ore 01.27
clicca su download per scaricare il file .pdf impaginato in veste grafica
GIOVANI DI AZIONE CATTOLICA - parrocchia di Stella di Monsampolo
Quale luce per il mondo - Incontro per giovani
Per cominciare
La Lettera a Diogneto
Un po’ di storia
Verso il 1436, il giovane chierico Tommaso d’Arezzo, venuto a Costantinopoli per studiare greco, scoprì presso un pescivendolo, in un mucchio di carte da imballaggio, un manoscritto greco. Esso era stato rosicchiato dai topi e così poté comprarlo a poco prezzo. Questo manoscritto fu (dico fu perché abbiamo perduto l’originale in un incendio nel 1870) l’unica fonte del nostro testo. Il titolo tradizionale che generalmente viene riportato è Lettera a Diogneto. In realtà esso è dovuto all’iniziativa del primo editore, giacché l’originale dice semplicemente dello stesso (ovvero dello stesso autore di un manoscritto precedente) a Diogneto (= destinatario). La prima cosa che dobbiamo mettere in chiaro per leggere bene questo testo è che non si tratta di una lettera comune, ma di una apologia, ovvero una dimostrazione e una difesa, ma anche una esposizione della propria identità in rapporto al mondo pagano, in particolare a quello colto e filosofico, che si interrogava su questa nuova dottrina, a volte anche calunniandola. Questo testo è stato scritto tra il 120 ed il 200-210 d.C., l’ipotesi più accreditata è che sia stato redatto tra il 190 ed il 200 in Alessandria d’Egitto. L’autore ci è sconosciuto; con tutta probabilità potrebbe essere opera di Panteno, cioè del fondatore della famosa scuola catechetica di Alessandria di cui il più famoso maestro fu poi Origene.
Non siamo dunque agli inizi del Cristianesimo, siamo tuttavia ancora in un tempo abbastanza remoto in cui la comunità cristiana deve trovare una sua collocazione all’interno di un mondo che la vede con sospetto se non addirittura la perseguita.
V-VI,3.
I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell'odio.
A dirla in breve, come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. L'anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. L'anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo.
Provocazioni: quale luce per il mondo?
- Se dovessi definire con una fonte luminosa il tuo modo di essere luce per il mondo, cosa sceglieresti?
- In parole povere, cosa significa essere un laico, oggi, in questo tempo? E cosa significa per te?
- Per “cosa passa” il tuo essere luce?
Per approfondire
La gaudium et spes (1965)
Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia.
Per questo il Concilio Vaticano II, avendo penetrato più a fondo il mistero della Chiesa, non esita ora a rivolgere la sua parola non più ai soli figli della Chiesa e a tutti coloro che invocano il nome di Cristo, ma a tutti gli uomini. A tutti vuol esporre come esso intende la presenza e l'azione della Chiesa nel mondo contemporaneo. Il mondo che esso ha presente è perciò quello degli uomini, ossia l'intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa vive; il mondo che è teatro della storia del genere umano, e reca i segni degli sforzi dell'uomo, delle sue sconfitte e delle sue vittorie [...] L'uomo d'oggi procede sulla strada di un più pieno sviluppo della sua personalità e di una progressiva scoperta e affermazione dei propri diritti. Poiché la Chiesa ha ricevuto la missione di manifestare il mistero di Dio, il quale è il fine ultimo dell'uomo, essa al tempo stesso svela all'uomo il senso della sua propria esistenza, vale a dire la verità profonda sull'uomo. Essa sa bene che soltanto Dio, al cui servizio è dedita, dà risposta ai più profondi desideri del cuore umano, che mai può essere pienamente saziato dagli elementi terreni. Sa ancora che l'uomo, sollecitato incessantemente dallo Spirito di Dio, non potrà mai essere del tutto indifferente davanti al problema religioso, come dimostrano non solo l'esperienza dei secoli passati, ma anche molteplici testimonianze dei tempi nostri. L'uomo, infatti, avrà sempre desiderio di sapere, almeno confusamente, quale sia il significato della sua vita, della sua attività e della sua morte. E la Chiesa, con la sua sola presenza nel mondo, gli richiama alla mente questi problemi. Ma soltanto Dio, che ha creato l'uomo a sua immagine e che lo ha redento dal peccato, può offrire a tali problemi una risposta pienamente adeguata; cose che egli fa per mezzo della rivelazione compiuta nel Cristo, Figlio suo, che si è fatto uomo. Chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, diventa anch'egli più uomo. Partendo da questa fede, la Chiesa può sottrarre la dignità della natura umana al fluttuare di tutte le opinioni che, per esempio, abbassano troppo il corpo umano, oppure lo esaltano troppo. Nessuna legge umana è in grado di assicurare la dignità personale e la libertà dell'uomo, quanto il Vangelo di Cristo, affidato alla Chiesa. Questo Vangelo, infatti, annunzia e proclama la libertà dei figli di Dio, respinge ogni schiavitù che deriva in ultima analisi dal peccato (88) onora come sacra la dignità della coscienza e la sua libera decisione, ammonisce senza posa a raddoppiare tutti i talenti umani a servizio di Dio e per il bene degli uomini, infine raccomanda tutti alla carità di tutti (89).
Per concludere
Se il centrocampo tiene, tutta la squadra gira (T. Bello)
Indugiate, se mai, ad analizzare i bisogni profondi della gente:
i bisogni di senso, gli aneliti di pace, l'ansia di giustizia, la ricerca di dignità, l'attesa di un nuovo ordine economico che assicuri ad ogni essere umano i diritti più elementari.
Quando l'uomo agonizza, questa è l' unica analisi logica sulla quale è lecito soffermarsi.
E solo da una analisi attenta dell'uomo "in situazione" può scatenarsi dentro di voi il desiderio di annunciare Gesù Cristo, facendo capire a tutti che sono ancora possibili cieli nuovi e terra nuova.
Il Signore vi dia il gusto delle cose essenziali. Vi renda ministri della felicità della gente.
Nella ricerca di dare al mondo quel supplemento d'anima che gli manca, vi faccia collaboratori fedeli del vostro Vescovo e dei vostri Presbiteri.
Scegliete le strade del nascondimento, ma anche quelle della chiarezza. Praticate lo stile della semplicità, ma astenetevi dal "semplificare" i problemi. Fate luce alla terra, ma senza pretendere di fare scintille. […]
Rispettate le leggi interne della tecnica e della scienza, ma fate in modo che tutte le realtà temporali volgano lo sguardo "a colui che è stato trafitto".
Portate la tuta di lavoro in chiesa, ma nei cantieri di lavoro portate la veste battesimale.