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Fatti di Pane, fatti di Bene - Sussidio Camposcuola Giovanissimi di AC 2011
diocesi di Ascoli Piceno, parrocchie di Stella, S. Giacomo della Marca, Villa S. Antonio e Poggio di Bretta
Le fonti per i contenuti
- CONC. ECUM. VATIC. II, Lumen gentium, Roma 1964 (LG).
- CONC. ECUM. VATIC. II, Gaudium et spes, Roma 1965 (GS).
- Catechismo della Chiesa Cattolica, Città del Vaticano 1992 (CCC).
- GIOVANNI PAOLO II, Ecclesia de Eucharistia, Roma 2003 (EE).
- AZIONE CATTOLICA ITALIANA, Perché sia formato Cristo in voi, Roma 2004 (PF).
- PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Roma 2004
- BENEDETTO XVI, Sacramentum caritatis, Roma 2007 (SC).
- AZIONE CATTOLICA ITALIANA, «Ecco ora il momento favorevole.» Santi nel quotidiano. Orientamenti triennali, 2011-2014, Roma 2011.
- La Sacra Bibbia (trad. CEI 2008), online su www.bibbiaedu.it
Idea generale
“Fatti di pane, fatti di bene”, il titolo del camposcuola giovanissimi ne esprime e sintetizza in modo forte la scelta tematica: il rapporto tra l’Eucarestia, «fonte ed apice della vita cristiana» , ed il bene comune . Dall’Eucarestia e nell’Eucarestia scaturisce infatti quello stile della carità, stile di ogni cristiano “fatto di pane”, che si nutre del Pane e della Parola e spezza il proprio pane e la propria vita con l’altro, come Gesù . Ogni messa domenicale genera ed offre bene comune , ne alimenta l’idea e ne sostiene la responsabilità condivisa . In questo modo l’Eucarestia forma l’uomo ad una «vita pienamente umana» , nella condizione descritta dalla lettera a Diogneto «nel mondo ma non del mondo». Le quattro giornate sono così divise per approfondimento tematico:
1- FATTO DI PANE – L’Eucarestia e il rapporto personale con Dio;
2- PEZZI DI PANE – L’Eucarestia educa all’accoglienza;
3- BRICIOLE DI PANE - L’Eucarestia educa al servizio ed alla missione;
4- VIVI DI PANE – L’Eucarestia educa al martirio, ad amare come Gesù.
Fatti di bene – il vangelo e il giornale
Così la Lumen gentium sulla natura e la missione dei laici: «Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo a manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità. A loro quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le cose temporali, alle quali sono strettamente legati, in modo che siano fatte e crescano costantemente secondo il Cristo e siano di lode al Creatore e Redentore». È in quest’ottica, in risposta alla chiamata di ciascun giovanissimo a coniugare il Vangelo ed il giornale, che si collocano due inedite proposte di questo campo:
- il lancio del tema della giornata attraverso l’utilizzo di alcuni spezzoni di MTV NEWS e de “IL TESTIMONE”;
1- Rapporto con Dio
-IL TESTIMONE: La vocazione
http://ondemand.mtv.it/serie-tv/il-testimone/s01/il-testimone-s01e02-1
Cosa sente chi riceve la "chiamata"? Che vita conduce un ragazzo che decide di entrare in seminario? Com'è una suora prima di mettere il velo? Due storie di vocazione davvero particolari: a Roma suor Anna, che prima di prendere i voti ballava nelle discoteche, entusiasta del suo dono, la danza, ne fa uno strumento per parlare ai giovani di fede. A Padova don Marco, dal soprannome simbolico di don Spritz, conquistato sul campo dalla sua attività di oratore nei luoghi di incontro dei ragazzi, i pub per l'appunto. Pif scopre e racconta due modi alternativi e appassionati di testimoniare la fede, provando a sue spese, cosa vuol dire mettersi in gioco fino in fondo.
2- L’accoglienza e il dialogo
MTV NEWS: La storia di Benka
http://www.mtvnews.it/storie/la-storia-di-benka/
Benka, diminutivo di Benkacem, ha 19 anni e si è trasferito giovanissimo dal Marocco in Italia. Vive a Gratosoglio, una delle zone più difficili della periferia milanese. La sua passione, fin da piccolo, è il calcio, che pratica nel campo della parrocchia del quartiere. E proprio grazie a questa sua passione, all’aiuto del prete della parrocchia e dei volontari Benka è riuscito a finire gli studi e a stare lontano dalla strada e dalle brutte compagnie che frequentava. Ora ha un lavoro fisso, gioca in una squadra e allena i ragazzi della squadra giovanile che lo ha levato dalla strada
3- Il servizio e la missione
-MTV NEWS: Io voto
http://www.mtvnews.it/storie/la-storia-di-niccolo/
Niccolò ha 18 anni e frequenta l’ultimo anno di liceo classico a Bergamo. Da cinque anni si occupa di rappresentanza studentesca, da due anni è il presidente della Consulta Provinciale degli Studenti di Bergamo e referente delle consulte della Lombardia. Si batte per la rappresentanza studentesca, tiene le fila dei vari comitati all’interno delle istituzioni regionali (come i consigli scolastici regionali), e in quest’anno si è molto impegnato per le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. E’ di Niccolò l’intervento di apertura durante la visita del Presidente della Repubblica a Bergamo in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Durante quel discorso ha detto: «La mia generazione viene dipinta come viziata, pigra, lassista. Sono giudizi sbagliati, siamo semmai disorientati dagli esempi negativi che ci arrivano dalla politica. Sentiamo il bisogno di un nuovo slancio, di una reazione al pessimismo e alla deriva individualista, desideriamo ripartire. Non chiediamo assistenzialismo, non vogliamo che ci venga regalato nulla. Sappiamo che spetta a noi studiare, lavorare, fare volontariato, mostrare le nostre qualità e i nostri meriti».
3- Martirio
- IL TESTIMONE: Vittime di mafia
http://ondemand.mtv.it/serie-tv/il-testimone/s02/il-testimone-s02e01-4
Avete mai pensato realmente a chi fosse quel nome scritto su una lapide commemorativa? Che faccia avessero lui, o i suoi figli? Per inaugurare la seconda serie de "Il Testimone", Pif incontra i figli delle vittime di mafia, nomi non illustri di padri di famiglia caduti sotto la barbarie mafiosa che in Sicilia raggiunse il suo culmine negli anni a cavallo tra i '70 e '90.
- la rassegna stampa, prima della ripresa delle attività, sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani ed in particolare su Avvenire.
Solo se “fatti di pane” i giovanissimi sapranno rintracciare, leggere e costruire quotidianemente “fatti” di bene.
Il testimone
Ci accompagneranno durante le lodi alcuni scritti tratti dal diario di Alberto Marvelli, un testimone di AC che, forte del rapporto con Gesù Eucarestia, si è impegnato a fare in modo che la sua vita e quella della sua comunità fosse segnata da fatti di bene.
1 GIORNO - FATTO DI PANE
Obiettivo: L’Eucarestia e il rapporto personale con Dio
Il giovanissimo riflette sul suo rapporto con Dio. Si chiede cosa c’entra e che posto ha Gesù nella sua vita? Come vive l’Eucarestia? Si scopre così con la Chiesa corpo di Cristo, partecipe dell’offerta del suo Capo: offrendo nell’Eucarestia tutta la propria vita, la sua sofferenza, la sua preghiera, il suo quotidiano, proprio come Gesù, tutto acquista un valore nuovo .
Il confronto con la Parola: I discepoli di Emmaus: Lc 24, 13-35
Attività del mattino: BUONI COME IL PANE
Questo primo momento di campo è una semplice attività di presentazione, un’occasione per i giovanissimi per iniziare a conoscersi. Radunati tutti attorno ad una tavola imbandita, con gli ingredienti della ricetta del pane in bella vista, i giovanissimi si presentano, con il nome, la parrocchia, e la scelta dell’ingrediente del pane che si sentono di rappresentare e perché (acqua, farina, sale, lievito).
Si sentono forse come il sale che da sapore alle situazioni, al quotidiano? Come l’acqua che tenta sempre di amalgamare il tutto? O come il lievito che valorizza chi è accanto a lui? Mille ed oltre le strade possibili. Finito il giro delle presentazioni i partecipanti si divideranno in gruppi di lavoro facendo in modo che ognuno abbia all’interno tutti gli ingredienti necessari… per cucinare il pane! Si procederà a questo punto ad ammassare insieme il pane che verrà condiviso nella prima cena di campo.
Attività del pomeriggio: AD EMMAUS, IL PANE
Prima parte
E’ il pomeriggio dell’uscita. I giovanissimi camminano insieme verso il luogo d’arrivo. Qui si accomoderanno, per godere delle bellezze che ci sono intorno ed aprire il cuore alla lettura del brano dei discepoli di Emmaus (Lc 24, 13-35). La Parola spezzata nella riflessione aiuterà i giovanissimi a far dialogare il Vangelo e la vita.
Sulla via del ritorno ci si incamminerà verso la casa a coppie. Lungo il percorso i giovanissimi incontreranno dei segnali stradali con scritte delle provocazioni che li aiuteranno a riflettere sulla presenza di Gesù nella loro vita. I post-it che ciascuno avrà in dotazione potranno liberamente essere utilizzati per rispondere alle provocazioni ed essere così lasciati, chiusi, in un cesto sotto il segnale.
Segnali stradali:
- DIVIETO DI USARE IL CLACSON: Mi capita di non sentire la presenza di Gesù? Cosa mi impedisce di riconoscerlo?
- PERICOLO DI NEBBIA: Quali sono le occasioni di incontro che ho con Lui? Come si manifesta nella mia vita? Come vorrei si rendesse visibile?
- PERICOLO DI SBANDAMENTO: Quali delusioni mi allontanano o mi hanno fatto allontanare da lui? Come vorrei intervenisse nelle mie difficoltà?
- ATTRAVERSAMENTO PEDONALE: Mi sento solo/a nella ricerca di Gesù o ho un compagno di viaggio?
Seconda parte
A conclusione del percorso, i giovanissimi si ritrovano nei sottogruppi per condividere l’esperienza di confronto con il brano. Cosa hanno pensato durante il ritorno, cosa gli ha suscitato la lettura nuova dell’incontro tra Gesù e i discepoli? Utilizzando alcuni detti popolari sul pane, i giovanissimi provano a condividere il loro rapporto con l’Eucarestia. Ciascuno sceglierà così il detto che più rappresenta il proprio rapporto con l’Eucarestia? Dove è caduta la scelta e perché?
Detti:
- Buono come il pane (riferito alle persone buone d’animo)
- Magnece lu pa’
- Sa quante pagnotte dive magnà? (devi fare ancora tanta strada)
- Se non è zuppa è pan bagnato
- Meglio un pezzo di pane nel sacco che la piuma sul cappello (meglio aver di cosa mangiare, che riconoscimenti di gloria)
- Rendere pan per focaccia (non ripagare con la stessa moneta)
- Chi ha il pane non ha i denti, chi ha i denti non ha il pane
- Ti metto a pane e acqua
- Mangiare pane a tradimento (mangiare il pane che gli altri si sono guadagnati)
- Mangiare pane e cipolla (privarsi di cose importanti per fare sfarzi)
- Portare a casa la pagnotta
- Levarsi il pane di bocca
- Pane al pane, vino al vino (una persona limpida, genuina)
Serata: GIOCHI SENZA FRONTIERE
2 GIORNO - PEZZI DI PANE
Obiettivo: L’Eucarestia educa all’accoglienza
I giovanissimi guardano alle loro relazioni e si interrogano sulla loro autenticità: riescono a creare rapporti liberi, non chiusi in sé stessi, non autoreferenziali?
Dal confronto con il Vangelo i giovanissimi scoprono che solo amando come Gesù ci ha amati, le nostre relazioni favoriscono il bene comune, costruiscono una comunità aperta, senza riserve. Senza riserve: non ci sono posti riservati; senza riserve: non ci sono eccezioni.
Il confronto con la Parola: “Da questo sapranno che siete miei discepoli” Gv 13, 33-35
Attività della mattina: CINEFORUM
Viene proposta la visione del film: “Crash – Contatto fisico”. Un relatore fornirà spunti di riflessione e modererà il dibattito.
Attività del pomeriggio: ROLE PLAY
Proponiamo ai giovanissimi un gioco di ruolo. Partiamo da una situazione a loro molto familiare: organizzare un sabato sera (aperitivo, cena e dopo cena). Ogni ragazzo pescherà una carta che gli attribuirà il ruolo che dovrà impersonare; la carta conterrà il profilo di un adolescente con una specifica personalità.
Su un lato della carta sarà riportata la situazione iniziale:
“E’ sabato sera e come al solito passerai la serata con il tuo gruppo di amici, dopo una lunga settimana hai proprio voglia di divertirti!! Come sempre sarà un’impresa organizzarsi con tutta la compagnia; per non rovinarsi la serata sarà importante non scontentare nessuno e mettersi d’accordo sul programma. E’ il caso allora di darsi appuntamento alle 17 in piazzetta…”
L’altro lato ospiterà il PROFILO. Eccoli in successione:
PIER FRANCESCO ‘IL MONDANO’: l’importante non è con chi ma dove! La serata giusta per te… ha bisogno del posto giusto! Il divertimento non ha prezzo e a costo di spenderti tutto ciò che hai, scegli sempre il ristorante e la discoteca più ‘IN’ dell’estate! Hai da sfoggiare gli ultimi acquisti e non ascolti le ragioni neanche del tuo migliore amico, tutti devono essere alla tua altezza… non puoi sfigurare!
GIORGIA ‘OGNI LASCIATA E’ PERSA’: il sabato sera è l’occasione per conoscere nuovi ragazzi. Vuoi a tutti costi cenare in quel pub del centro dove si sa che ci sono sempre i fighi della 5^C. Non serve star troppo a discutere del programma del dopo cena, se ne può parlare benissimo a tavola dopo aver scoperto dove passeranno la serata i più grandi… per poterti trovare ‘casualmente’ nel loro stesso locale. Sai di poter contare sull’appoggio della tua amica Giovanna, mentre Claudia la super-fidanzata non ti appoggerà.
CLAUDIA ‘TANTO C’È LUI’: sei fidanzata da una vita, e stai bene così. Qualunque piega prenda la serata per te è lo stesso, nel momento preciso in cui starai per annoiarti arriverà il tuo principe azzurro a salvarti! Unica pretesa, per non passare la serata a discutere con il tuo ragazzo geloso, è quella di non seguire Giorgia nelle sue imprese di conquista!
ITALO ‘L’IMITATORE’: sei amico d’infanzia di Pier Francesco, lui per te è il modello da imitare. Peccato i tuoi limiti economici non ti permettano di seguire il suo tenore di vita… e così passi la settimana a centellinare la paghetta e quando arriva il sabato sera ti rendi conto che non hai abbastanza soldi per il dopo cena. Ti senti in difficoltà e non sai mai se ammettere il tuo problema o inventare scuse per non sfigurare davanti a Pier.
TEO ‘IL COMPAGNONE’: si esce in 10 e si torna a casa in 10 a costo di sacrificare il tuo rapporto di coppia faresti di tutto per tenere unita la compagnia! Ascolti le esigenze di tutti e arrivi sempre ad una sintesi che faccia tutti felici e contenti. Anche se sai già che Francesca si lamenterà del fatto che non avete mai momenti per voi due.
FRANCESCA ‘IL MUSONE’: sei l’ombra di Teo, lo seguiresti ovunque nonostante non ti interessi né la serata né la compagnia. Sai già che mentre lui fa programmi stratosferici, tuo padre farà squillare il tuo cellulare ogni mezz’ora ricordandoti di non tornare a casa dopo la mezzanotte!
GIOVANNA ‘SEMPRE SÌ’: sei la compagna di banco di Giorgia, la appoggi sempre per spirito di sorellanza. In realtà ti va bene sempre tutto, non riesci a dire di NO a nessuno! Ti intrometti sempre nelle conversazioni perché ti dispiace quando gli altri discutono, ma poi non riesci mai a dare un contributo propositivo per la serata.
SIMONE ‘IL PARANOICO’: sei simpatico e si sta bene in tua compagnia, ma arriva sempre il momento della paranoia… e vorrei ben vedere, hai la responsabilità di una sorellina scalmanata che i tuoi ti mollano e che tu devi sorvegliare! C’è bisogno di stabilire chi guida e una volta stabilito… conti i bicchieri di birra. Non ti piacciono i posti affollati e hai sempre paura che possa succedere qualcosa, per te non vale mai la pena allontanarsi troppo da casa, anzi la tua serata ideale è film e divano!
Per il confronto al termine del role play si parte dalla lettura del Vangelo e ci si interroga a quale amore Gesù chiede di uniformarsi.
- Quali atteggiamenti vanno rivisti, eliminati, migliorati?
- Nella relazione con l’altro si manifesta il cuore dell’essere cristiani; l’altro è una tappa imprescindibile verso la massima e vera espressione dell’uomo. La relazione con l’altro implica dunque una progettualità: i nostri rapporti hanno un carattere “consumistico” o ci consentono di vivere questa progettualità?
- La relazione con l’altro nei termini proposti da Gesù non si limita a farci “stare bene tra di noi” ma ci apre ad orizzonti nuovi che portano al bene comune. E le nostre relazioni sono finalizzate invece a creare un compartimento stagno impermeabile all’interno e dall’esterno? Con i nostri amici cambiamo la nostra città o contribuiamo a renderla sempre più escludente?
Serata: LITURGIA PENITENZIALE, ADORAZIONE EUCARISTICA.
"SIGNORE DA CHI ANDREMO? TU HAI PAROLE DI VITA ETERNA"
Sacramento del perdono e adorazione eucaristica
1° momento: sacramento del perdono
PANE perDONATO
Guida:
Quando ci si accosta al sacramento della riconciliazione, spesso proviamo emozioni, sentimenti di preoccupazione, di timore. Ma, se è vero che la confessione mette a nudo la fragilità dell'uomo e le sue molteplici infedeltà, togliendolo così dalla sottile presunzione di potersi costruire da sé, è altrettanto vero che essa esalta la "fedeltà" dell'amore di Dio. Dio non tradisce mai, anche se l'uomo lo tradisce quasi sempre. In questo senso il sacramento della penitenza è "dono", è "esaltazione della miseria di Dio", è "rivelazione" del cuore di Dio, nostro Padre. La riconciliazione è sempre un dono ed una iniziativa di Dio, che si manifesta concretamente in Gesù nostro liberatore. Disponiamoci pertanto con fiducia ad accogliere il dono della misericordia di Dio.
Canto di accoglienza
Cel. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Ass. Amen.
Cel. La grazia, la misericordia e la pace di Dio, nostro Padre, e del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi.
Ass. E con il tuo spirito.
Cel. Il Padre dell'amore e del perdono sia in mezzo a noi per accoglierci e restituirci alla speranza.
Ass. Egli ci lavi da ogni nostra colpa e ci purifichi dei nostri peccati.
Cel. Gesù Cristo che è morto per noi ci immerga nel suo amore e sciolga il nostro cuore per comprendere insieme di quale grande amore il Padre ci ama.
Ass. Egli tolga lo sguardo dalle nostre miserie e ci immerga nella sua festa.
Cel. Lo Spirito del risorto che vive nel profondo del cuore di ogni uomo invochi con noi il perdono del Padre.
Ass. Egli ci doni un cuore nuovo, rinnovi in noi uno spirito coraggioso e saldo per cantare insieme la giustizia del Signore e le sue lodi.
Guida:
Dio ci ha dato la vita e ha creato l'uomo "a sua immagine e somiglianza", perché fosse un riflesso del suo amore sulla terra. Il peccato è tutto ciò che rompe questa somiglianza e abbruttisce l'immagine di Dio in noi. Il peccato è il non vivere l'amore, è chiudersi in se stessi, rifiutando Dio e il prossimo come mio fratello. Chi si ritiene giusto e pensa che "peccatori" siano solo "gli altri" non può sentirsi toccato dall'annuncio di Gesù e dal suo invito a convertirsi. Lasciarsi perdonare significa prendere coscienza del proprio peccato, ma soprattutto credere all'amore di Dio, che come un Padre ci perdona perché noi possiamo vivere una vita nuova, risanata dal suo amore. Offriamo al Signore il nostro pentimento. (breve momento di silenzio)
Guida: lodiamo il Signore con le parole del salmo 102
Rit. Signore liberaci e donaci la tua misericordia!
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici. Rit.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
ti corona di grazia e di misericordia;
egli sazia di beni i tuoi giorni
e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza. Rit.
Buono e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore. Rit.
Benedite il Signore, voi tutte opere sue,
in ogni luogo della terra.
Benedici il Signore, anima mia. Rit.
Canto al Vangelo: Alleluia
Dal Vangelo di Giovanni 6, 60-69
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
COMMENTO DEL BRANO a cura di Mons. Domenico Sigalini (ascolto audio)
Confessioni individuali
Per l'esame di coscienza i ragazzi possono spostarsi all'esterno
Suggerimenti per l'esame di coscienza
Loda il Signore
In questo primo momento sei invitato a sperimentare che Dio è Padre di misericordia, che ti ama profondamente. Loda il Signore per ciò che di buono c'è nella tua vita.
Quali sono i motivi per cui sento di dover maggiormente ringraziare Dio?
Se ho sperimentato momenti di prova, di fatica o di sofferenza, sono riuscito a rinnovare la mia fede? Che posto ha Gesù nella mia vita? Riconosco e vivo la gioia della sua presenza?
Scruta il tuo cuore
In questo secondo momento sei invitato a vedere quelle situazioni che hai vissuto e che ti pesano. Guarda alla tua vita andando in profondità delle tue debolezze, dei tuoi malumori, delle tue pigrizie, dei tuoi sensi di colpa.
Che cosa mi pesa veramente? Quali muri metto tra me e chi mi sta accanto? Cosa mi impedisce di vivere un amore libero, fatto di dono gratuito e totale di me? Quali relazioni non vivo in modo sincero?
Confessa la tua fede
Giunto il momento di ricevere il perdono di Dio abbandonati totalmente a Lui con fiducia e con la volontà di rischiare tutto per Lui, chiedendo un cuore capace di rinnovarsi ogni giorno per amare ogni uomo.
Gesto durante la confessione: dopo l'assoluzione il sacerdote offre al ragazzo un pezzo di pane spezzato. Come Gesù, riconciliati con lui e con il suo amore, anche noi siamo chiamati a spezzare il pane della nostra vita sulle strade del mondo.
2° momento: condivisione e ringraziamento
PANE SPEZZATO
Dopo le confessioni ci si dispone sul prato sotto le stelle per pregare insieme e ringraziare il Signore per ciò che ci portiamo nel cuore.
PREGHIERE PERSONALI.
Gesto durante le preghiere: prima di pronunciare la preghiera il ragazzo offre il proprio pezzo di pane mettendolo in un cestino al centro, sotto l'icona di Gesù, segno di comunione e condivisione di vita alla luce dell'unica fede, quella in Cristo salvatore.
Si recita insieme il Padre Nostro e si torna in chiesa per il terzo ed ultimo momento.
3° momento: adorazione eucaristica
PANE DI VITA
Proposte di alcuni brani per la riflessione personale:
C’è silenzio nell'Eucaristia. Nessuna preghiera è così difficile come l'adorazione dell'Eucarestia. La natura vi si ribella con tutte le forze. Si preferirebbe trasportare sassi sotto il sole. La sensibilità, la memoria, la fantasia, tutto è mortificato. Solo la fede trionfa; e la fede è dura, è buia, è nuda. Mettersi dinanzi a ciò che ha l'aspetto di pane e dire: "Lì c'è Cristo vivo e vero", è pura fede. Ma nulla nutre di più della pura fede; e la preghiera nella fede è vera preghiera.
"Ad adorare l'Eucaristia non c'è gusto", mi diceva un novizio. Ma è proprio questa mortificazione del gusto che rende salda e vera la preghiera.
È l'incontro con Dio al di là della sensibilità, al di là della fantasia, al di là della natura.
Ed è qui il primo aspetto dello spogliamento. Fin tanto che la mia preghiera resta ancorata al gusto, saranno facili gli alti e bassi; le depressioni seguiranno gli entusiasmi effimeri. Sarà sufficiente un mal di denti per liquidare tutto l’entusiasmo religioso dovuto alla bellezza o al sentimento.
"Occorre spogliare la tua preghiera" mi dice il maestro dei novizi. Mettiti davanti a Gesù come un povero: senza idee, ma con fede viva. Non cercare di raggiungere Dio con l'intelligenza: non ci riuscirai mai; raggiungilo nell'amore: ciò è possibile.
Liberamente tratto da: C. Carretto, Lettere dal deserto
La folla insegue Gesù sull'altra riva del lago, e il lago si riempie di barche e di illusioni. Fino ad una svolta: «Non Mosè, ma il Padre vi dà il pane dal cielo, quello vero». Dio dà. Due parole semplicissime, eppure chiave di volta del vangelo: Dio non chiede, Dio dà. Dio non pretende, non esige, Dio dà. Non dà pane in cambio di un potere sulle anime. Dio dà vita al mondo.
E per noi, cercatori di vita, affamati di vita, per noi sono queste parole: Dio dà vita. E la folla capisce, la folla a nome mio dice: dacci sempre questo pane. E la domanda diventa ordine, l'interrogativo si fa ingiunzione, la ricerca è finita. «Io sono il pane della vita, il pane di Dio».
Gesù annuncia la sua pretesa più alta: io ho saziato per un giorno la tua fame, ma posso colmare tutta la tua vita, riempire le profondità dell'esistenza. Le cose, lo sappiamo, non bastano mai. E le persone? Neanche le persone colmano la vita. Se ne vanno, dicono: accontentati di noi. Ma Dio ci ha fatto il cuore più largo e più fondo di tutte le creature della terra messe insieme. L'uomo nasce affamato. Ed è la sua fortuna. Il bambino ha fame di sua madre che lo nutre di latte e di sogni. Gli sposi hanno fame l'uno dell'altro, e poi di un figlio che incarni il loro amore.
E quando una famiglia è completa e in armonia, dovrebbe sentirsi appagata. E invece l'uomo sente una felicità sempre minacciata. Ed ha fame e paura, desidera amici e teme tradimenti. Ha fame di corpi e poi di infinito. La risposta a questa fame non è fra le cose create. La pienezza della vita non è dentro la vita, è fuori: un pane dal cielo. Pane è parola piena di significati e di gioia. Non indica solo un pugno di farina passato nel fuoco, ma indica tutto ciò che serve a mantenere la vita.
Indica Amore. Dignità. Pace. Libertà. Energia. Questo è il nostro pane quotidiano. Questo è Cristo, pane della vita, vita di Dio. Il miracolo di cui tracima il vangelo dice che non tutto si risolve nelle leggi che vedi, nelle regole che sai. C'è una vita che sale dalla terra e la sentiamo forte e chiara. C'è una vita che discende dal cielo e la desideriamo, ma solo qualche volta, come i cercatori del lago. C'è in noi una vita che è istinto di conservazione e una che è istinto di dono. Una come istinto di difesa e una come bisogno di comunione. Vita di terra e vita di cielo, intrecciate tra loro. Gesù è colui che nutre la nostra parte di cielo, la porzione di eternità che la mano viva del Creatore continua a seminare in noi.
Liberamente tratto da un testo di E. Ronchi
In realtà è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E' Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna.
Giovanni Paolo II, dalla veglia GMG 2000 Roma
Inno da poter utilizzare durante la benedizione eucaristica
TANTUM ERGO di San Tommaso d'Aquino
(traduzione in italiano)
Un così gran Sacramento, dunque,
adoriamo consapevolmente;
ceda la vecchia Legge
al nuovo sacrificio.
Supplisca la fede
al difetto dei sensi.
Al Padre e al Figlio
lode e giubilo,
salute, potenza,
benedizione.
A Colui che procede da ambedue,
pari gloria e onore sia.
3 GIORNO - BRICIOLE DI PANE
Obiettivo: L’Eucarestia educa al servizio e alla missione
I giovanissimi cercano i motivi che li spingono ad aggregarsi a determinati gruppi, riflettono sulla missione che caratterizza il gruppo e sul ruolo che ha nella comunità. Riflettono inoltre su quale sia lo stile del servizio attraverso il confronto con la Parola. Vivere l’Eucarestia ci porta a diventare testimoni scoprendo la missione a cui ciascuno è chiamato: portare Cristo agli altri. Il servizio come carità ne è lo stile .
Il confronto con la Parola: La lavanda dei piedi. Gv 13, 1-17
Attività del mattino: BRICIOLE DI VITA
I giovanissimi trovano alcuni stand che girano singolarmente. Ogni stand è caratterizzato da uno di questi simboli: tessera, lucchetto, panchina (alla fine arriva mamma). All’interno di ogni stand prendendo visione del materiale messo a disposizione (poesia, lettura, canzone, spezzone di film) i giovanissimi saranno introdotti al tema ed al significato del simbolo. Ecco gli stand:
-La tessera rappresenta l’adesione ad un gruppo strutturato. È un gruppo che magari esiste da prima di te, che si incontra con uno scopo da perseguire, a cui ti sei avvicinato con delle motivazioni e delle aspettative chiare. Non si tratta solo di gruppi di cui hai la tessera nel portafogli, ma a cui hai aderito in modo consapevole. Il senso di appartenenza a questo gruppo ti segue oltre il momento dell’incontro.
All’interno dello stand i giovanissimi troveranno:
- lettura materiale associativo
- ascolto della canzone G. GABER, La libertà è partecipazione,
- visione di Lavorare con lentezza
- visione di La banda della Magliana
- La panchina rappresenta un gruppo di persone unite principalmente dall’abitudine a ritrovarsi in un luogo. Quando vuoi esci e vai lì, senza bisogno di sentire nessuno, tanto qualcuno troverai… anche senza programmi, spesso il programma è semplicemente incontrarsi e restare lì. Per alcuni rappresenta una possibilità tra tante, un luogo di passaggio, un prima o un dopo serata. Per altri è il luogo del tempo libero dove stabilirsi, luogo di incontro con gli amici di sempre.
All’interno dello stand i giovanissimi troveranno:
- ascolto della canzone 883, Gli anni 883,
- video con Homer Simpson al bar Boe,
- video di Arnold di Happy Days,
- visione di spezzone Beverly Hills,
- visione di spezzone tratto Radiofreccia,
- lettura tratta da E. BRIZZI, Jack Frusciante è uscito dal gruppo
- Il lucchetto rappresenta un legame stretto, è un rapporto caratterizzato dall’aspettativa di non cambiare mai. La partecipazione a un gruppo a cui ti senti di dover rimanere fedele, non al progetto o alle finalità ma alle persone che ne fanno parte. Un gruppo che rappresenta una garanzia, una sicurezza su cui poter contare, ma anche un gruppo che se ti dovessi sentire un po’ stretto… non sapresti come sganciarti.
All’interno dello stand i giovanissimi troveranno:
- lettura La solitudine dei numeri primi,
- Dawson’s Creek
Troveranno quindi questa traccia che li guiderà all’uscita di ogni stand: “se questo angolo parla anche di te, se ti ricorda facce amiche, se ti fa venire in mente i gruppi che vivi, a cui hai partecipato o dei quali ti piacerebbe far parte… prendi dal mazzo il simbolo che caratterizza lo stand, appunta la tua esperienza dietro al simbolo e portalo con te.”
Dopo il giro negli stand i giovanissimi si ritrovano nel sottogruppo e condividono le motivazioni che li hanno portati ad associare il simbolo ad un determinato gruppo. Si rifletterà sulla missione di ciascun gruppo: ci vado perché ci va qualcun’altro, per non restare solo…
L’incontro di persone attorno ad un progetto, ad un obiettivo racchiude sempre delle grandi potenzialità preziose per il bene della comunità che valgono di più della semplice somma delle forze di ogni componente del gruppo.
Ognuno di noi è chiamato a svolgere un ruolo nella comunità attraverso lo stile proprio del cristiano che deve rispecchiare quello di Cristo verso i suoi discepoli. Nel Vangelo proposto emerge la carità di Gesù verso l’umanità attraverso il gesto della lavanda dei piedi che segna la cifra e la sfida del nostro amore verso gli altri.
Possono fungere da provocazione le seguenti domande:
- Cosa mi suscita il brano?
- Cosa mi fa pensare la figura di Pietro? Secondo te, perché Gesù fa questo gesto?
- Gli apostoli sono un gruppo? Come siamo chiamati a vivere la dimensione del gruppo?
Attività del pomeriggio: TESTIMONIANZA
Dall’incontro con il testimone (intervistato con il metodo del celebre talk-show “il senso della vita”), emerge l’esperienza del servizio nella carità svolto attraverso la partecipazione a diversi gruppi. Nell’impegno per il bene comune si concretizza la missione a servire Cristo nei fratelli.
Serata a tema: “IN ALTO MARE”
4 GIORNO – VIVI DI PANE
Obiettivo: L’Eucarestia educa al martirio, ad amare come Gesù.
I ragazzi “scoprono” che vivere di Eucarestia significa lasciarsi modellare da Gesù rispondendo alla chiamata ad essere santi. L’Eucarestia ci rivela così il vero senso del martirio: la logica umile e paziente del chicco di grano che si spezza per dare la vita, la logica della fede che sposta le montagne con la forza mite di Dio . «L’amore – dice Alberto Marvelli – non è mai riposo».
Il confronto con la Parola: I tre annunci della passione Mc 8, 31-38 Mc 9, 30-37 Mc 10, 32-45
Attività del mattino: DESERTO
I ragazzi riflettono sui tre brani del Vangelo in cui Gesù annuncia la sua Passione. Seguirà un momento di deserto dove i giovanissimi saranno ‘provocati’ sul vero senso del martirio.
VIVI DI PANE… AMARE COME GESU'!
Spunti di riflessione per il deserto personale
Dal Vangelo di Marco 8, 31-38
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: "Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c'è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi".
Per pensare…
Abbiamo bisogno della felicità come dell'aria per respirare. Non c'è pezzo della nostra carne, tratto dal nostro vivere, tensione dei nostri istinti che non sia in ricerca della sua soddisfazione. Eppure annaspiamo in un mare di sofferenza. Meno te l'aspetti, ti arriva e ti sconvolge la vita. E' dolore morale, è malattia, è ingiustizia subita, è pura casualità o ostinata cattiveria di qualcuno. Doveva essere esperienza quotidiana anche per il gruppo che aveva seguito Gesù. Forse però, quando hanno risposto con tanta schiettezza e generosità all'invito di Gesù, si erano illusi che con uno così si potesse dare una svolta decisiva e scrivere una pagina bianca nell'agenda dell'infelicità. Pietro è il primo che si immagina, a ragione, Dio dalla parte opposta del dolore. Tu sei il figlio di Dio, il Messia che aspettiamo, sei la casa della felicità, sei tutta la bellezza che la vita può sprigionare. Sei quello che noi da sempre sogniamo e non mi dire che anche tu ti devi adattare a soccombere alle nostre colline delle croci. Dio te ne scampi Gesù: questo a te non succederà mai. Gesù gli aveva invece appena detto che la croce era la strada scelta da Dio per far brillare in ogni coscienza il massimo di amore che nutre per gli uomini. Questo è un altro punto centrale per la fede cristiana. Si può confessare che Gesù è Dio, andando oltre i criteri di ogni corretta razionalità e accettare il mistero che questo uomo di carne ed ossa si porta dentro. E' già molto, ma non è ancora la fede cristiana. E' necessario confessare ancora che egli è un Dio crocifisso. Il mondo ebreo uno scandalo così non lo sopporta, il mondo intellettuale greco lo ritiene un controsenso, una stupidità, un cristiano invece accetta di cambiare anche la logica dell'esistenza, accetta di rinunciare a quell'idea di Dio che razionalmente a fatica può correttamente costruire per accogliere l'idea di Gesù: non più un Dio glorioso e potente, ma un Dio che si svela nell'amore e nel dono di sé. Quella croce non è l'apoteosi del masochismo, del godere a farsi del male o a star male, ma il segno di una vita vissuta in dono della vera felicità.
Mi guardo dentro…
- quali sono le croci che mi porto sulle spalle?
- come posso trasformarle in dono d'amore per gli altri?
Dal Vangelo di Marco 9, 30-37
Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà". Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo per la strada?". Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti". E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: "Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".
Per pensare…
Gesù e i discepoli sono in cammino. Lungo la strada, per la seconda volta annuncia loro il suo destino a Gerusalemme. Ogni volta che Gesù annuncia la sua fine, c’è sempre un conflitto con il gruppo dei discepoli. La prima volta (Mc 8, 31-38) Pietro aveva duramente disapprovato il piano di Gesù. La terza volta scoppierà un conflitto tra il resto del gruppo e Giacomo e Giovanni che avevano chiesto a Gesù di assegnare loro i posti più importanti nel suo regno (Mc 10,32-45). Il silenzio dei discepoli alla domanda di Gesù rivela la loro ostinazione: hanno discusso su chi fosse di rango superiore o di maggior categoria nel gruppo. I discepoli sono sordi alla parola del Signore perché dominati dalla loro ambizione. Chi pensa di dominare non può comprendere un Dio che si fa servo degli uomini. Accompagnano Gesù, ma sono incapaci di seguirlo. I discepoli, che vedono Gesù come il Messia trionfante, come il re glorioso d'Israele, coltivano a loro volta l’ambizione di dominare e di essere potenti.
L'ambizione dei discepoli dimostra che questi non si sono allontanati dalla mentalità comune, ma sono simili a quegli scribi che amano i posti d'onore, e si oppone radicalmente alla condizione posta da Gesù per seguirlo. Per questo le parole di Gesù sono incomprensibili per i discepoli. Gesù tenta di correggere questa loro idea dicendo loro che devono rinunciare ad ogni pretesa di superiorità. Il Signore non esclude la possibilità che qualcuno nella comunità possa essere il primo, ma non, come stanno discutendo i discepoli il più grande. Gesù non ammette differenze gerarchiche, ma di vicinanza con lui: primo è colui che gli è più vicino. Nella sequela a Gesù colui che più gli è vicino è il primo. I primi nella comunità di Gesù non sono quelli che si collocano al di sopra degli altri, ma quanti si fanno servitori di tutti. Per Gesù il valore della persona non consiste nell'essere grande, nel dominare, ma nel farsi piccolo e nel servire. Colui che si fa ultimo fra tutti e servitore di tutti ha lo stesso atteggiamento di Gesù, si colloca pertanto nel posto più vicino a Gesù. Nella casa dove Gesù è con i Dodici appare un personaggio che sta al suo fianco e non c'è bisogno di chiamarlo come ha fatto per i Dodici. Se la distanza di questi indicava la differenza di atteggiamento con Gesù, la vicinanza di questo personaggio significa che costui mostra l'identico atteggiamento di Gesù. Chi è costui? Il termine greco tradotto con ragazzino (paidion), è un diminutivo di pais, che significa sia figlio, ragazzino o servo, e viene usato per indicare un ragazzo tra i sette e i dodici anni. Nella lingua italiana il vocabolo equivale a garzone, l’individuo che per età e ruolo sociale è all'ultimo posto nella società ed è incaricato dei lavori meno importanti. Il ragazzino, ultimo e servo di tutti, è modello della sequela, mentre i Dodici, attaccati alle categorie del giudaismo, non si decidono a seguire Gesù. Ponendo il garzone in mezzo, Gesù lo colloca al suo posto, quale manifestazione visibile della gloria divina e come esempio ai Dodici. Gesù abbraccia il ragazzino, che ha il suo stesso atteggiamento, compiendo così un gesto d'amore e di identificazione con quelli che portano a compimento il disegno di Dio. Il seguace di Gesù, che ha il suo stesso atteggiamento di servire volontariamente per amore, si identifica con lui e manifesta la presenza di Gesù stesso, che a sua volta si identifica nel Padre che lo ha inviato, sicché l'individuo, attraverso Gesù, è unito pure al Padre, fonte della vita. Il discepolo che volontariamente, per amore, pone la sua esistenza a servizio degli altri diventa così l’unico vero santuario dal quale s’irradia l’amore del Padre.
Mi guardo dentro…
- cosa cerco davvero da Gesù?
- la mia fede è un cammino di crescita verso l'adesione alla persona di Cristo o è solo uno strumento di cui mi servo in determinate situazioni?
Dal Vangelo di Marco 10, 32-45
Mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà". Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: "Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo". Egli disse loro: "Che cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero: "Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". Gesù disse loro: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse loro: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato". Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".
Per pensare…
Il nostro sì, il nostro dare la vita ci rende totalmente liberi per amare tutti con cuore indiviso, come Gesù. Qualunque dipendenza ci limita e ci rattrista, la libertà del cuore rallegra la nostra vita e ci apre al servizio gratuito. Dipendiamo solo dall'amore di Dio perché da lui impariamo ad amare con gratuità. Non basta dire sì a Dio una volta per sempre, per poi chiuderci nel nostro sì. Occorre puntare sull'amore che è nuovo ogni giorno. Il sì è sì se dà vita, se crea vita intorno proprio come una nuova continua creazione. Il sì è vero se si supera, se ci aiuta a dare un senso alla vita sempre. Il sì ci rimette in discussione ogni giorno perché l'orgoglio non ci renda impenetrabili, perché l'arroganza e la superbia non spadroneggino. Il sì è sì se attrae altri sì, il sì è sì se diventa bene per quelli che ci avvicinano. Il sì e sì se sa dire come Maria: "Eccomi". Sempre, in ogni momento, questo sì ci unisce all'amore di Dio e al servizio al prossimo.
Mi guardo dentro…
- riesco a pronunciare il mio vero sì alla chiamata che Gesù fa alla sua sequela?
- come posso rendere concreto il mio sì e rinnovarlo nella mia vita quotidiana?
Il testimone
ALBERTO MARVELLI
Un giovane sempre in prima fila. La testimonianza di Gesù risorto corre sulla sua bicicletta. L'AC è il luogo in cui ha imparato il dono di sé! Si dà una regola fatta di preghiera, sacramenti, carità e coerenza. Dopo la laurea in ingegneria, Alberto parte per il servizio militare e richiamato come sergente si dà da fare per gli sfollati. Terminata la guerra diventa assessore comunale, impegno che accetta con spirito di servizio, concretezza e trasparenza. Ha tempo per tutti, va addirittura alla ricerca di chi ha bisogno, è un appassionato costruttore della città. Lascia sempre a tutti con un pacco di alimenti, un incoraggiamento, un invito, un documento da leggere! Riprende anche il servizio come animatore in AC, dedicandosi soprattutto a visitare le parrocchie per affermare lo stile di vita di un giovane di AC. Nel 1945, giovanissimo, viene candidato sindaco a Rimini. Il 5 ottobre, giorno prima delle elezioni, deve parlare l'ultima volta in pubblico, ma appena fuori casa un camion militare lo investe sulla sua bicicletta.
Pomeriggio: SANTA MESSA