11 settembre 2006 ore 01.31
Raccontarsi - Veglia alle stelle campo Giovanissimi 2006
11 settembre 2006
ore 01.31

VEGLIA ALLE STELLE – MERCOLEDÌ 23 AGOSTO
Raccontarsi
La storia di ciascuno, se raccontata, rivela la presenza di Gesù Cristo. Una storia raccontata moltiplica il suo valore per il numero di quanti la ascoltano.

Veglia itinerante
1 parte (in cappellina)

Storia o destino: non c’è fortuna o sfortuna nella vita di ciascuno ma scelte, progetti, profezie.
Ascolto della canzone: La storia siamo noi (Francesco De Gregori)
La storia siamo noi, nessuno si senta offeso,
siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da masticare.
E poi ti dicono "Tutti sono uguali,
tutti rubano alla stessa maniera".
Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.
Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
la storia entra dentro le stanze, le brucia,
la storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere.
E poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia)
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
che sanno benissimo cosa fare.
Quelli che hanno letto milioni di libri
e quelli che non sanno nemmeno parlare,
ed è per questo che la storia dà i brividi,
perchè nessuno la può fermare.
La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
siamo noi, bella ciao, che partiamo.
La storia non ha nascondigli,
la storia non passa la mano.
La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano.

Ascolto: D’amore si muore di speranza si vive (mons. Sigalini)
Ci sono giornate in cui ci si mette tutto di traverso. Non te ne va bene una. Disperato, ti rifugi nell'oroscopo, e così aumenta l'illusione e a tempo giusto la depressione. Ma ci sono giornate, e sono le peggiori, in cui sei tu che ha il sempre una scusa pronta di fronte a tutto e a tutti, perché vuoi stare nella tua comodità. Fingi di cercare qualcosa che vale per la tua vita, ma applichi a tutto ciò che ti mettono davanti e a tutti i risultati delle tue ricerche un netto rifiuto. Esiste un torpore della vita, un egoismo camuffato da serietà, un immobilismo conservatore delle proprie posizioni e dei propri privilegi, che sa spegnere ogni entusiasmo. Mi immagino un papà di fronte a un figlio: non c'è nessuna proposta che lo smuove, ma mi immagino anche un giovane di fronte a qualche prospettiva di lasciare il branco, di prendersi in mano la vita, di darle una svolta di autenticità; niente: il mio pub, la mia latta con cui scarrozzo per tutti i centri commerciali i miei amici, le mie abitudini piccole, piccole. Io sto bene così.
A Gesù capitava spesso di trovarsi di fronte a muri di gomma, a gente incapace di spostarsi di una virgola, incapace di dare slancio alla propria vita. Prima di lui calcava la scena Giovanni, un fustigatore di costumi, un uomo rude, scomodo, provocatore. Figurati se io mi lascio incantare da questo spiritato! Non fa ‘l fanatico. Arriva Gesù: la dolcezza in persona, l'uomo di compagnia che non crea distanze nè col buono né col delinquente. “Per chi mi hai preso? per un sentimentale? ci vuole altro per me nella vita! E anche di fronte a Gesù ha trovato la scusa per farsi sempre e solo i fatti suoi. E rimani solo nel tuo brodo, nelle tue false sicurezze, nella tua mediocrità felice e la vita ti si spegne ora lentamente, ora in fretta come una sigaretta che fumi sulla porta di casa. Decidi una vita senza speranza. Chi invece è capace di scegliere viene subito sostenuto da quello che fa.
La speranza non è mai senza concretezza, i fatti la dimostrano.
Ma dove la trovo?

Preghiera

Caro Gesù,
aiutami a vivere
e a capire la preziosità
del dono della vita.
Fa' che non mi limiti a vivere
soltanto perché sono stato chiamato al mondo
Aiutami a capire che non sono uno dei tanti
che sono vissuti sulla terra:
io sono unico.
La vita non è qualcosa di banale,
non è una cosa scontata.
Tanti la possiedono,
ma molti non sono stati capaci di vivere
questo dono fino in fondo.
Aiutami a non perdere tempo,
a investire il mio tempo in ciò che vale,
a rendermi più disponibile verso di te,
che sei la vera gioia, la gioia infinita.
Dammi la forza
di dare una svolta alla mia vita.
Concedimi il silenzio
perché possa sentire la tua voce.
Aiutami a riempire il silenzio di te,
e non soltanto di musica.
Aiutami a vivere con umiltà,
come tu sei vissuto.
Tu che sei vivo,
che sei presente nella storia di ogni uomo,
aiutami perché possa bussare spesso
alla tua porta per incontrarti.

2 parte (sotto le stelle)
Il vangelo: storia di scelte d’amore

Dal Vangelo di Luca 19, 1-12
Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco, un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È andato ad alloggiare nella casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri e, se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Riflessione
Scoppia uno scandalo quando a Gerico, Gesù entrerà in casa del capo dei pubblicani. Ironia del destino, i genitori avevano imposto a costui il nome Zaccheo che significa puro. Ma la professione da lui scelta l’aveva reso l’impuro per eccellenza.
Quello di Zaccheo è un caso disperato.
É Considerato una sanguisuga e un traditore dai suoi connazionali. É ritenuto un intoccabile che rende immondo tutto quel che tocca, compresa la casa dove abita. Zaccheo è un escluso, un etichettato, un perdente, uno sfigato. Zaccheo è isolato, solo negli affetti, nelle relazioni, solo. Nascere, produrre, morire. Che senso ha la sua vita? Che senso la sua storia?
Scrive l’evangelista che Zaccheo cercava di vedere chi era Gesù ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Un annotazione che non riguarda i centimetri di Zaccheo, ma la sua bassezza morale. Zaccheo pensava di dover salire per vedere Gesù. Il Signore lo invita a scendere e Zaccheo lo accoglie pieno di gioia. Ma la gioia di Gesù e Zaccheo non è condivisa dai presenti: per loro Gesù ha contratto l’impurità entrando in casa del peccatore.
Ma quanto mi ama Dio per entrare così nella mia storia? Questa è la domanda che vi fate quando pensate al vostro futuro e vi sentite delle vite da scarto, quando dovete sopportare incomprensioni, sofferenze, dolori, quando perdete ogni speranza nel vostro domani, quando vi sentite sempre di più imprigionati nei vostri peccati a non riuscite ad uscirne, ma quanto mi ama Dio? . E allora parliamo schietti a Gesù ed al suo immenso amore.
Così se io sono stufo degli sforzi inutili per poterti vedere e poterti toccare, cerco libertà e ti trovo impigliato in bivi più grandi di me,
Tu invece mi vedi da lontano fossi anche all’estremità della terra.
Se io fuggo da Dio, dalla vita, me la prendo e credendo di possederla la distruggo,
Tu invece mi vieni incontro fino alla fine, fino a dire e farti per me abbandonare da Dio “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato” (così dirai sulla croce).
Se io sono stato spogliato della Tua immagine, ho creduto che di questo mio corpo potessi fare tutto quello che volevo, l’ho messo pure all’asta,
Tu invece mi hai rivestito con la Tua nudità.
Se io c’ho il fegato a pezzi perché mi ubriaco, ho il cervello che è un colabrodo perché mi impasticco,
Tu, Signore con le tue ferite mi hai guarito.
Se io tante volte mi sento di essere una larva e mi dico ma che vita è questa,
Tu invece abbandonandoti completamente alla morte mi hai ridato la vita, sei sceso, hai visto, ti sei commosso, ti sei fatto vicino, hai fasciato le mie ferite, mi hai accolto, e hai riempito la mia vita.
Come cambia la mia storia alla luce del tuo amore!
Come cambia la mia storia se mi faccio strumento del tuo amore!
Come cambia la mia storia se, come Zaccheo, la racconto in giro, la condivido con gli altri, fino a quadruplicarne il valore.

Ascolto: D’amore si muore di speranza si vive (mons. Sigalini)
Siamo buttati nel mondo a caso oppure c’è qualcuno che ci pensa? C’è un destino cieco che determina la nostra vita o possiamo deciderla noi come meglio ci aggrada? Ci industriamo in mille modi per dare alla nostra esistenza la piega che vogliamo noi oppure siamo come il cane legato a un palo che non può andare oltre il cerchio descritto dalla sua catena?
Ci sono momenti in cui ci sentiamo liberi quasi di volare e altri in cui ci sembra di essere perseguitati da un cieco destino. In alcuni momenti ci sembra di essere noi che definiamo la rotta della nostra vita, in altri ci sembra di essere elegantemente ingannati o presi per i fondelli, come si usa dire.
Abbiamo a disposizione intelligenza, volontà, cuore, affetti, amici, amore materno e paterno amore di coppia: sono tutte energie che ci aiutano a definire la nostra vita. Ci sono anche agenzie specializzate che ci orientano dove piace a loro, vedi per esempio la pubblicità che sta imperversando forse troppo. Siamo di fronte a molte opportunità, spesso troppe per cui non sappiamo da che parte voltarci, quale scegliere.
Gesù si colloca in questa vicenda e ci apre una nuova prospettiva dicendo che la vita dell’uomo è risposta a una chiamata. Non c’è nessun destino cieco nella vita, non c’è nessuna fortuna o sfortuna, ma la risposta originale a una chiamata libera.
Gesù era ormai di casa tra quel gruppo di pescatori che ogni giorno incontrava sul lago: giovani, adulti, sposati, garzoni, padroni di una barca. Una vita faticosa, il lago non regalava niente a nessuno, molte notti a gettare reti e a ritirare solo acqua e sassi. Il pomeriggio a ricucire gli strappi, a immaginare il futuro. Era diventato loro amico. Aveva visto nel loro cuore sete di verità, voglia di futuro diverso, desiderio di giustizia, aspirazione alla bontà. E li chiama! e loro all’istante, dice è vangelo abbandonano barca, reti, progetti, padre e madre e lo seguono. Sentirsi chiamati a qualcosa di bello, di grande, di pulito è ciò che tutti sogniamo. Solo che siamo distratti e non ci sentiamo interpellati da niente. C’è in tutti una chiamata nella vita. Non siamo fatti con lo stampino, ma in maniera originale; nessuno è generico, non siamo clonati, possiamo sperare di intravedere ciò per cui siamo nati, costruire la nostra risposta originale.
Questa è una grande speranza per ogni vita.
Ma dove la trovo?

3 parte (seduti attorno ad un fuoco)
Storie raccontate: vita vissuta e presenza di Cristo

Gesto: alla lettura di ciascuna storia verrà acceso un cero posto vicino alla Parola. É il segno del passaggio dell’amore di Cristo nella vita di ogni uomo. Leggere la propria storia alla luce del Vangelo ci aiuta a riempirla di senso, un senso che va oltre la storia stessa, un senso d’amore.

Dentro la vita...
Sai che ti dico? Che non ci sto capendo più niente, so che mi muovo come un robottino...Eppure dentro questo robottino c’è pure un grande cervello che (senza presunzione) funziona proprio bene!
Quest’esperienza mi ha senza dubbio trasformato e se dico “trasformato” lo intendo nel vero senso della parola. Adesso sono dentro la vita, adesso tutto è diventato più chiaro. É proprio vero: fin quando certe esperienze non si vivono sulla propria pelle non si potranno mai comprendere.
Altro che anemia...! Ricordo la preoccupazione e lo sconcerto del dottore il primo giorno che mi ricoverarono. E poi, come poter dimenticare il momento in cui ho fatto accesso nella camera sterile. Era chiaro che sotto c’era qualcosa che non andava ed io per tutta la notte non feci altro che ripetermi in continuazione LEUCEMIA , talmente ne ero ossessionata che lo ripetevo perfino al contrario. Sono trascorsi più di due mesi e piano, piano sto guarendo! Tu lo sai che io avevo rischiato veramente grosso? Ed io che mi preoccupavo per un 4 in latino o perché non mi piacevo abbastanza.
Non ho niente da dimostrare: intorno a me ho scoperto solo tante belle persone che se pur indirettamente mi aiutano a sentirmi più forte con tutto il loro affetto, la loro solidarietà e la loro generosità. Sono questi i momenti che rendono la tua vita degna di essere vissuta. Io sono contentissimo così, ringrazio Dio per questa prova e continuo a chiedergli di darmi sempre forza e resistenza. Ma lo sai perché sto reagendo così alla grande? Perché io sono una ragazza che ama veramente vivere.
La vita è un battito del cuore di Dio ecco perché io voglio che il cuore del Padre Eterno batta forte forte quando entro in campo.
Mi sento pronta a tutto. Ormai che cosa potrei subire ancora di brutto? Pazienza se non riuscirò a diplomarmi l’anno prossimo. Quando uscirò definitivamente da questo postaccio, sarò nuova!

Una finestra sulla gioia
É difficile stabilire che cosa m’abbia portato a scrivere questa lettera: credo sia in linea di massima un’immensa gratitudine per Dio e per la vita.
Il gruppo di Ac del mio paese è molto affiatato e tra alcuni di noi in particolare è nato un legame fortissimo e meraviglioso, che mi ha aiutato a esorcizzare le grandi difficoltà con i miei genitori, che non accettano il mio impegno cattolico, né riconoscono la purezza incondizionata delle mie emozioni, perché non sanno cosa sia l’affetto disinteressato e non conoscono l’amicizia.
Io volo, perché questa è la vita, piena di amore, di dolcezza, di colori, di allegria, di libertà per pensare, sognare, intensa come mai, ricca di anime, di desideri...
É difficile come lo è parlare di dolore e di rabbia, ma è il contrario, è la felicità: è vedere il lato bello delle cose, di ogni cosa, trasformare una pozzanghera in un oceano e un po’ di cielo azzurro in un universo, è giocare a pallone nel polveroso giardino della chiesa e sentirsi come sul Gran Canyon.
E allora a chi importa della mia famiglia insulsa ed ipocrita, delle solite teste svitate che ci prendono in giro, dei libri di greco, di qualche chilo in più o dei brufoli sul naso?
Quello che tutti cercano nell’originalità del vestire, nel locale più vip, nella trasgressione apparente dello sballo, noi lo abbiamo trovato senza alcuna ricerca nelle quattro chiacchiere sulla panchina e sulla ringhiera della chiesa.
Non c’è bisogno di eccedere, di esagerare, di evadere da chissacché, è sufficiente stare con gente semplice e spontanea, intelligente e soprattutto unica. Lascio agli altri le illusioni, l’adulazione dell’immagine e i falsi entusiasmi, io ho scelto di vivere di emozioni e lo sto facendo.

La rosa del giardino di Dio
Andrea e Annalisa. Una giovane coppia felicemente sposata, e pensata da Dio come immagine del Suo amore per ciascuno di noi, incontra sul loro cammino la Sua mano che gli porge la croce.
L'accolgono con il coraggio di chi sa di potersi fidare. Due anni fa ad Andrea viene diagnosticato un tumore al cervello e inizia un calvario di fatiche, un'altalena di speranze e di conferme che li porta a guardare Dio diritto negli occhi, cercando quello sguardo evangelico di Cristo che su quella stessa croce ci era già stato. Attorniati dai loro amici e circondati da mille premure vivono questi due anni con la forza della fede. Fino a luglio, quando l'ultima tac rivela l'inesorabile cammino del tumore ormai giunto al termine. Iniziano gli ultimi tre mesi della vita di Andrea, nutriti dall'Eucarestia celebrata nella stanza, in casa, dalla preghiera per lui e con lui, da tante parole di affetto e di amore pronunciate con il cuore più che con le labbra.
Tre mesi in cui Andrea lotta disperatamente per rendere meno duro il distacco alla sua amata e ai suoi amici.
Tre mesi nei quali quell'amore e quella fede che li ha uniti nella vita, vuole gettare le radici oltre la vita stessa.
Un mattino di ottobre Andrea incontra la Vita e lo sguardo del Risorto. Il dolore dei suoi è vinto dalla serena fiducia in quella promessa che riecheggia in ogni passo di Annalisa e dei suoi amici, la speranza diventa certezza: Andrea sarà sempre con noi.
Un mese dopo Annalisa festeggia il suo compleanno, e in quel giorno riceve una telefonata dalla sorella che gli chiede di parlarle urgentemente.
Si incontrano, e la sorella con il cuore gonfio di trepidazione e commozione, stringe una rosa bianca tra le mani. «Questa rosa - le spiega - te la manda Andrea. A novembre dell'anno scorso mi aveva chiamato per affidarmi questo compito: Il primo compleanno che Annalisa farà senza di me, dovrai portargli una rosa bianca da parte mia».
Il giorno dopo raccontandoci questo fatto, Annalisa si preoccupava di come potesse fare per conservare il più a lungo possibile quel fiore. Non avrà molta importanza, perché sicuramente il suo profumo rimarrà inalterato nel suo cuore e in quello dei suoi amici fino alla fine dei giorni.

La Storia e le storie
Ciascuno può a questo punto raccontare la propria storia, le proprie emozioni, i propri pensieri, le proprie speranze.

Gesto: Chi condividerà con gli altri la propria storia potrà accendere un cero dal fuoco. É il segno dell’impegno a mantenere accesa la luce dell’Amore di Cristo nel mondo attraverso la propria vita.

Preghiera
Non lasciare
che passi un solo giorno
senza che si sia levato
un raggio di felicità
su un cuore triste.

Chi, nel cammino della vita,
ha acceso anche soltanto una fiaccola
nell'ora buia di qualcuno,
non è vissuto invano.

In ogni avvenimento
passa un sentiero che porta a Dio.

Gesto conclusivo
Nessun gesto come un abbraccio è simbolo di condivisione di vita. Un abbraccio consola chi è triste, un abbraccio festeggia la gioia, un abbraccio suggella il perdono dopo una lite, un abbraccio da coraggio e speranza.
I ragazzi potranno “regalare” a qualcuno un abbraccio, quindi radunatisi stretti intorno al fuoco (come i giocatori della nazionale durante l’inno...) diranno il Padre Nostro
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