ore 16.36
Comunità parrocchiale
Comune Monsampolo del Tronto
OTTAVARIO DEI DEFUNTI
Rosario e messa al cimitero del nostro comune:
il primo, il due e il sei novembre 2022 ore 15.00
il 02 novembre giorno di preghiera e di opere di bene dedicato ai nostri defunti, la messa verrà
celebrata solo al cimitero.
NB IN CASO DI MALTEMPO LE MESSE SARANNO CELEBRATE NELLA CHIESA DI MARIA SS ASSUNTA IN MONSAMPOLO
Nei giorni tre, quattro e cinque Novembre
la messa feriale delle ore 18.00
sarà celebrata a Stella e Monsampolo.
Mentre a Sant’Egidio celebreremo la messa venerdì 04 novembre alle ore 21.00.
don andrea parroco
Possiamo acquistare a favore delle anime del Purgatorio l’indulgenza plenaria (una sola volta) dal mezzogiorno del 1° novembre fino a tutto il 2 novembre vistando una chiesa (non necessariamente una parrocchia) e ivi recitando il Credo e il Padre Nostro.
Sono inoltre da adempiere le tre condizioni che occorrono per qualsiasi indulgenza plenaria:
- confessione sacramentale Questa condizione può essere adempiuta parecchi giorni prima o dopo. Con una confessione si possono acquistare più indulgenze plenarie, purché permanga in noi l’esclusione di qualsiasi affetto al peccato, anche veniale.
- comunione eucaristica.
- preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice recitando Padre Nostro, Ave Maria e Gloria al Padre.
- distacco da ogni affetto al peccato, anche veniale.
La stessa facoltà è concessa nei giorni dal 1° all’ 8 novembre al fedele che devotamente visita il cimitero e anche soltanto mentalmente prega per i fedeli defunti, sempre rispettando le medesime condizioni generali (confessione, comunione, preghiera secondo le intenzioni del Papa e distacco dal peccato) .
Il valore delle Indulgenze
La ricorrenza della Commemorazione dei Fedeli Defunti, suscita in tutti noi il ricordo di chi ci ha lasciato e il desiderio di rinnovare nella preghiera quegli affetti che con i nostri cari ci hanno tenuto uniti durante la loro vita terrena. E’ ciò che esprimiamo con il termine suffragio, parola che deriva dal verbo latino suffragari che significa: soccorrere, sostenere aiutare. In vari modi la Chiesa ci insegna che possiamo suffragare le anime dei nostri cari defunti: con la celebrazione di Sante Messe, con i meriti che acquistiamo compiendo le opere di carità, con l’applicazione delle indulgenze. In particolare su questa pratica, ultimamente un po’ trascurata, vogliamo soffermare il nostro pensiero.
Che cosa sono le indulgenze
Leggiamo dal catechismo la definizione:
“L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele debitamente disposto, e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi.”
La teologia cattolica insegna che ogni nostro peccato ha una duplice conseguenza: genera una colpa e comporta una pena.
Mentre la colpa, che possiamo concepire come la rottura o il deturpamento dell’amicizia con Dio, è rimessa dall’assoluzione sacramentale nella confessione, (attraverso la quale Dio cancella l’offesa ricevuta), la pena permane anche oltre l’assoluzione. Allontaniamo da noi ogni pensiero che si tratti di una castigo che Dio infligge, analogamente a quanto avviene nel codice penale per i reati commessi contro la legge degli uomini.
La pena di cui parliamo è una conseguenza che deriva dalla natura stessa del peccato, che oltre ad essere offesa a Dio è anche contaminazione e corruzione dell’uomo. I nostri peccati infatti rendono sempre più faticoso ricostruire l’amicizia con Dio e superare quella inevitabile inclinazione al male che permane anche dopo la remissione sacramentale, come conseguenza del peccato stesso. Semplificando, pensiamo ad una ferita: anche dopo che ha smesso di sanguinare continua a darci dolore, ed è un punto debole: basta un piccolo urto perché riprenda l’emorragia. Il nostri corpo deve faticare per ricostruire il tessuto nella sua integrità e solo allora possiamo dirci veramente guariti. Il peccato è una ferita dell’anima e anche dopo il nostro pentimento e l’assoluzione sacramentale rimane come una debolezza, siamo più fragili, più soggetti a ricadere proprio dove siamo già caduti, rischiamo che quella ferita non pienamente rimarginata, si riapra proprio nello stesso punto. Le indulgenze che possiamo acquistare anche per noi stessi (esempio il perdono d’Assisi o le indulgenze dell’Anno Santo) sono come un medicamento cicatrizzante, ci confermano nel proposito di rinnegare il peccato e sanciscono la nostra volontà di aderire pienamente al progetto di Dio.
Pensiamo ancora cosa avviene quando l’amicizia tra due viene infranta. Essa si ricostruirà ma con fatica; anche dopo che l’offesa è stata perdonata, rimane come una difficoltà nei rapporti, finché con il tempo e la reciproca buona volontà non si rimuovono completamente le cause e i ricordi del litigio.
Ora noi non possiamo certamente dubitare della volontà di Dio di riammetterci alla sua piena comunione, ma dobbiamo dubitare delle nostre capacità a staccarci completamente dal peccato e da ogni affetto malsano; è necessario un lungo cammino di conversione e di purificazione. La pena temporale non è quindi da concepire come una vendetta di Dio ma come il tempo necessario a noi per rigenerare la nostra capacità di amare Dio sopra ogni cosa. Questa pena temporale esige d’essere compiuta in questa vita come riparazione, o in Purgatorio come purificazione. Nel cammino terreno il cristiano dovrà quindi vedere come mezzi di purificazione, che facilitano il cammino verso la santità: le varie prove e la sofferenza stessa, l’impegno nelle opere di carità, la preghiera, le varie pratiche di penitenza e, non ultimo, l’acquisto delle indulgenze. Ma poiché difficilmente possiamo presumere che in questa vita riusciremo a giungere a quella perfezione che ci permetterebbe di essere, immediatamente dopo il nostro trapasso, ammessi alla piena comunione con Dio, la Giustizia Divina prevede un tempo di purificazione anche dopo la nostra morte, in quella particolare condizione, (chiamata Purgatorio), nella quale si troverà la nostra anima al termine del nostro esilio terreno e in attesa di giungere alla piena comunione con Dio. Leggiamo ancora nel Catechismo: “Coloro che muoiono nell’amicizia di Dio, ma imperfettamente purificati, benché sicuri della propria salvezza eterna, vengono sottoposti, dopo la morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia di Dio”
La comunione dei Santi
E’ a questo punto necessario introdurre un altro elemento importante per la comprensione delle indulgenze che applichiamo ai nostri defunti. In questo cammino di perfezione e di purificazione non siamo soli, ma come i rocciatori impegnati in una scalata siamo legati gli uni agli altri da un legame invisibile, ma reale, che la Chiesa chiama Comunione dei Santi. Abbiamo infatti la consapevolezza di appartenere alla stessa famiglia dei figli di Dio e la certezza che quanto ognuno di noi opera o soffre, in comunione con Cristo e come offerta a Padre, produce frutti di bene a favore di tutti. Dice il Catechismo: “Noi crediamo alla comunione di tutti i fedeli in Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione, dei beati in cielo; tutti insieme formiamo una sola Chiesa. Noi crediamo che in questa comunione l’amore misericordioso di Dio e dei suoi santi ascolta costantemente le nostre preghiere.”
In questo contesto possiamo affermare l’importanza delle preghiere di suffragio e le indulgenze con le quali soccorriamo i nostri defunti, abbreviando i tempi della loro purificazione. Consideriamo quindi un’opera altamente meritoria ricordare coloro che ci hanno fatto del bene, continuare a sentirci a loro vicini e solidali nel cammino di purificazione che stanno compiendo nel Purgatorio. Ancora più meritevole appare poi la preghiera rivolta a Dio per le anime più abbandonate e più bisognose delle sua Misericordia, quella devozione alle Anime Sante del Purgatorio che purtroppo sopravvive solo nelle persone più anziane. Non è da ritenersi cosa superata l’applicazione di Messe e suffragi in favore di chi pure non abbiamo conosciuto direttamente, quelle preghiere rivolte a Dio per le anime che attualmente si trovano in uno stato di attesa e di bisogno; un modo per farsi amici, come direbbe Vangelo, che “ci accolgano un giorno nelle dimore eterne”.
Come aiutare i defunti
La morte non spezza i legami che abbiamo con i defunti. Le “tre” Chiese: peregrinante, purificante, trionfante, rimangono strettamente unite come vasi comunicanti: i beni di una si riversano sulle altre. E’ una verità di fede che proclamiamo nel simbolo apostolico quando affermiamo: “credo nella comunione dei santi”.
Con queste differenze. Noi che siamo ancora in vita possiamo con fiducia invocare e ottenere l’aiuto dei beati in cielo, questi sicuramente intercedono per noi, (particolarmente i nostri patroni, i parenti, gli amici, le persone che abbiamo amato). Le anime del Purgatorio invece si trovano in una condizione per la quale non possono più meritare per sé stessi; mentre noi abbiamo possibilità di aiutarli, di lenire le loro sofferenze, abbreviando la loro purificazione.
Da sempre la Chiesa accompagna i defunti, dopo la morte, con particolari riti e preghiere. La liturgia esequiale onora il corpo del defunto in cui Dio è stato presente mediante la Grazia dei Sacramenti e spinge lo sguardo all’ultimo avvenimento della storia, quando Cristo tornerà glorioso per ridare vita ai corpi e renderli partecipi della sua gloria.
Il più grande desiderio dell’uomo è vincere la morte, che trova la risposta certa in Gesù morto e risorto, salito al cielo per preparare un posto per ciascuno di noi. Accomiatandosi dai discepoli Gesù ha promesso: “Vado a prepararvi un posto. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché anche voi siate dove sono io” (Gv 14,2-4). Per questo la liturgia esequiale è una celebrazione pasquale: un momento in cui i fedeli, mentre pregano per il defunto, affidandolo alla misericordia di Dio, ravvivano la propria fede e speranza in Cristo che tutti attende nel suo regno di amore.
Una delle preghiere recita: “Dio, Padre misericordioso, tu ci doni la certezza che nei fedeli defunti si compie il mistero del tuo Figlio, morto e risorto: per questa fede che noi professiamo, concedi al nostro fratello che si è addormentato in Cristo, di risvegliarsi con noi nella gioia della risurrezione”.
La Chiesa, madre e maestra, ci indica parecchi mezzi per suffragare le anime dei nostri cari e aiutarle a raggiungere la pienezza della vita eterna. L’aiuto più efficace è la S. Messa in suffragio dei defunti. La celebrazione Eucaristica, rinnovando il sacrificio di Gesù, è l’atto supremo di adorazione e riparazione che possiamo offrire a Dio per le anime dei defunti.
La preghiera: un mezzo sempre efficace, alla portata di tutti, tanto più efficace quando non chiediamo aiuti e beni per noi stessi, ma perdono e salvezza per le anime dei nostri cari. Questa preghiera è tanto gradita a Dio perché coincide con la sua volontà salvifica: Egli desidera, attende di incontrarci tutti in Cielo, in quella beatitudine per la quale ci ha creati. Oltretutto per molti di noi è un dovere di gratitudine per il bene ricevuto da parenti e amici e insieme una garanzia perché le anime, giunte in Paradiso, pregheranno per noi. Tra le preghiere tanto raccomandate dalla Madonna, la recita del Rosario, con l’aggiunta dopo il Gloria, di una invocazione per i defunti: l’Eterno riposo.
Oltre la preghiera possiamo suffragare le anime con mortificazioni, sacrifici, penitenze, beneficenza e atti di carità, in riparazione dei peccati commessi mentre erano in vita.
La Chiesa ci propone per suffragare le anime del Purgatorio anche la pratica delle indulgenze. Queste ottengono la remissione della pena temporale dovuta per i peccati. Ogni colpa, anche dopo il perdono, lascia come un debito da riparare per il male commesso. La Chiesa traendo dal suo tesoro “spirituale”, costituito dalle preghiere dei Santi e dalle opere buone compiute da tutti i fedeli, quanto è da offrire a Dio perché Egli “condoni” alle anime dei defunti quella pena che altrimenti essi dovrebbero trascorrere nel Purgatorio.
L’indulgenza più nota è legata alla commemorazione di tutti i defunti, il 2 novembre.
Si può lucrare l’indulgenza plenaria a partire dal mezzogiorno del 1° novembre a tutto il 2 novembre visitando una Chiesa, (si reciti almeno un Padre nostro e il Credo). Questa indulgenza si può lucrare una sola volta nei due giorni ed è applicabile solo ai defunti. Si aggiungono le solite condizioni per le indulgenze: distacco da ogni affetto al peccato anche veniale, Confessione, Comunione, preghiera secondo le intenzioni del Papa (Pater, Ave, Gloria) che possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti il 2 novembre.
Inoltre nei giorni dall’1 all’8 novembre chi visita il cimitero e prega per i defunti può lucrare una volta al giorno l’indulgenza plenaria, applicabile ai defunti, sono sempre da rispettare le condizioni generali di cui sopra. E’ sufficiente confessarsi una sola volta per lucrare più indulgenze, invece la Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Papa vanno ripetute ogni volta.