13 novembre 2005 ore 10.52
Sei tu? (Mt. 11, 2-11) – Momento di preghiera per gli educatori della diocesi di Ascoli Piceno
13 novembre 2005
ore 10.52

“Sei Tu?”

 TROVIAMO LA PACE:
• con un momento di silenzio
• respiriamo lentamente
• pensiamo che incontreremo il Signore
• chiediamo perdono delle offese fatte
• perdoniamo di cuore le offese ricevute

Cl METTIAMO ALLA PRESENZA DI DIO
• ci facciamo il Segno di croce
• per lo spazio di un Padre nostro guardiamo come Dio ci guarda
• iniziamo la preghiera in ginocchio o come più mi aiuta
• nel nome di Gesù chiediamo al Padre lo Spirito Santo perché il nostro desiderio e la nostra volontà, la nostra intelligenza e la nostra memoria siano ordinati solo a lode e servizio suo

Invocazione allo Spirito:
Vieni in me, o Spirito Santo.
Accordami la tua intelligenza
perché io possa conoscere il Padre
nel meditare la parola del Vangelo.
Accordami il tuo ardore
perché, anche quest'oggi,
esortato dalla tua Parola,
ti cerchi nei fatti e nelle persone
che ho incontrato.
Accordami la tua sapienza,
perché io sappia rivivere e giudicare
alla luce della Parola
quello che oggi ho vissuto,
Accordami la perseveranza
perché con pazienza io penetri
il messaggio di Dio nel Vangelo
e ne ricavi 1'illuminazione,
per vivere e amare la vita
e il Signore della vita.
Accordami la tua fiducia
perché sappia di essere fin d'ora
in comunione misteriosa con Dio,
in attesa di immergermi in lui,
nella vita eterna dove la sua Parola
sarà finalmente svelata
e pienamente realizzata.
{S. Tommaso d'Aquino}

ASCOLTIAMO LA PAROLA
Dal Vangelo secondo Matteo cap. 11 ver. 2-11

Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mando a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri e predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me». Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Si, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto: “Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te”. In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

“Sei tu?” è la domanda fondamentale dell'uomo per riconoscere il suo Signore. Gesù risponde rimandando alle sue opere, come se dicesse: «Io sono colui che vedi attraverso ciò che faccio". La salvezza è accogliere lui che viene così come si rivela, non come lo vorremo noi. In questo brano Gesù risponde alla domanda di chi lo attende, concludendo con una beatitudine che contiene le nove precedenti (5,3-11);
"Beato chi non si scandalizza di me!”. Lui infatti incarna la Parola detta sul monte. Gesù è il promesso dai
profeti, che ci fanno traghettare dalle attese nostre a quelle di Dio. La Chiesa è chiamata a mettere in questione le proprie certezze, senza confonderle con la verità di Dio, i1 quale, per fortuna, compie le sue promesse e non le nostre attese.
“Cosa usciste a vedere?", domanda Gesù alle folle sul Battista. Cerca di far loro capire 1'importanza
della sua figura: egli rappresenta il mistero dell'uomo davanti al mistero di Dio.
Non maestro di certezze, ma ricercatore di verità, Giovanni si pone in questione e si mette in ascolto.
Gesù lo elogia come uomo autentico, cosi diverso dai mezzi busti che si mettono in mostra: è il più grande
tra i nati di donna, anche più dei patriarchi) e dei profeti. Infatti il suo farsi domanda: "Sei tu?", lo pone
sulla soglia del Veniente, pronto ad accoglierne la risposta. Pero il più piccolo nel Regno è più grande di lui: se lui è il punto d'arrivo della promessa, il più piccolo del Regno è 1'inizio del compimento. E questo inizio è violento, come le doglie del parto.

CHIEDIAMO AL SIGNORE CIÒ CHE VOGLIAMO
E il dono che quel brano di Vangelo mi vuol fare: corrisponde a quanto Gesù fa o dice in quel
racconto.

MEDITIAMO E CONTEMPLIAMO LA SCENA
Leggiamo il testo lentamente, punto per punto sapendo che dietro ogni parola c'è il Signore che parla a me usando: la memoria per ricordare, l'intelligenza per capire e applicare alla mia vita, la volontà per desiderare, chiedere, ringraziare, amare, adorare.
(non avrò fretta: non occorre far tutto;è importante sentire e gustare interiormente. Sosto dove e finché trovo frutto, ispirazione, pace e consolazione. Avrò riverenza più grande quando, smettendo di riflettere inizio a parlare con il Signore.)

CONDIVIDIAMO E SPERIMENTIAMO LE MERAVIGLIE DEL SIGNORE.
Le grazie che il Signore concede a ciascuno, soprattutto quelle spirituali, non sono possesso private
dei singoli, ma doni offerti per 1'utilità comune.

CONCLUSIONE
Finiamo con la preghiera del Padre Nostro, usciamo lentamente dalla preghiera. Personalmente alla
fine rifletto brevemente su come è andata, chiedendomi: Sono riuscito a osservare il metodo? Ho
avuto qualche difficoltà? perché? Quale frutto o quali mozioni spirituali ho avuto?