29 dicembre 2011 ore 00.13
IL CORAGGIO DI QUANDO HAI DETTO SI - Veglia di preghiera per l'Avvento
29 dicembre 2011
ore 00.13
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“Il coraggio di quando hai detto SI’”
Veglia di preghiera – Avvento 2011

Canto: Come l’aurora verrai

Annunciazione - Concepimento: Dio entra nella vita dell’uomo e suscita il desiderio di felicità

Dal vangelo di Luca 1, 26-38
Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.

Riflessione sul brano (di Daniele De Angelis)
Il contesto di questo evento, unico nella sua imprevedibilità e portata salvifica, è tutt’altro che straordinario perché Nazareth è il segno della più estrema quotidianità. L’evento è segnato subito da una familiarità unica. La visita dell’angelo si inserisce all’interno di una situazione di vita normale ma per un misterioso disegno di amore l’ordinario diventa straordinario e un angelo porta il messaggio di Dio a Maria, una vergine già promessa sposa ad un uomo di nome Giuseppe. Dio, dunque, si rivolge ad una ragazza di umili condizioni, una ragazza di un oscuro villaggio della Galilea mai nominato prima nelle scritture, una ragazza che nell’immediato futuro dovrebbe sposarsi e costituire una comunissima famiglia. È evidente il fatto che Dio abita il quotidiano: questa è la cornice in cui si fa presente, Lui viene nella vita di ogni giorno, è nella bellezza e semplicità dei piccoli gesti quotidiani.
L’angelo, simbolo della presenza misteriosa di Dio, non si ferma sulla porta di casa, ma entra da lei, entra cioè nella sua vita. Quell’annuncio riguarda Maria in modo così intimo che Maria è illuminata da dentro, è chiamata dal più profondo del suo essere. L’annuncio che l’angelo porta a Maria è una novità ricolma di bellezza, è l’invito ad un moto di gioia. È il volto di una luce che squarcia le tenebre della condizione umana, è una illuminazione, un germe di novità che trasforma la vita, è grazia. Allo stesso modo Dio irrompe nella nostra vita per poterla illuminare da dentro e non semplicemente dall’esterno. Anche noi possiamo lasciarci visitare e abitare da Dio così come è successo a Maria.
L’angelo saluta Maria con l’invito alla gioia: Rallegrati Maria! Gioisci perché è giunto il momento della buona notizia, il lieto evento. Maria è piena di grazia perché il Signore si è fatto vicino, ha guardato Maria, ha un progetto per lei, ha pensato ad un disegno di amore. Ogni incontro con Dio è generante, per questo quando siamo toccati dalla grazia di Dio si manifesta la gioia. Dio ha un messaggio anche per noi, un invito capace di scatenare lo stupore e la novità.
Maria rimane turbata e si domanda come questo possa avvenire. Quando Dio appare e irrompe nella vita dell’uomo genera sempre turbamento, non un sentimento di paura, ma di domanda. Maria colta dalla sproporzione tra ciò che riesce umanamente a comprendere e il mistero che si manifesta inizia a meditare il senso di questo annuncio, medita le parole che ha ricevuto. Dunque, anche a noi è chiesto di fermarci, di sostare, di stare con la Parola che ci abita da sempre. Confrontarsi con Dio richiede tempo.
L’angelo rassicura Maria con le stesse parole che saranno usate da Gesù durante la sua vita e dopo la sua risurrezione: “Non temere”. Questa ragazza simbolo di tutta l’umanità è chiamata per nome, ha trovato grazia presso Dio che l’ha guardata e si è innamorato di lei, l’ha resa capace di poter partecipare alla salvezza dei figli di Dio. Non possiamo avere paura dell’Emanuele, del DIO CON NOI. Dio non ci lascia soli, è disposto ad accompagnare ogni passo della nostra vita, si impegna con noi, così come si è impegnato con Maria. Trovare grazia presso qualcuno è una espressione biblica che dice la bellezza di una persona agli occhi dell’altra, esprime un innamoramento. È lo sguardo di Dio che rende belli, è il suo sguardo che crea la bontà e la verità della persona.
Subito dopo l’angelo le annuncia la maternità attraverso l’uso di tre verbi significativi: concepire, dare alla luce e dare il nome. Maria deve accogliere la vita di Gesù in modo attivo e partecipato. Dovrà farsi piccola per far spazio alla grandezza di Gesù. Cambia il soggetto e l’attenzione si sposta su Gesù. In un certo senso Maria sparisce dalla scena così come avverrà per Giovanni Battista che deve diminuire affinché cresca Gesù. Questo è qualcosa che possiamo imparare anche noi, possiamo imparare a mettere sempre Gesù al primo posto, possiamo metterlo al primo posto per poterci mettere dietro di lui.
Maria poi interroga l’angelo. È un interrogativo consolante perché non è frutto della sfiducia, ma è una domanda che riguarda le modalità e non le possibilità di questo intervento di Dio. Maria esprime il suo desiderio di comprendere per poter rispondere meglio a questo invito. La risposta dell’angelo è densa di significato perché dà risalto all’atto creativo di Dio che si compie attraverso lo Spirito Santo. La realizzazione della nostra vita, come quella di Maria, passa necessariamente per l’opera dello Spirito Santo, non è solamente il frutto del nostro impegno e dei nostri sforzi. Possiamo fare come Maria, possiamo metterci in umile e sincera disposizione d’accoglienza del suo progetto d’amore. Lo Spirito ci lascia liberi di accoglierlo o rifiutarlo, ci rende responsabili, capaci di rispondere, questo vuol dire coscienza, consapevolezza, totalità.
L’angelo poi offre spontaneamente a Maria un segno che non aveva richiesto, le annuncia l’evento straordinario della gravidanza di Elisabetta che è già in età avanzata. Arriva a questo punto l’adesione incondizionata di Maria al progetto di Dio. È la risposta di un amore totalmente libero. È un atto di partecipazione consapevole, è un atto di fede. Maria non è più quella di prima, in lei ora c’è una nuova identità, ora è la serva del Signore. L’eccomi di Maria permette a Dio di entrare nel mondo, di farsi carne. È straordinario il fatto che per compiere la storia della salvezza dell’uomo e della creazione, Dio, pur non avendone alcun bisogno, chiede la collaborazione dell’uomo, esaltandone così la dignità. Dio cerca l’uomo, la sua collaborazione, rivolgendosi ad una ragazza poco più che adolescente che vive in un centro sperduto di un impero. Maria rappresenta la realizzazione massima della libertà umana. La libertà infatti non scaturisce da me, ma da una chiamata. Libertà dunque significa saper aderire. Maria semplicemente risponde affidandosi al mistero infinito che è stato capace di rivolgersi a lei. Maria si è fatta serva, questa è la forma più vera di risposta perché è la forma più alta di amore. Così la sua libertà ha acquisito un senso perché si è legata a Qualcuno. La libertà non è assenza di legami o impegni, ma è l’esaltazione dell’umanità capace di semplicità e passione. Apriamo il cuore e la mente a questo nuovo inizio. Maria ci insegna che la grandezza dell’eterno si gioca tutta nella fragilità dell’istante presente. Questo ci renda attenti, desiderosi di non perdere nulla della ricchezza di questo tempo.

Io & Dio: Desiderio
Dio non può parlarci se noi non ci lasciamo attrarre da Lui, se non ci lasciamo trovare da Lui. Questo significa non accontentarsi di un incontro superficiale, esterno, ma significa avere fame e sete della sua Parola. È possibile allora dilatare lo spazio del cuore lasciandoci convertire dal suo amore. In questo senso vivere il desiderio significa avere la certezza che Dio è sempre oltre ciò che posso sentire, è sempre oltre ciò che posso capire, è sempre oltre ciò che posso immaginare, ma questo oltre non è mai distante dalla mia esperienza concreta, è un oltre che mi corrisponde pienamente, per questo lo cerco.

Canto: Ecco il nostro sì

Attesa: fiducia e abbandono in Dio che ci salva e ci realizza

Dal vangelo di Luca 1, 39-56
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore». Allora Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,
per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Maria, Donna dell'attesa (don Tonino Bello)
La vera tristezza non è quando, la sera, non sei atteso da nessuno al tuo rientro in casa, ma quando tu non attendi più nulla dalla vita. E la solitudine più nera, la soffri non quando trovi il focolare spento, ma quando non lo vuoi accendere più. Quando pensi, insomma, che la musica è finita. E ormai i giochi sono fatti. La vita allora scorre piatta verso un epilogo che non arriva mai. Maria è la più santa delle creature proprio perché tutta la sua vita appare cadenzata dai ritmi gaudiosi di chi aspetta qualcuno. Già il contrassegno iniziale con cui il pennello di Luca la identifica, è carico di attese: “Promessa sposa di un uomo della casa di Davide”. Fidanzata, cioè. A nessuno sfugge a quale messe di speranze e di batticuori faccia allusione quella parola che ogni donna sperimenta come preludio di misteriose tenerezze. Prima ancora che nel Vangelo venga pronunziato il suo nome, di Maria si dice che era fidanzata. In attesa di Giuseppe. In ascolto del frusciare dei suoi sandali, sul far della sera, quando, profumato di legni e di vernici egli sarebbe venuto a parlare dei suoi sogni. Ma anche nell’ultimo fotogramma con cui Maria, si congeda dalla Scrittura essa viene colta nell’atteggiamento dell’attesa. Lì, nel Cenacolo, al piano superiore, in compagnia dei discepoli, in attesa dello Spirito. Vergine in attesa, all’inizio. Madre, in attesa, alla fine. E nell’arcata sorretta da queste due trepidazioni, una così umana e l’altra così divina, cento altre attese struggenti. L’attesa di Lui, per nove lunghissimi mesi. L’attesa del giorno, l’unico che lei avrebbe voluto di volta in volta rimandare, in cui suo figlio sarebbe uscito di casa senza farvi ritorno mai più. L’attesa dell’”ora”; l’unica per la quale non avrebbe saputo frenare l’impazienza e di cui, prima del tempo, avrebbe fatto traboccare il carico di grazia sulla mensa degli uomini. L’attesa dell’ultimo rantolo dell’ Unigenito inchiodato sul legno. L’attesa del terzo giorno, vissuta in veglia solitaria davanti alla roccia. Attendere: infinito del verbo amare. Anzi, nel vocabolario di Maria, amare all’infinito. Santa Maria, Vergine dell’attesa, donaci del tuo olio perché le nostre lampade si spengono. Vedi: le riserve si sono consumate. Non ci mandare ad altri venditori, riaccendi nelle nostre anime gli antichi fervori che ci bruciavano dentro, quando bastava un nonnulla per farci trasalire di gioia. Santa Maria,Vergine dell’attesa, donaci un’anima vigilante. Sentinella del mattino, ridestaci nel cuore la passione di giovani annunci da portare al mondo, che si sente già vecchio. Portaci finalmente arpa e cetra, perché con te mattiniera possiamo svegliare l’aurora. Facci capire che non basta accogliere: bisogna attendere. Accogliere talvolta è segno di rassegnazione. Attendere è sempre segno di speranza. Rendici, perciò, ministri dell’attesa. E il Signore che viene, Vergine dell’attesa, ci sorprenda, anche per la tua materna complicità, con la lampada in mano.

Io & Dio: Fiducia
Dio vuole donarci la grazia dell’incontro, è su questo dono che possiamo fondare la nostra speranza, la nostra consolazione e la nostra fiducia. La crescita spirituale non è il frutto di un nostro sforzo, ma è frutto di un atteggiamento disponibile. Si tratta di riposare nella certezza che è il Signore che ci viene incontro, è Lui che vuole per primo la nostra felicità. Sarà Lui a gettare un seme in noi, un seme capace di crescere da solo, se saremo terra accogliente. Noi non dobbiamo pensare all’ampiezza e alla profondità di questo incontro, ma solo alla lunghezza cioè possiamo non disperdere il tempo che ci è dato. Così avviene anche nella preghiera, noi non possiamo regolare la qualità, ma solo la quantità.

Canto: Tu, fidati di me

Nascita - Incarnazione: Dio pienezza e senso della vita

Dal vangelo di Luca 2, 15-20
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

Maria, donna accogliente (di don Tonino Bello)
Accolse nel cuore, fece largo, cioè, nei suoi pensieri ai pensieri di Dio; ma non si sentì per questo ridotta al silenzio. Offrì volentieri il terreno vergine del suo spirito alla gerrninazione del Verbo; ma non si considerò espropriata di nulla. Gli cedette con gioia il suolo più inviolabile della sua vita interiore, ma senza dover ridurre gli spazi della sua libertà. Diede stabile alloggio al Signore nelle stanze più segrete della sua anima; ma non ne sentì la presenza come violazione di domicilio. Accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio. Questa ospitalità la dice lunga sullo stile di Maria, delle cui mille altre accoglienze il Vangelo non parla, ma che non ci è difficile intuire. Nessuno fu mai respinto da lei. E tutti trovarono riparo sotto la sua ombra. Dalle vicine di casa alle antiche compagne di Nazareth. Dai parenti di Giuseppe agli amici di gioventù di suo figlio. Dai poveri della contrada ai pellegrini di passaggio. Da Pietro in lacrime dopo il tradimento a Giuda che forse quella notte non riuscì a trovarla in casa...
Santa Maria, donna accogliente, rendici capaci di gesti ospitali verso i fratelli. Sperimentiamo tempi difficili, in cui il pericolo di essere defraudati dalla cattiveria della gente ci fa vivere tra porte blindate e sistemi di sicurezza. Non ci fidiamo più l'uno dell'altro. Vediamo agguati dappertutto. Il sospetto è divenuto organico nei rapporti col prossimo. Il terrore di essere ingannati ha preso il sopravvento sugli istinti di solidarietà che pure ci portiamo dentro. E il cuore se ne va a pezzi dietro i cancelli dei nostri recinti. Disperdi, ti preghiamo, le nostre diffidenze. Facci uscire dalla trincea degli egoismi corporativi. Allenta le nostre ermetiche chiusure nei confronti di chi è diverso da noi. Abbatti le nostre frontiere: le frontiere culturali, prima di quelle geografiche.
Santa Maria, donna accogliente, aiutaci ad accogliere la Parola nell'intimo del cuore. A capire, cioè, come hai saputo fare tu, le irruzioni di Dio nella nostra vita. Egli non bussa alla porta per intimarci lo sfratto, ma per riempire di luce la nostra solitudine. Non entra in casa per metterci le manette, ma per restituirci il gusto della vera libertà. Lo sappiamo: è la paura del nuovo a renderci spesso inospitali nei confronti del Signore che viene. I cambiamenti ci danno fastidio. E siccome lui scombina sempre i nostri pensieri, mette in discussione i nostri programmi e manda in crisi le nostre certezze, ogni volta che sentiamo i suoi passi, evitiamo di incontrarlo, nascondendoci dietro la siepe, come Adamo tra gli alberi dell'Eden. Facci comprendere che Dio, se ci guasta i progetti, non ci rovina la festa; se disturba i nostri sonni, non ci toglie la pace. E una volta che l'avremo accolto nel cuore, anche il nostro corpo brillerà della sua luce.

Io & Dio: Accoglienza
- Dio vive nel mio quotidiano, nella normalità degli eventi?
- Dio mi chiama per nome, mi tocca personalmente?
- Dio è presente dentro la concretezza della mia vita?
- Dio mi ha dato un messaggio, mi ha dato un compito da assolvere?
- Dio provoca la mia letizia, la mia gioia?
- Dio suscita il mio stupore e innesca le mie domande?
- Dio innesca in me il cambiamento, genera una novità?
- Dio ha il mio tempo e la mia riflessione?

Gesto: davanti all’immagine di Maria con Gesù bambino viene acceso un lumino per ogni litania di don Tonino Bello. Ciascuno al termine può aggiungere la sua preghiera spontanea.

MARIA DONNA FERIALE
rendimi allergico ai tripudi di feste che naufragano nel vuoto
MARIA DONNA DELL’ATTESA
distruggi in me la frenesia di volere tutto e subito
MARIA DONNA INNAMORATA
affrancami dalla voglia di essere sempre capito e amato
MARIA DONNA GESTANTE
donami la gioia di sentire nel grembo i fremiti del mondo
MARIA DONNA ACCOGLIENTE
dilata a non finire in me la tenda dell'accoglienza
MARIA DONNA DEL PRIMO PASSO
insegnami a camminare senza contare i passi
MARIA DONNA MISSIONARIA
rendi polverosi i miei piedi per il lungo calcare i sentieri del mondo
MARIA DONNA DI PARTE
rendi costante in me il rigetto di ogni compromesso
MARIA DONNA DEL PRIMO SGUARDO
dilata i miei occhi con la luce del Risorto
MARIA DONNA DEL PANE
affina in me il gusto dell’essenziale nella semplicità
MARIA DONNA DI FRONTIERA
snidami dalle retroguardie della mia codardìa spirituale
MARIA DONNA CORAGGIOSA
attrezzami per osare l'impossibile e l'imprevedibile
MARIA DONNA IN CAMMINO
provoca in me il rifiuto definitivo della poltrona e delle pantofole
MARIA DONNA DEL RIPOSO
fammi sognare a occhi aperti accanto a tutti i poveri del mondo
MARIA DONNA DEL VINO NUOVO
regalami un cuore traboccante di gioia e di letizia
MARIA DONNA DEL SILENZIO
stabilisci il mio domicilio nella contemplazione di Dio
MARIA DONNA DEL SERVIZIO
prestami il tuo grembiule preparato a Nazareth e mai dismesso
MARIA DONNA VERA
strappami le plastiche facciali che sfregiano l’immagine di Dio
MARIA DONNA DEL POPOLO
abolisci in me ogni traccia di privilegio e annullane anche il desiderio
MARIA DONNA CHE CONOSCE LA DANZA
fa’ di me un rigo musicale su cui ognuno possa cantare la sua vita
MARIA DONNA DEL SABATO SANTO
rendimi familiare la morte come ingresso nella risurrezione
MARIA DONNA DEL TERZO GIORNO
addestrami a leggere la storia alla luce dell’Apocalisse
MARIA DONNA CONVIVIALE
prepara ogni giorno la mensa del mio cuore con tovaglia, un fiore, un pane
MARIA DONNA DEL PIANO SUPERIORE
scioglimi dall'arroganza della carriera per accedere solo al piano dello Spirito Santo
MARIA DONNA BELLISSIMA
fa' che io scopra le iridescenze di una vita tutta acqua e sapone
MARIA DONNA ELEGANTE
donami un sorriso per ogni gesto di amore
MARIA DONNA DEI NOSTRI GIORNI
depenna eventuali rimpianti del passato, perché renda già presente il futuro
MARIA DONNA DELL'ULTIMA ORA
affretta il mio passo verso il fratello che mi attende, verso il Cristo che mi precede, verso il Padre pronto ad accogliermi nell'Amore dello Spirito.

Preghiera conclusiva (di Giovanni Paolo II)
Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e limpido come acqua di sorgente. Dammi un cuore semplice, che non si ripieghi ad assaporare le proprie tristezze. Ottienimi un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla compassione. Un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore di alcun male. Formami un cuore dolce e umile, che ami senza esigere di essere riamato. Un cuore che ami, contento di scomparire in altri cuori, conforme a quello di tuo Figlio. Donami un cuore grande e indomabile, così che nessuna ingratitudine lo possa chiudere e nessuna indifferenza lo possa stancare. Donami un cuore tormentato dalla gloria di Gesù Cristo, ferito dal Suo Amore, con una piaga che non si rimargini se non in cielo.

Benedizione finale

Canto: Ave Maria