07 febbraio 2000 ore 22.48
Per…dono – Adorazione Eucaristica 2000
07 febbraio 2000
ore 22.48

Momento di preghiera: "PER…DONO"
7 febbraio 2000-Chiesa di S. Onofrio
ESPOSIZIONE DI GESU' EUCARESTIA

CANTO INZIALE : Come Davide

Come Davide che cantò a Javhè danzerò ed esulterò davanti al Re dei re!
Come Miryam che suonò i timpani , batterò le mie mani davanti al Re dei re !
Rit: Noi veniam davanti a Te per adorarti o Re, noi veniam e t' adoriam
Gesù sei il Re!
Come Giuda fece in battaglia faremo un suono gioioso davanti al Re dei re !
Come Giosuè fece a Gerico gridiamo la nostra vittoria davanti al Re dei re !

Dal Vangelo di Luca (23 , 39- 43)

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava :"non sei tu il Cristo?Salva te stesso e anche noi!"Ma l'altro lo rimproverava :"Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena ?Noi giustamente , perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male".E aggiunse :"Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno ".Gli rispose :"In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".

Riflettiamo insieme

CONFESSIONE

"…Il padre Cristoforo non era sempre stato così, né sempre erastato Cristofero: il suo nome di battesimo era Lodovico. Era figlio d'un mercante che, né suoi ultim' anni, trovandosi assai fornito di beni, e con quell' unico figliuolo, aveva rinunziato al traffico, e s'era dato a viver da signore. Andava un giorno Lodovico per una strada della sua città, seguito da due bravi, e accompagnato da un tal Cristoforo. Era fedele servitore di circa cinquant'anni, affezionato, dalla gioventù, a Lodovico, che aveva veduto nascere.
Vide Lodovico spuntar da lontano un signor tale, arrogante e soverchiatore di professione, col quale non aveva mai parlato in vita sua, ma che gli era cordiale nemico, e al quale rendeva, pur di cuore, il contraccambio: giacchè è uno de' vantaggi di questo mondo, quello di poter odiare ed esser odiati, senza conoscersi. Costui, seguito da quattro bravi, s'avanzava diritto, con passo superbo, con la testa alta, con la bocca composta alterigia e allo sprezzo. Tutt'e due camminavan rasente al muro; ma Lodovico lo strisciava col lato destro; e ciò, secondo una consuetudine gli dava il diritto di non istaccarsi dal detto muro, per dar passo a chi si fosse; l'altro pretendeva, all'opposto, che quel diritto competesse a lui, come a nobile, e che a Lodovico toccasse d'andare nel mezzo. Quando si trovarono a viso a viso, il signor tale, squadrando Lodovico gli disse: "fate luogo ". " fate luogo voi, "rispose Lodovico. " La diritta è mia"
" Co' vostri pari, è sempre mia."
" Si, se l'arroganza de' vostri pari fosse legge per i pari miei."
Così s'avventerono l'uno all'altro; i seguitori delle due parti si slanciarono alla difesa de' loro padroni. Lodovico aveva già ricevuto al braccio sinistro una pugnalata d'un bravo, e una sgraffiatura leggera in una guancia, e il nemico principale gli piombava addosso per finirlo, quando Cristoforo, vedendo il suo padrone nell'estremo periodo, andò col pugnale addosso al signore. Questo, rivolta tutta la sua ira contro di lui, lo passò con la spada. A quella vista, Lodovico, come fuor di sé, cacciò la sua nel ventre del feritore il quale cadde moribondo.
Lodovico non aveva mai, prima d'allora, sparso sangue; l'impressione ch'egli ricevette dal vedere l'uomo morto per lui, e l'uomo morto da lui, fu nuova e indicibile; fu una rivelazione di sentimenti ancora sconosciuti.
Strascinandosi in un convento, non sapeva quasi dove si fosse, né cosa si facesse; e, quando fu tornato in sé, si trovò in un letto dell'infermeria, nelle mani del frate chirurgo.
Appena Lodovico ebbe potuto raccogliere i suoi pensieri, chiamato un frate confessore, lo pregò che cercasse della vedova di Cristoforo, le chiedesse in suo nome perdono d'essere stato lui la cagione, quantunque ben certo involontaria, di quella desolazione, e, nello stesso tempo, l'assicurasse ch'egli prendeva la famiglia sopra di sé …"

PREGHIERA

CONVERSIONE

"… Riflettendo quindi a' casi suoi, sentì rinascere più che mai vivo e serio quel pensiero di farsi frate: gli parve che Dio medessimo l'avesse messo sulla strada, e datogli un segno del suo volere, facendolo capitare in un convento. Qui avvenne il pentimento di Lodovico. Contenta la famiglia dell'ucciso, che ne usciva con onore; contenti i frati che salvavano un uomo e i loro privilegi, senza farsi alcun nemico; contento il popolo, che vedeva fuor d'impiccio un uomo ben voluto, e che, nello stesso tempo, ammirava una conversione; contento finalmente, e più di tutti, in mezzo al dolore, il nostro Lodovico, il quale cominciava una vita d'espiazione e di servizio, che potesse, se non riparare, pagare almeno il mal fatto, e rintuzzare il pungolo intollerabile del rimorso. Il sospetto che la sua risoluzione fosse attribuita alla paura, l'afflisse un momento; ma si consolò subito. Così, a trent'anni, si ravvolse nel sacco; e, dovendo, secondo l'uso, lasciare il suo nome, e prenderne un altro: si chiamò fra Cristoforo …"

PREGHIERA

"…Appena cominciata la cerimonia della vestizione, il novizio s' inchinò profondamente, e chiese al guardiano una grazia. "Permettetemi, padre, " disse, "che, prima di partir da questa città, dove ho sparso il sangue d'uomo, dove lascio una famiglia crudelmente offesa, io la ristori almeno dell'affronto, ch'io mostri almeno il mio rammarico di non poter risarcire il danno, col chiedere scusa al fratello dell'ucciso, e gli levi, se Dio benedice la mia intenzione, il rancore dell'animo".
Quando vide il fratello dell'ucciso, inginocchiandosi ai suoi piedi, incrociando le mani sul petto, e, chinando la testa rasa, disse: "io sono l'omicida di suo fratello. Sa Iddio se vorrei restituirglielo a costo del mio sangue; ma, non potendo altro che farle inefficaci e tarde scuse, la supplico d'accettarle per l'amor di Dio". Il gentiluomo, turbato da quelle parole, prese il frate per le braccia e lo sollevò dicendo: "Lei non ha più bisogno del mio perdono. Ma poiché lo desidera, certo, io le perdono di cuore". Il volto del frate si aprì a una gioia riconoscente, sotto la quale traspariva però ancora un'umile e profonda coscienza del male. Il gentiluomo, vinto da quell'aspetto, gli gettò le braccia al collo, e gli diede e ne ricevette il bacio di Pace ."

RIFLESSIONE

Da VERSO CASA di Susanna Tamaro
"…Spesso si pensa al perdono come a qualcosa che si può concedere a chi ci ha ferito in modo grave, e questo sicuramente è una le sue forme più alte. Raramente si pensa invece al perdono come un sentimento volto a se stesso. "Riconciliatevi con voi stessi, riconciliatevi con la vostra infanzia. Senza riconciliazione non ci può essere libertà né amore." (Padre Roger)
Ecco, credo che riconciliazione sia la parola chiave da comprendere.
La riconciliazione è il percosso del riconoscimento della nostra fragilità e l'accettazione del nostro passato, qualunque esso sia. E' questo percorso a rendere l'uomo veramente libero e dunque veramente capace di amore. L'uomo che perdona, l'uomo riconciliato è, prima di ogni altra cosa, l'uomo che non ha difese, che non ha barriere, che non sta in un punto in cui la verità ha un solo colore. L'uomo riconciliato con se stesso sa che la verità non è un colore ma una luce. Una luce che si posa ovunque, scaldando, illuminando, donando a ogni cosa un respiro più ampio.


Canto finale : San Francesco

O Signore fa di me uno strumento, fa di me uno strumento della tua pace,
dov'è odio che io porti l'amore , dov'è offesa che io porti il perdono,
dov'è dubbio che io porti la fede, dov'è discordia che io porti l'unione,
dov'è errore che io porti verità , a chi dispera che io porti la speranza ,
dov'è errore che io porti verità a chi dispera che io porti la speranza.

O maestro dammi tu un cuore grande, che sia goccia di rugiada per il mondo
Che sia voce di speranza che sia un buon mattino per il giorno d'ogni uomo.
E con gli ultimi del mondo sia il mio passo lieto nella povertà, nella povertà.