusure che portano gli occhi verso terra e non verso il cielo. Solo uno sguardo che ama è uno sguardo che libera perché ti vuole così come sei.
Ci sono momenti della tua vita in cui hai sentito la chiamata di Gesù, in cui ti ha detto “Seguimi”? Hai mai sentito il suo sguardo d’amore su di te attraverso gli occhi di qualcuno?

Luca 4, 14-22
Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nazaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: Lo spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore. Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.

Per pensare:
Fissare lo sguardo su Gesù significa, cercarlo, desiderare di incontrarlo, di scoprirlo nella propria vita, di capirlo veramente, oltre i tanti steccati che spesso gli costruiamo intorno. Fissare gli occhi su Gesù vuol dire trovare un punto di riferimento, il vero senso del nostro tempo che scorre, per costruire una vita che rispecchi i nostri desideri più profondi.
Ti capita di fissare lo sguardo su Gesù? Riesci a guardarlo negli occhi, a chiedergli di capire chi è Lui per te? O lo vedi soltanto di spalle, lontano, lo insegui ma non lo raggiungi?

Senso: GUSTO

Giovanni 6, 32-36
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede a me non avrà sete, mai!».

Per pensare:
L’esperienza della fame e della sete ci accomuna tutti. Sono necessità di cui non possiamo fare a meno. Non si tratta però solo di bisogni fisici. Spesso ciò che più ci divora in questo tempo sono una fame e una sete dell’anima. Siamo in ricerca. Non sempre riusciamo a sfamarci e dissetarci, anzi più pensiamo di aver trovato ciò che fa al caso nostro più ci sentiamo insoddisfatti a lungo andare.
Di cosa sei veramente in ricerca? Di cosa hai fame e sete? Quali sono i momenti in cui ti senti vuoto senza poter essere colmato da niente? Gesù dice che Lui è pane e acqua che saziano il nostro desiderio di fame e sete, Lui sa davvero cosa c’è nel nostro cuore. Riesci a confrontarti con la sua Parola per cercare una risposta alla tua sete di ricerca?

Riferimento: Giovanni Paolo II – veglia Tor Vergata – GMG 2000

Matteo 5, 13-16
Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.

Per pensare:
Gesù riconosce all’uomo una grande dignità, la stessa dignità di Dio: essere sale e luce nel mondo, riuscire a dare sapore ed illuminare la vita di chi ci è accanto. Ma il sale e la luce sono chiamati ad essere ciò per cui sono stati creati, altrimenti non servono a nessuno, neanche per sé stessi.
Pensa alla tua vita, alle tue relazioni, ai tuoi progetti: fai difficoltà a costruire ed a metterti in gioco? Cerchi di essere sempre la persona migliore che puoi? Sfrutti pienamente i doni che hai per vivere al meglio i tuoi giorni e i tuoi rapporti, oppure a volte ti nascondi, ti tiri indietro? Dai gusto alla tua vita o ti accontenti di un insipido sapore?

Giovanni 6, 1-13
Dopo questi fatti, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si mise a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzati gli occhi, vide una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?» Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

Per pensare:
Ciascuno di noi ha qualcosa da mettere a disposizione dell’altro, doni che Gesù moltiplica se la nostra disponibilità è totale, come fa con il ragazzo dei pani e dei pesci, che offre con fiducia ed abbandono, il poco che ha.
Pensa alla tua persona, a ciò che ti rende speciale. Riesci a spenderti per gli altri? A riconoscere che hai dei talenti da mettere nelle mani di Dio per poter essere dono per chi ti è vicino?

Senso: UDITO

Luca 10, 38-42
Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: « Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Per pensare:
L’ascolto ci mette in comunione con l’altro. L’ascolto senza pregiudizio, vero e profondo, arricchisce il nostro cuore perché ci apre alle relazioni, al mondo intero. L’ascolto della Parola di Dio ci fa conoscere Dio e per questo ci pone davanti a Lui in modo autentico e sincero, mettendoci così anche davanti a noi stessi.
Cosa significa per te mettersi in ascolto di Gesù? Ci sono momenti della tua vita in cui l’ascolto di qualcuno ti ha aperto il cuore e ti ha fatto capire qualcosa che non ti era chiaro? Ti metti in ascolto degli altri o pensi di potercela fare sempre da solo?

Senso: OLFATTO

Giovanni 12, 1-8
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».

Per pensare:
Il profumo della libertà si oppone al puzzo della falsità. Il profumo della purezza si oppone al puzzo della corruzione. Il profumo della fede si oppone al puzzo del moralismo. Maria, sorella di Lazzaro, ama Gesù, lo riconosce nella propria vita, si prende cura di Lui perché sa che Lui è il Signore e si prende cura di lei. Lo pone al centro. Gli offre il suo cuore attraverso il profumo del nardo. Il profumo entra dentro, in modo delicato, invisibile ma con decisione. Giuda non riesce a “profumare”, non ha con Gesù un rapporto vero, sincero che gli permetta di essere invaso dal profumo della libertà, dell’amore.
Quali odori ti rimandano alle tue relazioni? Qual è il profumo della libertà nei rapporti? Come Giuda, anche tu ti nascondi dietro false verità?

Senso: TATTO

Giovanni 20, 24-29
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Per pensare:
Quante volte ci sentiamo come Tommaso… abbiamo bisogno di una fede che si tocca con mano. Abbiamo bisogno di dimostrazioni. E questo vale anche nei nostri rapporti “se non fai questo non sei mio amico”… Toccare non vuol dire possedere! Il verbo “toccare” ci conduce ad un’intimità vera con qualcuno. Un bacio, un abbraccio, una stretta di mano, sono gratuiti e non dimostrano altro se non un dono che ci viene fatto o che facciamo. È così anche con Gesù: toccarlo significa entrare in relazione profonda con lui, andare oltre le preghiere imparate al catechismo, oltre il rito. Significa costruire un rapporto unico, che è solo nostro e soprattutto è libero, senza pretese, senza costrizioni, basato su una costante ed appassionata ricerca e conoscenza di lui.
Prova a percorrere i momenti in cui ti sei lasciato toccare da qualcuno, quali sensazioni? Quali emozioni ricordi? Che distanza metti tra te e chi ti è vicino? Che grado di “intimità” hai con Dio?

Marco 7, 31-37
Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà» cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Per pensare:
Essere toccati da Gesù è un’esperienza di salvezza. Lasciarsi toccare da Lui significa lasciarlo entrare nella nostra vita e metterlo al centro del nostro cuore. Significa ancora farsi destabilizzare dall’Amore, essere disposti a cambiare per amore a farsi ricostruire di nuovo. Aprire gli orecchi che finora erano chiusi, ascoltare ciò che è il bene per la nostra vita.
Ci sono momenti nella tua vita in cui ti sei sentito toccare da Gesù? Hai fatto esperienza come il sordomuto dell’ “Effatà”?

Giovanni 13, 1-15
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, lì amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?» Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva, per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Per pensare:
Gesù tocca i suoi discepoli mettendosi al loro servizio. Lava ed asciuga i piedi di chi ha vissuto con Lui, l’ha ascoltato, l’ha osservato spesso senza capire pienamente il suo disegno. Vivere con gli altri significa essere dono per gli altri, offrire la propria vita, la propria persona con tutto il suo bagaglio di pregi e di limiti. La condivisione attraverso il servizio è il punto più alto di una relazione.
Hai mai fatto esperienza di servizio? Cosa significa per te “ lavare i piedi” di chi ti è vicino?

h 13*00: pranzo

h15*30: Breve liturgia penitenziale e confessioni
• Dopo la confessione personale, ciascuno può intraprendere un percorso tematico da gustare, sentire, odorare, guardare e toccare.
Ascoltare/sentire; guardare/osservare; …

Canto: Apri le tue braccia

GUIDA: "Quello della misericordia e l'aspetto più bello da contemplare in Dio Padre. Dio perdona, è un Dio di misericordia. Gesù con la sua morte, ci mostra fino a che punto arriva l'amore, la misericordia; la croce ci rivela una misericordia che giustamente non ha limiti, perché accetta di dare tutto. "Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro" (Lc, 6,36). Ecco l'annuncio, la vera novità: anche noi possiamo essere misericordiosi come Dio,
perché fatti a sua immagine e somiglianza. La coscienza della paternità di Dio e l’esperienza della sua misericordia raggiungono il culmine nell'esperienza del perdono accordato al fratello che ha sbagliato. La celebrazione non è un volere annientare noi stessi per le mancanze compiute, ma un offerta totale di tutto ciò che siamo al Padre, in Cristo; rassicuriamo il nostro cuore qualunque cosa esso ci rimproveri".

PRES: Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo
Tutti: Amen
PRES: La grazia, la misericordia e la pace di Dio nostro Padre e di Gesù Cristo nostro Salvatore
sia con tutti voi.
Tutti.: E con il tuo Spirito

Pres: Dio Onnipotente e misericordioso che ci hai riuniti nel nome del tuo Figlio, per incontrare il SUO sguardo di amore e di tenerezza, apri i nostri occhi, tocca il nostro cuore perché ritorniamo a te come veri figli tuoi. Il Tuo amore ricomponga nell'unità. Ciò che la colpa ha disgregato; la Tua potenza guarisca le nostre ferite e sostenga la nostra debolezza; il tuo Spirito rinnovi tutta la nostra vita e ci ridoni la forza della Tua carità, perché risplenda in noi l'immagine del tuo figlio e tutti gli uomini riconoscano nel volto della Chiesa la gioia di Colui che Tu hai mandato, Gesù Cristo nostro Signore.
Tutti.: Amen

dal SALMO 138
Let: Ripetiamo: Scrutami o Dio che conosci il mio cuore e guidami sulla via della vita.

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
2 tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,

3 mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
4 la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.

5 Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
6 Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.

7 Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
8 Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.

9 Se prendo le ali dell'aurora
per abitare all'estremità del mare,
10 anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.

11 Se dico: «Almeno l'oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte»;
12 nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.

13 Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
14 Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.

Canto: Alleluia
Pres: Il Signore sia con voi Tutti: e con il tuo spirito

Pres: Dal Vangelo secondo Matteo Tutti: Gloria a te o Signore

In quel tempo Gesù disse, in verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.
19 In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. 20 Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».
21 Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». 22 E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.

Parola del Signore
Tutti: Lode a te o Cristo
-CONFESSIONI INDIVIDUALI

-PERCORSO “SPAZI DI PENSIERO CONSTRUTTIVO”

-RITI CONCLUSIVI:

Canto: Grande è il Signore

PRES: E ora, con le parole di Cristo Signore, rivolgiamoci a Dio Padre, perché rimetta i nostri peccati e ci liberi da ogni male.
Tutti: Padre Nostro che si nei cieli…..

PRES: Padre, noi crediamo che, in Gesù, tu ci chiami ad essere figli che si fanno condurre dal tuo stesso amore, in ogni circostanza e con ogni persona. Tu sai di che cosa abbiamo veramente bisogno: donaci il Tuo Santo Spirito, perché cresciamo verso la piena maturità del Cristo, Tuo Figlio. Egli è Dio e vive e regna con Te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
Tutti: Amen

BENEDIZIONE FINALE
Canto finale

h 18*00: giochi e relax


h 20*00: cena

h 21*45: processione ed Adorazione Eucaristica:
I giovanissimi si ritrovano davanti la chiesa e formano una catena umana che costeggia tutto il percorso che dovrà fare il sacerdote con il Santissimo accompagnato da due ragazzi con la candela, fino ad arrivare alla tenda dell’adorazione opportunamente preparata per accogliere Gesù Eucarestia.
La preparazione dell’ambiente della preghiera avrà una notevole importanza, è bene quindi preparare con cura luci, candele e paramenti.
Man mano che il santissimo passa davanti ai Gissimi schierati, questi si accodano ad esso fino ad arrivare all’altare…il tutto si svolge in atmosfera di raccoglimento intonando un canto di lode.
Prima di sedersi i Gissimi lasciano la loro candela in un braciere posto sotto l’altare.

Sac: Ciascuno di noi trova la sua unità interiore nell’amare Dio e i fratelli con tutto se stesso.
Gesù ci indica la strada: Lui che nella sua vita ha davvero amato con tutto il cuore, l’anima, la mente e le forze, fino al dono totale di sé sulla croce.
Ora possiamo contemplare questo amore e gustare la presenza di Gesù riconoscendolo vivo nell’Eucaristia.

Canone:

Sac: Dal Vangelo secondo Luca (Lc 8,22-25)
E avvenne che, uno di quei giorni, Gesù salì su una barca con i suoi discepoli e disse loro: "Passiamo all'altra riva del lago". E presero il largo. 23Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Una tempesta di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo. 24Si accostarono a lui e lo svegliarono dicendo: "Maestro, maestro, siamo perduti!". Ed egli, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta: si calmarono e ci fu bonaccia. 25Allora disse loro: "Dov'è la vostra fede?". Essi, impauriti e stupiti, dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, che comanda anche ai venti e all'acqua, e gli obbediscono?".
Silenzio
L1: <<E avvenne che, uno di quei giorni, Gesù salì su una barca con i suoi discepoli e disse loro: "Passiamo all'altra riva del lago". E presero il largo. >>
L2: rendimi capace, o Signore, di riconoscere e di accogliere il progetto d’amore che hai per me. Fa che anche io possa accettare il tuo invito a salire sulla barca della fede, della speranza e della carità, prendendo il largo con te, nel viaggio della mia vita.
Silenzio e canone
L1: <<23Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Una tempesta di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo>>
L2: Signore, tu che per primo mi hai amato, ed in virtù di questo amore purissimo mi lasci libero di agire, di pensare, di ricambiare, esponendoti così anche al mio rifiuto.
Fa che il vento della tentazione non porti il mio cuore lontano da te, aiutami a riempire la mia barca di amore e di opere buone, per non cadere affondo nelle acque del peccato.
Silenzio e canone
L1: <<24Si accostarono a lui e lo svegliarono dicendo: "Maestro, maestro, siamo perduti!".>>
L2: Donami la forza, o Signore, di rivolgermi a te sempre, specialmente nei momenti difficili, nei giorni della vita in cui il buio sembra oscurare ogni speranza. Tu sei il Padre Buono che cammina sempre accanto a me, anche quando io faccio di tutto per ignorarti, illudendomi di bastare a me stesso.
Silenzio e canone
L1: << Ed egli, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta: si calmarono e ci fu bonaccia.>>
L2: Tu sei la vera luce che dona pace alla mia vita, o Signore! Rendi il mio cuore docile al soffio del tuo amore: con te vicino le tentazioni si allontanano lasciando posto ai buoni propositi, il peccato scompare lasciando il posto all’amore, la disperazione si dissolve e resta la speranza!
Silenzio e canone
L1: 25Allora disse loro: "Dov'è la vostra fede?". Essi, intimoriti e stupiti, dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, che comanda anche ai venti e all'acqua, e gli obbediscono?".
L2: Donami la grazia di alimentare ogni giorno la mia relazione d’amore con te, o Signore!
Fa che io possa “allenare” la mia fede incontrandoti, nella preghiera, nelle Sacre Scritture, nei Sacramenti, nella buona parola di un genitore, nell’abbraccio di un amico, nel sorriso di un anziano, nella gioia di un bambino …
… ma aiutami anche a scorgere il tuo volto nel corpo sofferente di un ammalato, nel pianto di una madre che cura il figlio drogato, nel grido di dolore di milioni di persone che periscono sotto i colpi dell’ingiustizia e della povertà … così che anche io possa essere come tu mi vuoi, come tu sei: AMORE PURO CHE SI DONA!!!
Silenzio e canone

Sac: Preghiamo insieme a cori alterni (maschi femmine) questa preghiera di Sant Tommaso d’Aquino

Donami, o Signore,
un cuore vigile
che nessun pensiero facile
allontani da Te,

un cuore limpido
che nessun attaccamento ambiguo degradi,

un cuore retto che nessun intenzione equivoca possa sviare,

un cuore fermo
che resista ad ogni avversità,

un cuore libero
che nessuna violenza possa soggiogare.

Concedimi,
Signore mio Dio,
un’intelligenza che ti conosca,

una volontà che ti cerchi,
una sapienza che ti trovi,

una vita che ti piaccia,
una perseveranza che ti attenda con fiducia.
(San Tommaso d’Aquino)

Breve Riflessione del Sacerdote

Il Sacerdote intona il “ Tantum ergo” e tutti cantano insieme.

Tantum ergo
Tantum ergo sacramentum / veneremur cernui /
et antiquum documentum / novo cedat ritui. /
Praestet fides supplementum / sensuum defectui.
Genitori genitoque / laus et jubilatio /
salus, honor, virtus quoque / sit benedictio. /
Procedenti ab utroque / compar sit laudatio. / Amen.

« 1. Un così grande sacramento veneriamo, dunque, chini e il vecchio rito trovi compimento nel nuovo. Presti la fede supplemento all'insufficienza dei sensi.
2. Al Genitore (il Padre) ed al Generato (il Figlio) sia lode e giubilo, acclamazione, onore, virtù e benedizione. A Colui che procede da entrambi (lo Spirito Santo), sia rivolta pari lode. Amen. »


Ciascuno ripete le invocazioni del Sacerdote:

Preghiera:

Dio sia benedetto.
Benedetto il Suo Santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero
Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù
Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo sacramento
dell'altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, MariaSantissima.
Benedetta la sua Santa ed Immacolata
Concezione
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il nome di Maria, Vergine e
Madre.
Benedetto San Giuseppe suo castissimo
sposo.
Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi
Santi.

Canto di Ringraziamento:
Il sacerdote sul canto prende l’Ostensorio, ed accompagnato dalle due lucerne e dai giovanissimi (in fila processionale a due a due), ripone il Santissimo nel Tabernacolo della Chiesa,
impartendo sul Sagrato la Benedizione Eucaristica.

Sabato 31 Luglio – IL MONDO-

Icona Biblica: (1 Pt 1,13-16)

Obbiettivi: Il mondo è contemporaneamente la piccola parte della società in cui siamo immersi e per la quale siamo chiamati a spenderci, ma anche tutta quella parte del pianeta che non consideriamo come “nostra”. La giornata vuole offrire uno spazio di approfondimento e di riflessione su questi due aspetti, partendo da due interrogativi di fondo:
- Come leggo e interpreto il mondo che mi circonda?
- Quali strumenti ho per allargare il mio sguardo sul mondo?

h 08*30: Lodi


h 09*00: colazione

h 10*00: inizio attività
Obiettivo di questa attività è aiutare i giovanissimi a riflettere sulle proprie risorse e talenti personali, sulla bellezza che ciascuno ha dentro di sé! Tutti siamo stati creati da un “pensiero” d’Amore del Signore, per Lui “ognuno è Qualcuno”! Questi doni che ciascuno ha ricevuto, è chiamato innanzitutto a riconoscerli e a condividerli con gli altri! Aprendo anche gli occhi verso luoghi e situazioni di bisogno a volte nascoste nell’ombra.
Il “mondo” ha bisogno del contributo di tutti!!!!

Sfrutteremo la metafora del COLORE come fenomeno fisico ma soprattutto per aiutarci a visualizzare possibili aspetti o caratteristiche specifiche di ciascuno… la nostra Luce (vedi Matteo 5, 14) diventa visibile anche col nostro “colore”, cioè nella nostra identità, nelle nostre caratteristiche di uomini e donne in relazione!

Ponendo la domanda: “Cosa senti di poter offrire al mondo/cosa senti di poter donare al mondo”?
Ciascuno troverà su di un “grande muro” una serie di parole che rappresentano immagini di svariate cose: ognuno in base al proprio status attuale può scegliere le 2 (1° scelta e 2° scelta) che più si confanno alla propria persona.

Ogni parola è collegata alla caratteristica associata ad uno specifico colore.
In base alla prima parola scelta ciascuno verrà accostato al colore corrispondente, formando così i vari sottogruppi.
(NB: se i gruppi non saranno omogenei o se ci saranno gruppi vuoti si farà ricorso alla 2° scelta)…
Rosso, giallo, viola, arancione, verde, blu, bianco, nero.

In sottogruppo i giovanissimi dopo aver motivato la propria preferenza, rifletteranno sulle caratteristiche personali comuni di coloro che hanno scelto lo stesso colore, evidenziandone le sfumature differenti e le differenti “tonalità”.
Tutti sono chiamati a “presentare” le proprie caratteristiche interiori, puntando lo sguardo su ciò che di bello si ha da offrire, per colorare il mondo che ha bisogno di tutte le tonalità!

-Posso fare qualcosa per migliorare il mondo e coloro che lo abitano? Lo voglio? Ne vale la pena? Cosa posso donare agli altri? Dove? Come? Ho bisogno degli altri “colori”?

-Alla fine ciascun gruppo cercherà di trovare una (al massimo tre) “caratteristica concreta e bella” che caratterizza le persone del medesimo colore, presentandola poi a tutti, ponendola idealmente nella città “in bianco e nero” rappresentata in sala, la quale alla fine delle presentazioni si colorerà “magicamente” come il vestito di ArlecchinO!!!

h 13*00: pranzo

h 15*30:
Vengono proposti ai giovanissimi tre “ambiti” di vita quotidiana, nei quali ciascuno può impiegare, sviluppare e far crescere i propri talenti e risorse personali.
Ognuno può scegliere l’ambito (uno solo) che preferisce approfondire, con l’aiuto di alcuni amici che porteranno anche la loro esperienza di vita inserita nell’area tematica in questione.


- AFFETTI (la famiglia, l’affettività, genitori-figli, fidanzati)
“…maschio e femmina li creò.” (Gn 1,27)
Affidato a: -Barbara e Mariano-
- FUTURO (la scuola, l’università, il lavoro)
“…cresceva in sapienza, età e grazia…” (Lc 2,51)
Affidato a: -Giulio-
- UTILITA’ (il vasto mondo del servizio)
…”Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.” (Mt 10,8)
Affidato a: -Rinaldo-

h 17*30: Vespro

h:18*00: giochi e relax

h 20*00: cena

h 21*30: festa internazionale

Domenica 01 Agosto

La giornata sarà incentrata sulla Celebrazione Eucaristica!
La Domenica è “Giorno del Signore” nel quale Cristo ha vinto la morte donandoci la vita eterna, sconfiggendo il peccato! La Domenica è centro e pilastro del nostro vivere la comunità, è nutrimento principale del nostro rapporto con Dio, è fonte di gioia, fortezza e speranza per portare al mondo intero la buona novella del Vangelo!

h 08*30: colazione

h 09*15: Lodi e Santa Messa

h 10*30: Pulizia Casa e preparazione bagagli

h11*30: Aperitiv