28 giugno 2010 ore 16.37
DIPPIU' - Campo diocesano ACR 3 media
28 giugno 2010
ore 16.37
- Liberamente tratto dal Campo proposto dall'Azione Cattolica per i Giovanissimi nel 2010 - clicca su download a fine testo per scaricare il fascicolo in veste grafica Perché questo camposcuola? In tutti gli ambiti della vita delle persone, delle comunità, dei Paesi, gli interventi straordinari si fanno in occasioni straordinarie. Ebbene, nell’immediato futuro dei nostri ragazzi del passaggio c’e un evento assolutamente speciale, anzi: “C’è di più”! “C’e di più. Diventiamo grandi insieme!” è il titolo dell’incontro-festa nazionale che il 30 ottobre 2010 coinvolgerà, oltre ai giovanissimi, anche tutti i ragazzi dell’ACR! Si tratta di una giornata in cui tutta l’associazione ridice il suo impegno per le nuove generazioni, una testimonianza all’inizio del decennio che la Chiesa Italiana dedica all’educazione e un segno concreto che richiama la responsabilità della “trasmissione della vita ai piu giovani”. Per la prima volta insieme, queste due fasce d’età incontreranno il papa Benedetto XVI nella cornice di Piazza San Pietro e successivamente vivranno distinti momenti di festa, i giovanissimi a Piazza del Popolo, gli Acierrini a Villa Borghese. Non è forse questa un’occasione speciale? Questo camposcuola è stato pensato espressamente per prepararci ad un evento così grande rendendo straordinaria anche l’estate alle porte! Nel dettaglio In quanto cammino preparatorio, il campo è il momento principale in cui i ragazzi di terza media entreranno in contatto con le grandi tematiche alla base di “C’è di più. Diventiamo grandi insieme!”. Tutto il percorso, giorno per giorno, tenderà quindi a far capire ai ragazzi del passaggio il “di più” presente quotidianamente nelle loro vite: l’incontro con il Signore Gesù che pervade tutti i momenti, le relazioni e gli impegni di ogni cristiano. Sara la categoria dell’Amore a declinare all’interno della vita del ragazzo del passaggio questa tematica così grande: in particolare l’Amore per l’altro, il vicino, attraverso la cura per le amicizie e gli affetti, e l’Amore per il mondo, come responsabilità di ciascuno per il bene comune. Idea di fondo La vita è meravigliosa. La famiglia, gli amici, lo sport, il motorino, internet con i social network, e ancora i primi amori, la musica, vestire alla moda, fare festa: tutto ciò merita di essere vissuto, dà colore ad ogni giornata e dice qualcosa di ogni ragazzo del passaggio. Eppure tutte queste cose non bastano, rischiano di essere come mattoni l’uno diverso dall’altro e privi di collante: così diventa impossibile costruire qualcosa di solido. È la presenza di Dio, nell’incontro con Gesù Cristo, che dà senso alla vita e le fa scoprire il “di più” che racchiude in sé! L’obiettivo dell’incontro nazionale “C’è di più. Diventiamo grandi insieme!” è l’impegno per ciascuno a crescere insieme a Gesù e con gli altri, nella direzione della santità. Anche la data non è stata scelta a caso: l’incontro si svolgerà a ridosso della solennità di Tutti i Santi, per richiamare in maniera forte quell’orizzonte alto della vita cristiana che è la santità, l’impegno di sempre per l’Azione Cattolica. Una guida speciale È proprio la figura di un santo a guidarci nel percorso di questo campo. Giovanni di Pietro Bernardone è un nome che forse a qualcuno non dice molto. Eppure è una delle figure più conosciute e amate in tutto il mondo: Francesco d’Assisi, patrono d’Italia e dell’Azione Cattolica. Egli ha ricercato con tutte le sue forze il “di più” della sua vita, poiché nulla (le ricchezze, le amicizie, le feste, l’esperienza militare) lo aveva fatto sentire completo, realizzato. Solo l’incontro con Gesù nella chiesa di San Damiano lo mette sulla via della vera vocazione e gli indica il senso della sua vita. Proprio con la visione di uno spezzone del film Francesco (1989) di Liliana Cavani chiuderemo tutte le nostre giornate. Primo giorno – C’è di più nella Comunità Obiettivo Il ragazzo di terza media è invitato a leggere il suo percorso nella comunità cristiana, nella Chiesa. Cogliendo che l’oggi che vive è frutto dei tanti ieri che formano il suo cammino/storia, il intuisce che la prosecuzione del suo percorso lo porterà ad essere ciò che il Signore sogna per lui. In altre parole, il percorso personale racconta i segni dei doni che il Signore affida a ciascuno di noi. La Chiesa si fonda su tutti questi doni, tutti indispensabili. Scopo della giornata è rendere maggiormente consapevoli i ragazzi del passaggio che anch’essi, assieme agli altri fedeli, fanno parte della Chiesa, la quale non si limita all’edificio o alle persone che prestano un servizio in parrocchia, ma comprende una dimensione più vasta. Scoprono inoltre che c’è un “di più”: possono infatti mettere i loro carismi al servizio della comunità. Possono cioè avere un posto nella Chiesa, mettendosi in gioco, spendendo i loro talenti nei vari ambienti di vita, testimoniando il loro essere cristiani sempre, in ogni luogo e tempo in cui essi vivono. Aggancio con la storia di Francesco: “Francesco, va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”. POMERIGGIO Scopo I ragazzi saranno invitati a realizzare quale posto “occupano” nella comunità. Si cercherà poi di renderli consapevoli sulla portata di responsabilità che comporta l’essere inseriti in una comunità cristiana; saranno chiamati quindi ad essere vere e proprie “pietre vive”, un edificio, una casa che conta sull’impegno di ognuno, secondo le proprie possibilità, secondo i propri talenti. Ecco allora che, in questo senso, si verificherà la propria capacità e volontà di mettere a disposizione i doni ricevuti. Lo sguardo sarà poi rivolto anche ad un percorso che continua e quindi i ragazzi saranno invitati a “guardare oltre”, alle scelte che potranno fare e ai diversi servizi che potranno avere in futuro nella comunità. Ognuno ha carismi diversi, che deve sfruttare per poter realizzare il progetto che Dio ha su di lui, poiché Egli chiama tutti, ma in modo diverso. Attività: “La mia strada…” (tempo complessivo: 1 ora, dalle 15,30 alle 16,45) a) All’inizio dell’attività i ragazzi del passsaggio troveranno all’esterno una sorta di città des artistes: una piccola Monmartre! La casa sarà tappezzata di tele pronte ad essere dipinte e su un tavolo ci saranno tempere, pennelli, bombolette spray e “materiale artistico” vario... La prima parte del pomeriggio si svolgerà così senza sottogruppi, senza educatori, un po’ fuori dalle nostre abitudini. Ai ragazzi verrà dunque solo detto 1- di prendere possesso ciascuno di una tela 2- di rappresentare quanto la tela richiede loro 3- di recarsi nel proprio sottogruppo non appena l’opera sarà finita. È fondamentale che questo momento sia molto free, con una musica di sottofondo possibilmente creativa. Su ciascuna tela sarà scritta la consegna: “disegna su questa tela una strada che rappresenti la tua storia, il tuo percorso, come ragazzo e come cristiano: evidenzia la partenza, le tappe, le scelte più importanti che ti hanno portato ad essere ciò che sei e dove sei”. Rappresenteranno ad esempio il punto di partenza con la nascita, a cui segue magari il Battesimo mentre le tappe significative del percorso potrebbero essere rappresentate dalla Prima Comunione, dalla scelta della scuola superiore, dalle amicizie e dalle attività svolte nel tempo libero… In questo modo emergerà il percorso di vita e di fede che ha portato ciascun ragazzo di terza media ad essere come è. L’obiettivo è quello di far prendere consapevolezza ai ragazzi del passaggio che il loro percorso di vita ha un’origine precisa, un senso profondo, e che è diretto verso una certa destinazione anche in base alle scelte compiute fino a quel momento. b) Il passo successivo (in gruppo) è quello di provocare i ragazzi nella condivisione percorso rappresentato, specie sulla destinazione: • Dove sto andando? • Dove sono indirizzato? • Dove sono chiamato ad essere? • Il mio percorso ha un punto di arrivo ben definito oppure la meta non è ancora chiara? La ricerca dei propri doni e la scoperta del sogno di Dio per la mia vita mi aiuterà a far luce sul mio domani. Attività: “Il mio posto nella Chiesa” (tempo: 1 ora, dalle 17 alle 18,30) a) Vengono proposte ai ragazzi (in sottogruppo) le immagini dell’esterno e dell’interno di una chiesa (intesa come edificio, sia a livello strutturale, sia per quel che riguarda oggetti sacri, paramenti, ecc.). Partiamo dal presupposto che i ragazzi del passaggio per comunità di fedeli intendono solitamente la comunità parrocchiale, cioè l’insieme di persone che hanno un posto e un ruolo ben preciso, e in essa sono stati immessi attraverso il sacramento del Battesimo. Sotto la guida dell’educatore si chiede ai ragazzi di associare delle figure ad ogni pezzo della Chiesa, per esempio l’altare si può associare al sacerdote; l’organo al coro, che rende più bella la liturgia col suo canto; l’ambone ai lettori che proclamano la Parola; il muro al consiglio pastorale, che sostiene il sacerdote nel curare la pastorale; le scalinate agli educatori e catechisti, che aiutano i più piccoli a fare un percorso di crescita verso Gesù. A questi si possono aggiungere molti altri esempi, secondo la vitalità della comunità e la fantasia dei ragazzi. b) Successivamente si invitano i ragazzi (in gruppo) a scegliere un pezzo della Chiesa che li rappresenti o in cui si potrebbero sentire rappresentati, chiedendo la motivazione della scelta effettuata. Più ragazzi possono anche scegliere lo stesso pezzo. Dopo essersi confrontati in sottogruppo sui pezzi scelti ci si riunirà tutti insieme. c) Ai ragazzi verrà quindi chiesto di costruire (grossolanamente) con degli scatoloni la chiesa che li rappresenta. Ciascun ragazzo lavora assieme a quanti condividono la sua preferenza esclusivamente al pezzo scelto. Con i pezzi realizzati si prova a costruire una Chiesa, ma è probabile che non tutti i pezzi siano stati scelti; questo conduce ad una riflessione: se mancano alcune parti costitutive l’edificio non può reggersi in piedi, crolla, perché ha bisogno di ogni singolo tassello. Facciamo un semplice esempio: se tutti scelgono il campanile o il banco, la Chiesa non può essere costruita, perché ha bisogno di tutti i pezzi per stare in piedi. In altre parole, Dio non ci ha creati tutti per essere dei “banchi”, ognuno ha carismi diversi che deve sfruttare per poter realizzare il progetto che Dio ha su ciascuno di noi, poiché Lui chiama tutti, ma in modo diverso. In questo momento l’educatore deve condurre la riflessione in modo tale da far assumere ai ragazzi la consapevolezza dell’importanza e della responsabilità delle loro scelte, perché la Chiesa possa rimanere salda in piedi, basata su solide fondamenta e completa di tutti i pezzi necessari. Serata: Hanno ucciso l’Uomo Ragno (giallo con delitto) Secondo giorno – C’è di più, insieme agli altri. Obiettivo I ragazzi del passaggio sono inseriti in una rete di relazioni: ma che tipo di relazioni sono? Quanto ci investono? Nella giornata del campo dedicata ai rapporti con l’altro il ragazzo intraprende un percorso di riflessione sulle proprie relazioni, a partire da quelle più vicine e significative fino ad arrivare a tutta la rete delle proprie conoscenze. Il ragazzo capisce che non tutte le relazioni hanno lo stesso peso; solo quelle in cui riesce a donarsi pienamente diventano significative, ricche e vere. Aggancio con la storia di Francesco: Francesco e il lebbroso MATTINO Scopo Durante la mattina viene intrapreso un percorso che porta i ragazzi ad analizzare e a scoprire i tempi e le modalità con cui essi vivono le proprie relazioni. Tra queste si cerca di individuare le più importanti, di evidenziare gli aspetti che le rendono speciali e che gli danno quel “di più” che le rende uniche. Attività – “Caduti nella rete” (Tempo: 90 minuti – dalle 10 alle 11,30) Materiale particolare: pannello di materiale semi morbido (legno, polistirolo, cartone …); chiodini o puntine; fili di vari spessori, colori e materiali. a) I ragazzi del passaggio, divisi in gruppetti di max 4-5, hanno a disposizione una tavola/pannello e dei chiodini. Per prima cosa dovranno fissare sul pannello il “proprio” chiodino (sarà quello che simbolicamente li rappresenta) e poi attorno a questo fisseranno i vari chiodini che rappresentano i luoghi e le persone con cui si sentono in relazione, più o meno vicini a seconda di quanto sentano importanti quegli elementi. Durante la costruzione del “pannello delle relazioni” ci saranno certamente elementi comuni a due o più ragazzi che si relazionano con gli stessi elementi (ad esempio la scuola); in questo caso non è necessario che ogni ragazzo posizioni un suo chiodino per indicare lo stesso elemento, sarà sufficiente farne piantare uno comune a tutti e ognuno si legherà allo stesso chiodino con il proprio filo facendo emergere così i vari tipi di relazioni che i ragazzi hanno con quell’elemento (ad es. nel caso della scuola ci sarà un solo chiodino che la rappresenta e i ragazzi dovranno legarsi tutti a questo elemento con il filo scelto). Partendo dal proprio chiodino, il ragazzo dovrà utilizzare alcuni fili (di vari colori e materiali) per legare se stesso agli altri chiodini che ha piantato sul pannello (e che rappresentano persone, luoghi, ambienti). Il filo che utilizzeranno dovrà rappresentate la relazione con quel soggetto: il colore del filo indicherà l’importanza della relazione (es: il filo rosso potrà indicare un relazione più profonda, il filo blu una più frivola o superficiale); il materiale del filo indicherà il tipo di relazione che si instaura tra i due “chiodini” (il filo di rame, ad esempio, potrà essere utilizzato per indicare il contatto tecnologico, la lana per indicare il rapporto familiare); il diametro/spessore del filo infine indicherà il tempo che viene dedicato a quella relazione (più il filo sarà sottile, più la relazione sarà rapida o occasionale, più il filo sarà grosso, tanto più la relazione sarà vissuta in tempi lunghi e pieni). Se non è possibile scegliere fili dello stesso materiale ma con spessore differente, si può raggiungere lo spessore desiderato arrotolando insieme più fili dello stesso materiale. POMERIGGIO Scopo Nel pomeriggio si affronta un altro aspetto fondamentale del rapporto con l’altro: la comunicazione, che per esistere implica libertà, intenzionalità e voglia di spendersi. Si aiutano i ragazzi di terza media a comprendere come una relazione sincera e autentica non si possa basare su un rapporto veloce e sintetico, ma richieda tempo per ascoltare, per parlare e per entrare in “contatto” (dal latino Cum Tangere: Toccarsi). La relazione con l’altro non è fatta solo di parole ma anche di gesti: i ragazzi sono invitati a pensare ai diversi rapporti che hanno con alcune persone per scoprire che donarsi in una relazione si può, partendo dalle piccole cose. Attività - Mi racconto… Sicuramente Molto Sinteticamente (SMS) (Tempo: 45 minuti - dalle 15,30 alle 16,15) a) Divisi in gruppetti di 7/8 persone, i ragazzi si raccontano scrivendo un sms (un testo di massimo 160 caratteri) su ciò che conoscono meglio: loro stessi. La consegna è quella di raccontarsi non tanto per come sono fisicamente ma di mettere a nudo il loro lato emotivo, magari richiamando un episodio significativo della loro vita. Gli sms dovranno essere anonimi, verranno spediti e raccolti al cellulare dell’educatore e ridistribuiti a caso nel gruppo di lavoro. Ognuno si troverà così con un sms da leggere, interpretare e trascrivere su un foglio, cercando di ricostruire un ideale profilo del proprietario. Dal confronto dovrebbe emergere che alcuni messaggi non erano facilmente comprensibili, altri sono stati travisati o non si è riusciti a risalire alla persona ed alla sua storia. I ragazzi capiscono che per costruire una relazione sincera e senza incomprensioni è meglio parlarsi di persona e che questo rapporto diretto ci dice tanto di più perché passa anche attraverso la nostra fisicità (linguaggio non verbale). Attività - Mi regalo un invito a cena… (Tempo: 90 minuti – dalle 16,30 alle 17,45) Ai ragazzi vengono consegnati cinque voucher (buoni) validi per una cena. Ognuno, individualmente, sarà chiamato a destinare i buoni a: - due cari amici - un parente - un compagno di campo - un “nemico” (una persona che non amano particolarmente). Nel buono i ragazzi indicheranno: - il menù della serata - mi presento con… Al ragazzo viene chiesto di pensare alle cose che apprezza particolarmente di queste persone e a cosa ha “ricevuto”, in senso lato, da ciascuna di esse negli ultimi tempi… poi pensa a cosa può renderle felici magari in occasione del loro compleanno. Il ragazzo deve provare a scegliere dei regali che si adattino bene alla personalità di ciascuna di loro. Non ci si presenta a cena a mani vuote... - mi regalo… Fatto ciò il ragazzo dovrà pensare ad alcune caratteristiche della propria personalità (es. allegria, coraggio, lealtà, sincerità…) e, scelta quale fra queste vorrebbe donare ad ogni persona in modo che possa essere più felice, la scrive nello spazio apposito sul voucher (ad es. io Valeriano dono a te, signor Luciano, un po’ del mio coraggio perché non riesci a parlare apertamente con i tuoi genitori). Il ragazzo viene quindi invitato a riflettere su quali difficoltà incontra nel donare qualcosa di sé ad un altro ed anche sul fatto che, magari, spesso si dona già qualcosa agli altri pur non rendendosene conto. Per il confronto si possono utilizzare delle domande guida del tipo: • Che cosa vuol dire donarsi in una relazione? • Nelle relazioni con queste persone, dono veramente me stesso? • Pensando a quale persona mi è stato facile svolgere il compito? Pensando a quale persona mi è stato più difficile? • Quali sono gli ostacoli che mi impediscono di donarmi completamente? (paura di essere giudicato, timidezza…) • Vale la pena donarsi in una relazione? Anche quando l’altro non è un mio amico? Serata: Veglia di preghiera Terzo giorno – C’è di più, davanti a Te Obiettivo La vita dei nostri ragazzi è sempre alimentata dal desiderio di relazioni, tra le tante sono preferite quelle che favoriscono l’accoglienza sincera di ciò che si è e di ciò che si ha. Una preziosa relazionalità i ragazzi possono sperimentarla con la comunità cristiana che normalmente incontrano nell’esperienza fondamentale e, per noi, necessaria, del gruppo; a queste si aggiungono la scuola, la musica, lo sport, il computer come gioco e come comunicazione, il tempo libero. E non solo, in quest’età egli si confronta con la sua personalità, il suo carattere, le sue caratteristiche fisiche che man mano scopre ed impara a conoscere ed accogliere. Il ragazzo riconosce che tutte le caselle di questo puzzle vivace vengono ricondotte al loro posto e valorizzate grazie a quella relazione fondamentale che, seppure tra alti e bassi, è ricercata e voluta, quella col Signore Gesù, in cui scoprono il dono di un’umanità vissuta in pienezza perché fedele al Padre e ad ogni creatura. Questa relazione personale col Signore, vissuta nella comunione della Chiesa, permette al ragazzo di orientare il rapporto con se stesso (Chi sei Tu? E chi sono io? chiede frequentemente Francesco al Signore), di scendere in profondità per prendere sul serio la propria umanità che matura anche nell’incontro con gli altri verso i quali il Signore ci manda. Tutto questo suscita il desiderio di scoprire il sogno di Dio su di sé, cioè la propria vocazione. Nell’amicizia col Signore, specie nella preghiera, il ragazzo fa sintesi di sé, si rende conto che la vita gli è data come un dono e viene accompagnato a capire come orientarla. Aggancio con la storia di Francesco: Dalla vita della prima comunità di penitenti fino alla fine. MATTINO Scopo In età adolescenziale l’impatto dei cambiamenti fisici è molto forte. I ragazzi vanno scoprendo loro stessi, qualità e limiti, proprio a partire dal corpo e lo sviluppo che vivono rischia di appiattirli completamente su questo aspetto della loro vita. Ma l’esistenza non si risolve mai esclusivamente nella sfera della corporeità: l’entrarci a piè pari è caratteristico di questa fascia d’età, ma occorre pian piano trovare spazi per rimettere al suo posto una dimensione che rischia di diventare pervasiva. Attività - Corpopreso (tempo complessivo 90 minuti) La prima differenza che i 14enni possono sperimentare al campo è quella fra ragazzi e ragazze. La dimensione della corporeità li distingue e si presenta progressivamente più invadente. Si propone un’attività che mira a portare il ragazzo a saper riconoscere l’importanza, la bellezza e dall’altra parte l’improbabile primato/invadenza che spesso viene riconosciuto in malo modo al corpo. Ma chi è più “corpo preso” i maschi o le femmine? Chi davvero non riesce a vivere senza uno specchio? Si formeranno così due schieramenti: uno di ragazzi e uno di ragazze. Per simboleggiare la divisione fra il gruppo si può dividere la stanza in due zone con un nastro o con la carta da pacchi. Si cercherà di far vivere ai 14enni un processo in cui una coppia di educatori saranno i giudici e i 14enni le due parti in causa. Si consegneranno agli schieramenti delle tesi da discutere: - per i ragazzi: • Le ragazze pensano solo all’esteriorità e sono più vanitose dei ragazzi. • Le ragazze credono di essere più mature dei ragazzi e si innamorano solo di ragazzi “maturi” ed irraggiungibili. • Le ragazze pensano sempre al ragazzo e non sanno cos’è il vero divertimento. Tutti i loro sforzi si concentrano sul “piacere” agli altri e a sé stessi. - per le ragazze: • I ragazzi si credono fighi solo se si sanno vestire e pettinare. • C’è un chiodo fisso nella loro testa: il sesso. • I ragazzi non sono romantici e vedono l’amore solo in modo egoistico. • I ragazzi sono immaturi rispetto alle ragazze e con loro non si riesce a fare discorsi intelligenti. Dopo aver consegnato le quattro tesi si dà agli schieramenti il tempo per raccogliere le prove: oggetti, trucchi vari, gel; testimoni; filmati: si possono fare delle scenette comiche che sostengano le tesi. Queste prove saranno poi presentate durante il dibattito nel “tribunale” della casa. E’ consigliata la presenza di un educatore per gruppo affinché indirizzi i 14enni verso il vero obiettivo dell’attività. Quando ci si ritrova tutti assieme, si propone di chiamare un avvocato per gruppo che faccia da portavoce della squadra. Si possono scrivere su un cartellone le varie tesi emergenti durante la discussione. Alla fine del processo non ci sarà un vincitore; il giudice pronuncerà la sentenza dalla quale emergerà l’importanza del corpo che quale tempio dello spirito merita cura e rispetto nella convinzione che ciascuno di noi è molto di più del proprio corpo. Pronunciata la sentenza si darà la possibilità ai 14enni di spostarsi al di qua o al di là della linea di divisione. POMERIGGIO Scopo La persona non è solo corpo, esiste un “di più” che si riconosce con gli occhi di Dio, che permette di accorgerci del dono che siamo e di assaporare tutti i profumi della vita, riscoprendo anche la corporeità nell’ottica del dono all’altro. “Non sono né lo Spirito né il corpo da soli ad amare: è l’uomo, la persona, che ama come creatura unitaria, di cui fanno parte corpo e anima. Solo quando ambedue si fondono veramente, in unità, l’uomo diventa pienamente sé stesso (Benedetto XVI)”. Attività – Corpi con le ali Liturgia penitenziale Serata di gala: è richiesto l’abito chic (da parte di tutti) Quarto giorno – C’è di più, un mondo a colori Obiettivo Il mondo è contemporaneamente la piccola parte della società in cui siamo immersi e per la quale siamo chiamati a spenderci, ma anche tutta quella parte del pianeta che non consideriamo come “nostra”. Prendersene cura è la logica alla base dell’I CARE di Don Milani. La giornata vuole offrire uno spazio di approfondimento e di riflessione su questi due aspetti, partendo da due interrogativi di fondo: - Come leggo e interpreto il mondo che mi circonda? - Quali strumenti ho per allargare il mio sguardo sul mondo? - Come l’AC può aiutarmi a prendermi cura del mondo? Mattina Scopo Partendo dalla provocazione di don Milani I care vengono proposte alcune realtà contemporanee “positive”, cioè storie, iniziative o progetti che raccontano delle scelte di cambiamento e di visione positiva del mondo e di ciò che si può fare con coraggio e con i propri talenti. Attività – I Care (2 ore) Vengono proposte alcune storie, iniziative o progetti, vissuti e promossi da personaggi che possono servire come esempio e come confronto con la complessità della società che ci circonda direttamente o indirettamente. 4 saranno gli ambiti di cui ci prenderemo cura: - città - Azione Cattolica - Chiesa - Mondo. Per ogni ambito avremo un testimone che racconterà come nella sua vita si sia declinata la scelta di prendersi cura di quell’ambito specifico. I ragazzi si segneranno liberamente ad una delle quattro liste (a numero chiuso). Il testimone dopo aver raccontato la propria esperienza chiederà ai ragazzi di rappresentare attraverso uno spot pubblicitario come prendersi a cuore l’ambito hanno scelto di partecipare. La creazione dello spot si articola in 3 fasi 1) Brainstorming visivo (ad es. se ti dico mondo cosa ti viene in mente). Quanto verrà detto dai ragazzi verrà visualizzato su una lavagna bianca tramite disegni. 2) Collegamento fra gli schizzi: i ragazzi cercheranno di inventare una storia per lo spot collegando il maggior numero possibile delle immagini visualizzate. 3) Realizzazione cinematografica dello spot. Pomeriggio CELEBRAZIONE DEL PASSAGGIO Buon Campo a tutti.