23 luglio 2008 ore 21.00
L'IDENTITA' DELLA PERSONA - Proposta per incontro adulti di AC

23 luglio 2008
ore 21.00
ore 21.00
L’IDENTITA’ DELLA PERSONA
Traccia di riflessione per Adulti di AC
Camposcuola Gruppo adulti - Capradosso 2008
a cura di Daniele De Angelis
“La vita: una bellissima musica tra due insondabili silenzi”
La domanda sul che cose è l’uomo è sbagliata perché riporta l’uomo come una cosa, un oggetto. Più sensata è la domanda: Chi è l’uomo? L’uomo nella sua concretezza storica risulta essere in relazione al mondo che lo circonda. È vera l’espressione che dice: nessun uomo è un’isola. L’individuo non è originariamente un puro io isolato da tutto il resto. Troviamo noi stessi in ciò che è altro da noi. L’elemento fondamentale che costituisce il nostro mondo è ciò che chiamiamo esperienza; il mondo umano è un mondo di esperienza. Abbiamo dunque definito che cosa è il mondo umano, l’umanità, non ci resta che definire l’uomo. La domanda fondamentale che si pone l’antropologia è quella sulla persona: CHI E’ L’UOMO? Tanto più tentiamo di rispondere a questa domanda, tanto più questa si approfondisce, perché inevitabilmente l’uomo rimanda al Mistero. Solo l’uomo può domandare, solo l’uomo domanda in modo esplicito su se stesso. Gli animali vivono in modo inconscio, l’uomo invece è diventato a se stesso una grande e continua domanda. Ora io posso domandare solo se non ho ciò che chiedo. Posso domandare solo su ciò che mi manca. L’uomo sente una mancanza, non è autosufficiente, dunque, l’uomo per natura è costretto a domandare. Domandare significa allora cercare, dunque occorre sapere già ciò che si cerca. Questo ci dice che è insita nell’uomo la domanda fondamentale, l’esigenza fondamentale, un bisogno necessario che vuole essere appagato. Heidegger: “Quanto più domandiamo tanto più la vita si illumina, il domandare è la pietà del pensiero”.
Tre sono le esperienze che costringono l’uomo a pensare, a riflettere:
Stupore e la meraviglia: Aristotele diceva che la filosofia nasce dalla meraviglia, come la teologia dalla meraviglia dell’uomo di fronte alla Rivelazione. Lo stupore è all’origine del domandare.
Limite e delusione: esperienza della frustrazione, del fallimento, della morte. La morte ci rende domanda a noi stessi. Portiamo il peso delle nostre decisioni, della nostra libertà. Portiamo con noi i limiti della nostra corporeità, della nostra educazione e le conseguenze dei nostri sbagli. Siamo possibilità continua, ma non infinita. La morte è un limite oggettivo. Jaspers: “La morte è un muro contro cui sbattiamo e naufraghiamo”. Tutto questo pone le condizioni di possibilità per una domanda. La sofferenza è oggi considerata un disvalore, va evitata il più possibile. Al dolore abbiamo associato il rimedio, se questo non è possibile allora c’è la fuga, se non è possibile la fuga, il suicidio. La verità è che siamo fragilissimi, non sappiamo più affrontare il reale, non sappiamo più convivere con la diversità, la realtà è che abbiamo bisogno di comunione.
Non senso: Vogliamo dare senso alla vita. Vale la pena di vivere questa vita condizionata? L’uomo è un essere per la morte? Da qui ha origine il problema antropologico. Si cercano le radici più profonde dell’uomo.
Il filosofo tedesco Martin Heidegger definiva l’uomo come infinita possibilità di scelta, ma comunque rimaneva una scelta all’uomo che negava tutte le altre, questa scelta è la morte. Secondo questo pensiero Heidegger definiva l’uomo un essere per la morte. Occorre ora farsi un’altra domanda: Veramente l’uomo è solo un essere per la morte, oppure è qualcos’altro? Ancora una volta torna evidente la domanda su chi è l’uomo. Questa domanda non può essere evitata ed è per questo che si è sempre riproposta all’uomo nel tempo. Tutti gli uomini, di tutti i tempi hanno desiderato sapere, desiderano la verità. Possiamo mettere un primo punto fondamentale se diciamo che l’uomo è desiderio. Ma che cosa è il desiderio? Desiderio = Desiderare = De – sidere = guardare in alto, guardare le stelle = tendere all’infinito. Siamo giunti al centro della questione. L’uomo ad ogni momento non vuole niente meno che l’infinito. Ora che cosa può appagare questa sete di infinito? Sicuramente niente di tutto ciò che è creaturale, niente di tutto ciò che ci circonda, niente, nemmeno la persona che abbiamo accanto può realizzarci pienamente. Questo non deve impaurirci, ma apre alla bellezza del vivere. Solo l’infinito può appagare la nostra sete di infinito. Pascal: “Che cosa è l’uomo nella natura? Un tutto rispetto al nulla, un nulla rispetto all’infinito, qualcosa di mezzo tra il tutto e il nulla.
(Che cosa) – (Chi) dunque è infinito? È infinito tutto ciò che non ha fine. Siamo arrivati a rispondere alla nostra domanda fondamentale. Quale uomo ha avuto la pretesa di vivere per sempre? Nessuno. Solo Gesù Cristo ha avuto la inaudita pretesa di essere senza fine. Non c’è stato nessun altro al mondo che ha avuto questa pretesa. Una pretesa che può essere vera perché solo lui ha avuto la pretesa di essere il Figlio di Dio, vero uomo e vero Dio. “Io sono (Io sono colui che sono = Yhwh) la Via, la Verità, la Vita”. Non solo.
Lc 1,31-33
31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
Mt 28,20
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
Apocalisse: Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo.
1 Cor 13,1-8
1 Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. 2 E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. 3 E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. 4 La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, 5 non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6 non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. 7 Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 8 La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. 9 La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. 10 Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11 Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. 12 Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. 13 Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!
Cos’è la carità? È amore. Cos’è l’amore? Non è un sentimento, ma è una persona. DEUS CARITAS EST = Dio è amore.
Occorre descrivere adesso qual è la condizione dell’uomo in questa nostra epoca contemporanea.
L’aver dimenticato Dio ha portato l’assolutizzazione dell’uomo con il conseguente sviluppo del pensiero nichilista*, relativista, edonista. La dignità della persona non conta più nulla. La cultura moderna da l’impressione di essere in una “APOSTASIA SILENZIOSA”. Si vive come se Dio non esistesse. Avanza il deserto diceva Heidegger, cioè la cultura della morte. Come vive l’uomo oggi?: “Ecclesia in Europa” cap. I n. 6-17. Il Papa Giovanni Paolo II evidenzia delle problematiche:
- OFFUSCAMENTO DELLA SPERANZA: Stagione di smarrimento, disorientamento. Numerosi sono i segnali di preoccupazione. C’è una perdita della memoria e dell’identità cristiana accompagnata da un agnosticismo pratico. Indifferenza religiosa, si vive senza eredità culturale, senza tradizioni. Non meravigliano i tentativi di escludere l’anima cristiana dall’Europa.
- PAURA NELL’AFFRONTARE IL FUTURO: Del futuro non si ha desiderio, ma paura. Il vuoto interiore attanaglia molte persone. C’è una drammatica diminuzione della natalità, un calo delle vocazioni al sacerdozio e una crisi della vita matrimoniale.
- FRAMMENTAZIONE DELL’ESISTENZA: Sensazione di solitudine, di divisione. Crisi familiare, conflitti etnici, tensioni interreligiose, egocentrismo.
- CRESCENTE AFFIEVOLIRSI DELLA SOLIDARIETA’: Indifferenza etica, emarginazione di deboli e dei poveri.
Possiamo concludere con una frase di una poesia di Holderlin: “Proprio là dove cresce il pericolo, cresce anche la possibilità di salvezza”. In altre parole, lì dove cresce il pericolo si sente maggiormente la presenza di Dio.
Tre esperienze positive che danno speranza all’uomo:
Libertà: L’uomo è possibilità pura, possibilità da realizzare in ogni momento. Secondo Fichte: “Essere liberi è niente, diventare liberi è il cielo, è tutto”. La vita è vissuta quando è libera. Con il cristianesimo tutti sono stati resi liberi per la prima volta, siamo stati resi fratelli, figli di Dio.
Bisogno di altri: La dimensione sociale è fondamentale, l’uomo è un essere con gli altri e per gli altri. Nel libro della sapienza si legge: “Maledetto l’uomo solo”. L’uomo è strutturalmente costituito per l’altro. LEVINAS (Approfondimento). Per dire io devo prima dire tu. Dire io significa dire eccomi. Dire Eccomi significa seguire chi ci chiama. Vocazione di Dio.
Bisogno di significato: Noi vogliamo essere pienamente felici, vogliamo vivere in modo pieno. Per questo siamo in continua ricerca e non ci accontentiamo di ciò che è superficiale. Vogliamo sempre qualcosa in più. Vogliamo Dio.
Possiamo ora ricordare il paragrafo 22 della enciclica Gaudium et Spes, il paragrafo più citato da Giovanni Paolo II.
PARAGRAFO 22 Gaudium et spes
22. Cristo, l'uomo nuovo.
In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro (Rm 5,14) e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione. Egli è « l'immagine dell'invisibile Iddio » (Col 1,15) è l'uomo perfetto che ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme già subito agli inizi a causa del peccato. Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con intelligenza d'uomo, ha agito con volontà d'uomo ha amato con cuore d'uomo. Nascendo da Maria vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché il peccato. Agnello innocente, col suo sangue sparso liberamente ci ha meritato la vita; in lui Dio ci ha riconciliati con se stesso e tra noi e ci ha strappati dalla schiavitù del peccato; così che ognuno di noi può dire con l'Apostolo: il Figlio di Dio « mi ha amato e ha sacrificato se stesso per me» (Gal 2,20). Cristo, infatti, è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina; perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale. Per Cristo e in Cristo riceve luce quell’ enigma del dolore e della morte, che al di fuori del Vangelo ci opprime. Con la sua morte egli ha distrutto la morte, con la sua risurrezione ci ha fatto dono della vita, perché anche noi, diventando figli col Figlio, possiamo pregare esclamando nello Spirito: Abba, Padre!.
Nell’uomo assume un ruolo centrale la domanda: “Che cosa bisogna fare per realizzare la propria esistenza?” Davanti a questa domanda non è possibile sottrarsi. L’esistenza umana, prima che come compito appare come appello dell’altro che vuole essere riconosciuto ad essere qualcuno per me. Solo alla luce di questo appello l’esistenza umana appare realizzata. L’uomo è in definitiva orientato verso l‘altro e l’ALTRO. (Elemento della orizzontalità e verticalità – ׀ = +) Ulteriore dato che possiamo aggiungere alla nostra riflessione riguarda l’Alterità cioè la persona altra da noi.
NOZIONE DI PERSONA
Il termine persona nella Bibbia non è presente, ma il suo corrispettivo si trova nel termine VOLTO. Per indicare la persona si indica dunque il volto. Nel mondo romano il termine persona fa la sua comparsa come Prosopon = Maschera dell‘attore. Persona poi diviene un termine fondamentale nel diritto romano come colui che è detentore di diritti e doveri. La persona è intesa come personalità giuridica. Con il cristianesimo il termine persona acquista un valore divino. I Padri della Chiesa indicheranno come persona la figura di Cristo. Il filosofo ebreo Levinas darà al volto una centralità essenziale nel suo pensiero. APPROFONDIMENTO “IL VOLTO: EPIFANIA DELL’ALTERITA’”.
RACCONTO EBRAICO
Rabbì ai discepoli: Quando possiamo dire che è finita la notte ed è arrivato il giorno?
1° discepolo: Quando riusciamo a distinguere un cedro da un olivo.
Rabbì: No.
2° discepolo: Quando riusciamo a distinguere una pecora bianca da una nera.
Rabbì: No.
3° discepolo: Quando riusciamo a distinguere il cielo dal mare.
Rabbì: No.
Discepoli: Quando maestro possiamo dire che è finita la notte ed è arrivato il giorno?
Rabbì: Quando riusciamo a vedere nel volto di un uomo, il volto di un fratello.
CARATTERI FONDAMENTALI DELLA PERSONA
UNICITA’: La persona non è una cosa, ma è un qualcuno sempre soggetto unico e irripetibile.
SPIRITUALITA’: La persona è domanda, è spirito, è l’essere della comunione. Questa apertura denota intelligenza e volontà. Nell’uomo c’è il desiderio della verità assoluta. Siamo fatti per Dio.
INTERIORITA’: La persona è libera e responsabile.
SACRALITA’: La persona è sempre fine e mai mezzo. L’uomo è sacro, la sua immagine a somiglianza divina rimane intatta anche se offuscata o abbruttita dal peccato.
L’amore è l’essenza costitutiva dell’uomo. L’amore è donazione, è un donare che non richiede nulla in cambio. L’amore è la realizzazione più completa dell’uomo. Più ti doni più cresci, più ti perdi e più ti ritrovi. L’amore è relazione diretta con Dio perché solo Dio è la pienezza dell’uomo. Il bene dell’altro è ciò che lo rende felice e ciò che lo rende pienamente felice è solo Dio. Se io voglio rendere felice l’altro devo dunque portargli Dio. EVANGELIZZARE = Portare il Vangelo = Portare la buona notizia. Qual è questa buona notizia? Il cuore dell’uomo è mosso sempre ad interrogarsi sulla propria identità, sul proprio destino. All’uomo è concesso domandare quale sia la posizione che Dio ha assunto nei confronti dell’uomo. La risposta divina è risuonata una volta per tutte nel grembo di Maria: Gesù Cristo, il Figlio del Dio Vivente. Questa è la risposta fatta carne. Il luogo dell’esistenza di Cristo è il cuore umano. Cristo è la risposta ad ogni dubbio, ad ogni domanda.
* Lettura della poesia di Antonio Machado “LX”
Stanotte quando dormivo
Sognai, santa illusione!
Che fluiva una fontana
Dentro questo cuore mio.
Stanotte quando dormivo
Sognai, santa illusione!
Che avevo un alveare
Dentro questo cuore mio.
Stanotte quando dormivo
Sognai, santa illusione!
Che splendeva un sole ardente
Dentro questo cuore mio.
Stanotte quando dormivo
Sognai, santa illusione!
Che era Dio quello che avevo
Dentro questo cuore mio.
Salmo 63
O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco,
di te ha sete l’anima mia,
a te anela la mia carne,
come terra deserta,
arida, senz’acqua.
Così nel santuario ti ho cercato,
per contemplare la tua potenza e la tua gloria.
Poiché la tua grazia vale più della vita,
le mie labbra diranno la tua lode.
Così ti benedirò finché io viva,
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Mi sazierò come a lauto convito,
e con voci di gioia ti loderà la mia bocca.
Quando nel mio giaciglio di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia
e la forza della tua destra mi sostiene.
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Traccia di riflessione per Adulti di AC
Camposcuola Gruppo adulti - Capradosso 2008
a cura di Daniele De Angelis
“La vita: una bellissima musica tra due insondabili silenzi”
La domanda sul che cose è l’uomo è sbagliata perché riporta l’uomo come una cosa, un oggetto. Più sensata è la domanda: Chi è l’uomo? L’uomo nella sua concretezza storica risulta essere in relazione al mondo che lo circonda. È vera l’espressione che dice: nessun uomo è un’isola. L’individuo non è originariamente un puro io isolato da tutto il resto. Troviamo noi stessi in ciò che è altro da noi. L’elemento fondamentale che costituisce il nostro mondo è ciò che chiamiamo esperienza; il mondo umano è un mondo di esperienza. Abbiamo dunque definito che cosa è il mondo umano, l’umanità, non ci resta che definire l’uomo. La domanda fondamentale che si pone l’antropologia è quella sulla persona: CHI E’ L’UOMO? Tanto più tentiamo di rispondere a questa domanda, tanto più questa si approfondisce, perché inevitabilmente l’uomo rimanda al Mistero. Solo l’uomo può domandare, solo l’uomo domanda in modo esplicito su se stesso. Gli animali vivono in modo inconscio, l’uomo invece è diventato a se stesso una grande e continua domanda. Ora io posso domandare solo se non ho ciò che chiedo. Posso domandare solo su ciò che mi manca. L’uomo sente una mancanza, non è autosufficiente, dunque, l’uomo per natura è costretto a domandare. Domandare significa allora cercare, dunque occorre sapere già ciò che si cerca. Questo ci dice che è insita nell’uomo la domanda fondamentale, l’esigenza fondamentale, un bisogno necessario che vuole essere appagato. Heidegger: “Quanto più domandiamo tanto più la vita si illumina, il domandare è la pietà del pensiero”.
Tre sono le esperienze che costringono l’uomo a pensare, a riflettere:
Stupore e la meraviglia: Aristotele diceva che la filosofia nasce dalla meraviglia, come la teologia dalla meraviglia dell’uomo di fronte alla Rivelazione. Lo stupore è all’origine del domandare.
Limite e delusione: esperienza della frustrazione, del fallimento, della morte. La morte ci rende domanda a noi stessi. Portiamo il peso delle nostre decisioni, della nostra libertà. Portiamo con noi i limiti della nostra corporeità, della nostra educazione e le conseguenze dei nostri sbagli. Siamo possibilità continua, ma non infinita. La morte è un limite oggettivo. Jaspers: “La morte è un muro contro cui sbattiamo e naufraghiamo”. Tutto questo pone le condizioni di possibilità per una domanda. La sofferenza è oggi considerata un disvalore, va evitata il più possibile. Al dolore abbiamo associato il rimedio, se questo non è possibile allora c’è la fuga, se non è possibile la fuga, il suicidio. La verità è che siamo fragilissimi, non sappiamo più affrontare il reale, non sappiamo più convivere con la diversità, la realtà è che abbiamo bisogno di comunione.
Non senso: Vogliamo dare senso alla vita. Vale la pena di vivere questa vita condizionata? L’uomo è un essere per la morte? Da qui ha origine il problema antropologico. Si cercano le radici più profonde dell’uomo.
Il filosofo tedesco Martin Heidegger definiva l’uomo come infinita possibilità di scelta, ma comunque rimaneva una scelta all’uomo che negava tutte le altre, questa scelta è la morte. Secondo questo pensiero Heidegger definiva l’uomo un essere per la morte. Occorre ora farsi un’altra domanda: Veramente l’uomo è solo un essere per la morte, oppure è qualcos’altro? Ancora una volta torna evidente la domanda su chi è l’uomo. Questa domanda non può essere evitata ed è per questo che si è sempre riproposta all’uomo nel tempo. Tutti gli uomini, di tutti i tempi hanno desiderato sapere, desiderano la verità. Possiamo mettere un primo punto fondamentale se diciamo che l’uomo è desiderio. Ma che cosa è il desiderio? Desiderio = Desiderare = De – sidere = guardare in alto, guardare le stelle = tendere all’infinito. Siamo giunti al centro della questione. L’uomo ad ogni momento non vuole niente meno che l’infinito. Ora che cosa può appagare questa sete di infinito? Sicuramente niente di tutto ciò che è creaturale, niente di tutto ciò che ci circonda, niente, nemmeno la persona che abbiamo accanto può realizzarci pienamente. Questo non deve impaurirci, ma apre alla bellezza del vivere. Solo l’infinito può appagare la nostra sete di infinito. Pascal: “Che cosa è l’uomo nella natura? Un tutto rispetto al nulla, un nulla rispetto all’infinito, qualcosa di mezzo tra il tutto e il nulla.
(Che cosa) – (Chi) dunque è infinito? È infinito tutto ciò che non ha fine. Siamo arrivati a rispondere alla nostra domanda fondamentale. Quale uomo ha avuto la pretesa di vivere per sempre? Nessuno. Solo Gesù Cristo ha avuto la inaudita pretesa di essere senza fine. Non c’è stato nessun altro al mondo che ha avuto questa pretesa. Una pretesa che può essere vera perché solo lui ha avuto la pretesa di essere il Figlio di Dio, vero uomo e vero Dio. “Io sono (Io sono colui che sono = Yhwh) la Via, la Verità, la Vita”. Non solo.
Lc 1,31-33
31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
Mt 28,20
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
Apocalisse: Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo.
1 Cor 13,1-8
1 Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. 2 E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. 3 E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. 4 La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, 5 non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6 non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. 7 Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 8 La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. 9 La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. 10 Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11 Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. 12 Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. 13 Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!
Cos’è la carità? È amore. Cos’è l’amore? Non è un sentimento, ma è una persona. DEUS CARITAS EST = Dio è amore.
Occorre descrivere adesso qual è la condizione dell’uomo in questa nostra epoca contemporanea.
L’aver dimenticato Dio ha portato l’assolutizzazione dell’uomo con il conseguente sviluppo del pensiero nichilista*, relativista, edonista. La dignità della persona non conta più nulla. La cultura moderna da l’impressione di essere in una “APOSTASIA SILENZIOSA”. Si vive come se Dio non esistesse. Avanza il deserto diceva Heidegger, cioè la cultura della morte. Come vive l’uomo oggi?: “Ecclesia in Europa” cap. I n. 6-17. Il Papa Giovanni Paolo II evidenzia delle problematiche:
- OFFUSCAMENTO DELLA SPERANZA: Stagione di smarrimento, disorientamento. Numerosi sono i segnali di preoccupazione. C’è una perdita della memoria e dell’identità cristiana accompagnata da un agnosticismo pratico. Indifferenza religiosa, si vive senza eredità culturale, senza tradizioni. Non meravigliano i tentativi di escludere l’anima cristiana dall’Europa.
- PAURA NELL’AFFRONTARE IL FUTURO: Del futuro non si ha desiderio, ma paura. Il vuoto interiore attanaglia molte persone. C’è una drammatica diminuzione della natalità, un calo delle vocazioni al sacerdozio e una crisi della vita matrimoniale.
- FRAMMENTAZIONE DELL’ESISTENZA: Sensazione di solitudine, di divisione. Crisi familiare, conflitti etnici, tensioni interreligiose, egocentrismo.
- CRESCENTE AFFIEVOLIRSI DELLA SOLIDARIETA’: Indifferenza etica, emarginazione di deboli e dei poveri.
Possiamo concludere con una frase di una poesia di Holderlin: “Proprio là dove cresce il pericolo, cresce anche la possibilità di salvezza”. In altre parole, lì dove cresce il pericolo si sente maggiormente la presenza di Dio.
Tre esperienze positive che danno speranza all’uomo:
Libertà: L’uomo è possibilità pura, possibilità da realizzare in ogni momento. Secondo Fichte: “Essere liberi è niente, diventare liberi è il cielo, è tutto”. La vita è vissuta quando è libera. Con il cristianesimo tutti sono stati resi liberi per la prima volta, siamo stati resi fratelli, figli di Dio.
Bisogno di altri: La dimensione sociale è fondamentale, l’uomo è un essere con gli altri e per gli altri. Nel libro della sapienza si legge: “Maledetto l’uomo solo”. L’uomo è strutturalmente costituito per l’altro. LEVINAS (Approfondimento). Per dire io devo prima dire tu. Dire io significa dire eccomi. Dire Eccomi significa seguire chi ci chiama. Vocazione di Dio.
Bisogno di significato: Noi vogliamo essere pienamente felici, vogliamo vivere in modo pieno. Per questo siamo in continua ricerca e non ci accontentiamo di ciò che è superficiale. Vogliamo sempre qualcosa in più. Vogliamo Dio.
Possiamo ora ricordare il paragrafo 22 della enciclica Gaudium et Spes, il paragrafo più citato da Giovanni Paolo II.
PARAGRAFO 22 Gaudium et spes
22. Cristo, l'uomo nuovo.
In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro (Rm 5,14) e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione. Egli è « l'immagine dell'invisibile Iddio » (Col 1,15) è l'uomo perfetto che ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme già subito agli inizi a causa del peccato. Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con intelligenza d'uomo, ha agito con volontà d'uomo ha amato con cuore d'uomo. Nascendo da Maria vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché il peccato. Agnello innocente, col suo sangue sparso liberamente ci ha meritato la vita; in lui Dio ci ha riconciliati con se stesso e tra noi e ci ha strappati dalla schiavitù del peccato; così che ognuno di noi può dire con l'Apostolo: il Figlio di Dio « mi ha amato e ha sacrificato se stesso per me» (Gal 2,20). Cristo, infatti, è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina; perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale. Per Cristo e in Cristo riceve luce quell’ enigma del dolore e della morte, che al di fuori del Vangelo ci opprime. Con la sua morte egli ha distrutto la morte, con la sua risurrezione ci ha fatto dono della vita, perché anche noi, diventando figli col Figlio, possiamo pregare esclamando nello Spirito: Abba, Padre!.
Nell’uomo assume un ruolo centrale la domanda: “Che cosa bisogna fare per realizzare la propria esistenza?” Davanti a questa domanda non è possibile sottrarsi. L’esistenza umana, prima che come compito appare come appello dell’altro che vuole essere riconosciuto ad essere qualcuno per me. Solo alla luce di questo appello l’esistenza umana appare realizzata. L’uomo è in definitiva orientato verso l‘altro e l’ALTRO. (Elemento della orizzontalità e verticalità – ׀ = +) Ulteriore dato che possiamo aggiungere alla nostra riflessione riguarda l’Alterità cioè la persona altra da noi.
NOZIONE DI PERSONA
Il termine persona nella Bibbia non è presente, ma il suo corrispettivo si trova nel termine VOLTO. Per indicare la persona si indica dunque il volto. Nel mondo romano il termine persona fa la sua comparsa come Prosopon = Maschera dell‘attore. Persona poi diviene un termine fondamentale nel diritto romano come colui che è detentore di diritti e doveri. La persona è intesa come personalità giuridica. Con il cristianesimo il termine persona acquista un valore divino. I Padri della Chiesa indicheranno come persona la figura di Cristo. Il filosofo ebreo Levinas darà al volto una centralità essenziale nel suo pensiero. APPROFONDIMENTO “IL VOLTO: EPIFANIA DELL’ALTERITA’”.
RACCONTO EBRAICO
Rabbì ai discepoli: Quando possiamo dire che è finita la notte ed è arrivato il giorno?
1° discepolo: Quando riusciamo a distinguere un cedro da un olivo.
Rabbì: No.
2° discepolo: Quando riusciamo a distinguere una pecora bianca da una nera.
Rabbì: No.
3° discepolo: Quando riusciamo a distinguere il cielo dal mare.
Rabbì: No.
Discepoli: Quando maestro possiamo dire che è finita la notte ed è arrivato il giorno?
Rabbì: Quando riusciamo a vedere nel volto di un uomo, il volto di un fratello.
CARATTERI FONDAMENTALI DELLA PERSONA
UNICITA’: La persona non è una cosa, ma è un qualcuno sempre soggetto unico e irripetibile.
SPIRITUALITA’: La persona è domanda, è spirito, è l’essere della comunione. Questa apertura denota intelligenza e volontà. Nell’uomo c’è il desiderio della verità assoluta. Siamo fatti per Dio.
INTERIORITA’: La persona è libera e responsabile.
SACRALITA’: La persona è sempre fine e mai mezzo. L’uomo è sacro, la sua immagine a somiglianza divina rimane intatta anche se offuscata o abbruttita dal peccato.
L’amore è l’essenza costitutiva dell’uomo. L’amore è donazione, è un donare che non richiede nulla in cambio. L’amore è la realizzazione più completa dell’uomo. Più ti doni più cresci, più ti perdi e più ti ritrovi. L’amore è relazione diretta con Dio perché solo Dio è la pienezza dell’uomo. Il bene dell’altro è ciò che lo rende felice e ciò che lo rende pienamente felice è solo Dio. Se io voglio rendere felice l’altro devo dunque portargli Dio. EVANGELIZZARE = Portare il Vangelo = Portare la buona notizia. Qual è questa buona notizia? Il cuore dell’uomo è mosso sempre ad interrogarsi sulla propria identità, sul proprio destino. All’uomo è concesso domandare quale sia la posizione che Dio ha assunto nei confronti dell’uomo. La risposta divina è risuonata una volta per tutte nel grembo di Maria: Gesù Cristo, il Figlio del Dio Vivente. Questa è la risposta fatta carne. Il luogo dell’esistenza di Cristo è il cuore umano. Cristo è la risposta ad ogni dubbio, ad ogni domanda.
* Lettura della poesia di Antonio Machado “LX”
Stanotte quando dormivo
Sognai, santa illusione!
Che fluiva una fontana
Dentro questo cuore mio.
Stanotte quando dormivo
Sognai, santa illusione!
Che avevo un alveare
Dentro questo cuore mio.
Stanotte quando dormivo
Sognai, santa illusione!
Che splendeva un sole ardente
Dentro questo cuore mio.
Stanotte quando dormivo
Sognai, santa illusione!
Che era Dio quello che avevo
Dentro questo cuore mio.
Salmo 63
O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco,
di te ha sete l’anima mia,
a te anela la mia carne,
come terra deserta,
arida, senz’acqua.
Così nel santuario ti ho cercato,
per contemplare la tua potenza e la tua gloria.
Poiché la tua grazia vale più della vita,
le mie labbra diranno la tua lode.
Così ti benedirò finché io viva,
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Mi sazierò come a lauto convito,
e con voci di gioia ti loderà la mia bocca.
Quando nel mio giaciglio di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia
e la forza della tua destra mi sostiene.
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