28 aprile 2006 ore 01.17
Con il cuore e con le mani! - Momento di preghiera per Giovanissimi (25.03.06)
28 aprile 2006
ore 01.17
ore 01.17
Con il cuore e con le mani Giovanissimi di AC
Momento di preghiera per giovanissimi, sabato 25 marzo 2006, Offida
Il corpo è…comunicare con l’altro! Effatha, apriti!
(questo primo momento va vissuto con gli occhi chiusi)
Preghiera
Signore,
vorrei condividere con te
il mio bisogno di amare.
Sento il bisogno di essere amato,
voluto e stimato per quello che sono:
per la mia storia, i miei doni,
le mie ferite, i miei desideri.
Ho bisogno di qualcuno che mi ami per primo,
senza interesse, gratuitamente.
E sento anche il bisogno di condividere
Quello che sono con gli altri,
di appartenere a qualcuno.
Tu conosci la profondità di questo desiderio.
Ti ho scelto come signore della mia vita:
fammi da guida con la tua Parola e il tuo Spirito
sulla strada dell’amore.
dal Vangelo di Marco 7, 32-37
E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E, portandolo in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effathà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Il Vangelo incontra la Vita
In questo brano sono molte le somiglianze con la creazione: un uomo sordo e muto, dunque impossibilitato ad ascoltare ed accogliere ciò che è fuori da lui, ma anche incapace di esprimersi, di definire e buttare fuori attraverso la parola la propria interiorità, viene condotto da Gesù. Quasi con i gesti della creazione (le dita nelle orecchie e la saliva nella lingua) Gesù fa nuovo quest'uomo, di più, col sospiro gli dona lo Spirito che anima il corpo, lo guarisce, lo fa nuovo. Il corpo senz’anima è argilla, è statua vuota e fredda. "Effatha" è il comando che da Gesù: 1'apertura al mondo e alla vita, ad una vita rinnovata nello Spirito, più piena perché capace di ascoltare e di parlare, è un comando rivolto non solo a orecchie e lingua ma a tutta la persona che adesso può davvero entrare in comunicazione e comunione con l'altro. "Ha fatto bene ogni cosa": dà vita, guarisce, sana, libera... è davvero cosa molto buona 1'opera di Dio sulla nostra persona, l’opera di Dio su tutta la creazione.
Gesto: Sguardo.
Verrà passata una bacinella con dell’acqua. Ognuno si bagnerà il dito con l’acqua e lo passerà delicatamente sugli occhi della persona vicina. È il segno di uno sguardo nuovo, aperto al mondo ed alla vita.
Il corpo è… libertà!
dal Vangelo di Luca 7, 36-50
Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e stando dietro, presso i suoi piedi, piangendo cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. A quella vista, il fariseo che l’aveva invitato pensò tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice». Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, di’ pure». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui, che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
Il Vangelo incontra la vita
Il fariseo ha commesso l’imprudenza di invitare Gesù a pranzo! Gesù non è un ospite accomodante. Tutte le volte che è stato invitato a mangiare dai farisei ha mandato il cibo di traverso a quanti lo avevano ospitato. Il racconto si sviluppa in una escalation di tensione. Gli ospiti sono già sdraiati sui divani attorno al tavolo, quando entra “una di quelle”. La casa del fariseo viene “insozzata” dalla presenza della nota “peccatrice della città”. Costei, entrata nella stanza si mette dietro a Gesù “bagnandone con le lacrime i piedi”. Come se la scena non fosse già abbastanza imbarazzante, l’evangelista aggiunge una pennellata a luci rosse: i capelli; considerati un’arma irresistibile e dalla forte carica erotica, al tempo era proibito mostrarli. E questa prostituta non solo esibisce impunemente i capelli, ma li usa per asciugare i piedi di Gesù dopo averli profumati e con la bocca non smette di baciarli. E Gesù? Niente. Nessuna reazione. Perché? Nell’episodio si scontrano due visioni: quella del fariseo, abituato a giudicare in base ai parametri religiosi e quella di Gesù, manifestazione visibile dell’amore del Padre che non è venuto per giudicare ma per “cercare e salvare ciò che era perduto”. Al fariseo che non vede una donna ma una peccatrice, Gesù corregge lo sguardo: “Vedi questa donna?” Quello che agli occhi del religioso è una trasgressione della morale e un incitamento al peccato, per Gesù non è altro che una riconoscente manifestazione di fede (“la tua fede ti ha salvata”). Gesù vede la vita là dove sembra peccato. La donna ha espresso riconoscenza a Gesù nell’unico modo di cui era capace, usando il suo corpo (capelli, bocca, mani esperte nel “toccare”) liberamente, senza scopi secondari e senza il timore del giudizio degli altri. Il suo gesto coraggioso non riesce però a liberare le coscienze altrui. Solo Gesù la guarda con occhi liberi dal pregiudizio e con l’umiltà di riconoscersi uguale a lei. È la verità che rende liberi.
Preghiera
Se avremo il coraggio dell’autenticità
Quando falsità e compromesso sono più comodi
La verità ci renderà liberi.
Se costruiremo la giovinezza nel rispetto della vita
E nell’attenzione all’uomo
Daremo testimonianza di amore.
Se in una società deturpata dall’odio e dalla violenza
Sapremo accogliere tutti
Saremo costruttori di pace.
Se sapremo rimboccarci le maniche davanti al male e al dolore
Saremo come Maria presenza amica che si dona gratuitamente.
Se avremo il coraggio di dire
In famiglia, nella scuola, tra gli amici,
che Cristo è la certezza
allora noi saremo sale della terra.
Gesto: Abbraccio.
Ognuno abbraccerà (nel tempo e nel modo che vuole) la persona vicina. In un abbraccio forte e sincero passa tutta la libertà del nostro corpo e della nostra mente. Se qualcuno lo volesse può andare ad abbracciare la persona a cui vuole comunicare qualcosa in particolare…
Il corpo è…dono!
dal Vangelo di Giovanni 15, 9-17
Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.
Il Vangelo incontra la vita
Il linguaggio del dono, della tenerezza, dell’accoglienza, del sacrificio e della privazione se necessari, diventano familiari a chi riconosce nella propria finitezza un punto di forza che porta all’incontro con l’altro-Altro. Ecco allora che si trova il senso della vita e si genera vita ogni volta che si spendono al meglio i propri talenti, che con il servizio ci si mette a disposizione, che si fa respirare del Suo Respiro tutta la persona e quelle accanto. Il dono più grande che possiamo fare all’altro non è un dono fisico, non è dono del corpo ma della propria vita. Un dono totale, gratuito, sincero che mette l’altro al primo posto e cancella qualsiasi obiettivo (anche inconscio) di un ritorno personale.
Preghiera
Padre, tu mi chiami ad amare
Secondo la misura di Gesù.
Rendimi consapevole dell’amore
Con cui tu lo ami
E con cui ami anche me e gli altri miei fratelli.
Dando la sua vita ci hai liberato dall’inimicizia,
dalla chiusura del peccato, dalla solitudine,
perché tra te e noi, e tra noi,
corresse la vita piena.
Aiutami ad amare, passo passo,
come lui ha amato noi;
plasma il mio cuore fino all’amore
più grande del dare la vita.
E se guardando al tuo Figlio
Si genera in me l’impressione di non farcela;
se la tua “presenza assente”
aumenta la mia solitudine bisognosa di certezze;
se la mia storia ha accumulato
sentimenti di paura,
rivalità, risentimento,
desiderio di primeggiare,
incapacità di amare in modo trasparente;
se, infine, aspetto come un miracolo dal cielo
un Amore autentico,
che arrivi senza impeto e lacrime…
il tuo Spirito mi ricordi la tua fiducia
e il tuo “per primo”,
che mi autorizzano a sperare
e a camminare oltre le mie cadute:
“Non voi avete scelto me…ma io voi”.
Gesto: Coccarda.
Ognuno attaccherà sulla persona vicina una coccarda: il regalo più grande che possiamo desiderare è l’altro e il dono più grande che possiamo offrire siamo noi stessi!
“Spazio personale”
Preghiera Conclusiva
Si possono percorrere milioni di chilometri in una sola vita
Senza mai scalfire la superficie dei luoghi
né imparare nulla dalle genti appena sfiorate.
Il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltare
Chiunque abbia una storia da raccontare.
Camminando si apprende la vita
Camminando si conoscono le cose
Camminando si sanano le ferite del giorno prima.
Cammina guardando una stella
Ascoltando una voce
Seguendo le orme di altri passi.
Cammina cercando la vita
Curando le ferite lasciate dai dolori.
Niente può cancellare il ricordo del cammino percorso.
Per scaricare il testo in veste grafica clicca su download
Momento di preghiera per giovanissimi, sabato 25 marzo 2006, Offida
Il corpo è…comunicare con l’altro! Effatha, apriti!
(questo primo momento va vissuto con gli occhi chiusi)
Preghiera
Signore,
vorrei condividere con te
il mio bisogno di amare.
Sento il bisogno di essere amato,
voluto e stimato per quello che sono:
per la mia storia, i miei doni,
le mie ferite, i miei desideri.
Ho bisogno di qualcuno che mi ami per primo,
senza interesse, gratuitamente.
E sento anche il bisogno di condividere
Quello che sono con gli altri,
di appartenere a qualcuno.
Tu conosci la profondità di questo desiderio.
Ti ho scelto come signore della mia vita:
fammi da guida con la tua Parola e il tuo Spirito
sulla strada dell’amore.
dal Vangelo di Marco 7, 32-37
E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E, portandolo in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effathà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Il Vangelo incontra la Vita
In questo brano sono molte le somiglianze con la creazione: un uomo sordo e muto, dunque impossibilitato ad ascoltare ed accogliere ciò che è fuori da lui, ma anche incapace di esprimersi, di definire e buttare fuori attraverso la parola la propria interiorità, viene condotto da Gesù. Quasi con i gesti della creazione (le dita nelle orecchie e la saliva nella lingua) Gesù fa nuovo quest'uomo, di più, col sospiro gli dona lo Spirito che anima il corpo, lo guarisce, lo fa nuovo. Il corpo senz’anima è argilla, è statua vuota e fredda. "Effatha" è il comando che da Gesù: 1'apertura al mondo e alla vita, ad una vita rinnovata nello Spirito, più piena perché capace di ascoltare e di parlare, è un comando rivolto non solo a orecchie e lingua ma a tutta la persona che adesso può davvero entrare in comunicazione e comunione con l'altro. "Ha fatto bene ogni cosa": dà vita, guarisce, sana, libera... è davvero cosa molto buona 1'opera di Dio sulla nostra persona, l’opera di Dio su tutta la creazione.
Gesto: Sguardo.
Verrà passata una bacinella con dell’acqua. Ognuno si bagnerà il dito con l’acqua e lo passerà delicatamente sugli occhi della persona vicina. È il segno di uno sguardo nuovo, aperto al mondo ed alla vita.
Il corpo è… libertà!
dal Vangelo di Luca 7, 36-50
Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e stando dietro, presso i suoi piedi, piangendo cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. A quella vista, il fariseo che l’aveva invitato pensò tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice». Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, di’ pure». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui, che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
Il Vangelo incontra la vita
Il fariseo ha commesso l’imprudenza di invitare Gesù a pranzo! Gesù non è un ospite accomodante. Tutte le volte che è stato invitato a mangiare dai farisei ha mandato il cibo di traverso a quanti lo avevano ospitato. Il racconto si sviluppa in una escalation di tensione. Gli ospiti sono già sdraiati sui divani attorno al tavolo, quando entra “una di quelle”. La casa del fariseo viene “insozzata” dalla presenza della nota “peccatrice della città”. Costei, entrata nella stanza si mette dietro a Gesù “bagnandone con le lacrime i piedi”. Come se la scena non fosse già abbastanza imbarazzante, l’evangelista aggiunge una pennellata a luci rosse: i capelli; considerati un’arma irresistibile e dalla forte carica erotica, al tempo era proibito mostrarli. E questa prostituta non solo esibisce impunemente i capelli, ma li usa per asciugare i piedi di Gesù dopo averli profumati e con la bocca non smette di baciarli. E Gesù? Niente. Nessuna reazione. Perché? Nell’episodio si scontrano due visioni: quella del fariseo, abituato a giudicare in base ai parametri religiosi e quella di Gesù, manifestazione visibile dell’amore del Padre che non è venuto per giudicare ma per “cercare e salvare ciò che era perduto”. Al fariseo che non vede una donna ma una peccatrice, Gesù corregge lo sguardo: “Vedi questa donna?” Quello che agli occhi del religioso è una trasgressione della morale e un incitamento al peccato, per Gesù non è altro che una riconoscente manifestazione di fede (“la tua fede ti ha salvata”). Gesù vede la vita là dove sembra peccato. La donna ha espresso riconoscenza a Gesù nell’unico modo di cui era capace, usando il suo corpo (capelli, bocca, mani esperte nel “toccare”) liberamente, senza scopi secondari e senza il timore del giudizio degli altri. Il suo gesto coraggioso non riesce però a liberare le coscienze altrui. Solo Gesù la guarda con occhi liberi dal pregiudizio e con l’umiltà di riconoscersi uguale a lei. È la verità che rende liberi.
Preghiera
Se avremo il coraggio dell’autenticità
Quando falsità e compromesso sono più comodi
La verità ci renderà liberi.
Se costruiremo la giovinezza nel rispetto della vita
E nell’attenzione all’uomo
Daremo testimonianza di amore.
Se in una società deturpata dall’odio e dalla violenza
Sapremo accogliere tutti
Saremo costruttori di pace.
Se sapremo rimboccarci le maniche davanti al male e al dolore
Saremo come Maria presenza amica che si dona gratuitamente.
Se avremo il coraggio di dire
In famiglia, nella scuola, tra gli amici,
che Cristo è la certezza
allora noi saremo sale della terra.
Gesto: Abbraccio.
Ognuno abbraccerà (nel tempo e nel modo che vuole) la persona vicina. In un abbraccio forte e sincero passa tutta la libertà del nostro corpo e della nostra mente. Se qualcuno lo volesse può andare ad abbracciare la persona a cui vuole comunicare qualcosa in particolare…
Il corpo è…dono!
dal Vangelo di Giovanni 15, 9-17
Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.
Il Vangelo incontra la vita
Il linguaggio del dono, della tenerezza, dell’accoglienza, del sacrificio e della privazione se necessari, diventano familiari a chi riconosce nella propria finitezza un punto di forza che porta all’incontro con l’altro-Altro. Ecco allora che si trova il senso della vita e si genera vita ogni volta che si spendono al meglio i propri talenti, che con il servizio ci si mette a disposizione, che si fa respirare del Suo Respiro tutta la persona e quelle accanto. Il dono più grande che possiamo fare all’altro non è un dono fisico, non è dono del corpo ma della propria vita. Un dono totale, gratuito, sincero che mette l’altro al primo posto e cancella qualsiasi obiettivo (anche inconscio) di un ritorno personale.
Preghiera
Padre, tu mi chiami ad amare
Secondo la misura di Gesù.
Rendimi consapevole dell’amore
Con cui tu lo ami
E con cui ami anche me e gli altri miei fratelli.
Dando la sua vita ci hai liberato dall’inimicizia,
dalla chiusura del peccato, dalla solitudine,
perché tra te e noi, e tra noi,
corresse la vita piena.
Aiutami ad amare, passo passo,
come lui ha amato noi;
plasma il mio cuore fino all’amore
più grande del dare la vita.
E se guardando al tuo Figlio
Si genera in me l’impressione di non farcela;
se la tua “presenza assente”
aumenta la mia solitudine bisognosa di certezze;
se la mia storia ha accumulato
sentimenti di paura,
rivalità, risentimento,
desiderio di primeggiare,
incapacità di amare in modo trasparente;
se, infine, aspetto come un miracolo dal cielo
un Amore autentico,
che arrivi senza impeto e lacrime…
il tuo Spirito mi ricordi la tua fiducia
e il tuo “per primo”,
che mi autorizzano a sperare
e a camminare oltre le mie cadute:
“Non voi avete scelto me…ma io voi”.
Gesto: Coccarda.
Ognuno attaccherà sulla persona vicina una coccarda: il regalo più grande che possiamo desiderare è l’altro e il dono più grande che possiamo offrire siamo noi stessi!
“Spazio personale”
Preghiera Conclusiva
Si possono percorrere milioni di chilometri in una sola vita
Senza mai scalfire la superficie dei luoghi
né imparare nulla dalle genti appena sfiorate.
Il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltare
Chiunque abbia una storia da raccontare.
Camminando si apprende la vita
Camminando si conoscono le cose
Camminando si sanano le ferite del giorno prima.
Cammina guardando una stella
Ascoltando una voce
Seguendo le orme di altri passi.
Cammina cercando la vita
Curando le ferite lasciate dai dolori.
Niente può cancellare il ricordo del cammino percorso.
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