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Video Assembea Elettiva dell'AC Parrocchiale del 2014 -" Una'eterna novità" anche per il 2024 - "Traccia-itinerario-assembleare-2023/24"
https://youtu.be/ll2hEQN-wjQ?si=L6W8bk-83mup4NtI (Evidenziare Link e Cliccare per ascoltare e vedere video)
Video realizzato in occasione dell'assemblea triennale elettiva dell'Azione Cattolica parrocchiale, intitolata "Un'eterna novità", tenutasi domenica 19 Gennaio 2014. Nel video, i consiglieri parrocchiali uscenti raccontano il triennio appena trascorso attraverso 12 parole-chiave e lanciano alcune proposte per il futuro dell'associazione.
https://youtube.com/@ACStella?si=Rw8x_8WMYmbEsNPk ( Evidenziare Link e Cliccare per apri pagina ACStella VIDEO YouTube)
TRACCIA PER - ITINERARIO - ASSEMBLEARE - 2023/2024 - azionecattolica.it
INTRODUZIONE
Diamo avvio all’itinerario che ci porterà alla celebrazione della XVIII Assemblea Nazionale che
si svolgerà alla fine del mese di aprile del 2024.
Si tratta di un percorso articolato che dovrà coinvolgere e attivare la partecipazione di tutti i soci
e i responsabili, ma anche dei simpatizzanti, delle comunità e di quanti riconoscono nell’associazione
una realtà ecclesiale e sociale che si prende cura della costruzione di un «noi sempre più grande».1
Questo è un tempo di discernimento comunitario da vivere completamente immersi
nel cammino sinodale delle Chiese in Italia e nell’apertura della fase universale del Sinodo
dei vescovi che inizierà il prossimo mese di ottobre.
È davvero un tempo di grazia poter vivere la fase del rinnovo democratico delle cariche elettive e
l’elaborazione del nostro documento assembleare, animati dal desiderio di contribuire a questo
passaggio così significativo della Chiesa del dopo Concilio. Siamo consapevoli che il nostro
compito di laici associati è quello di essere profondamente immersi nella complessità di questo
tempo, riconoscendo la possibilità concreta di esprimere una vita fraterna inclusiva e solidale,
prossima e accogliente, generosa e competente. In questo modo sapremo corrispondere
all’invito del papa a collaborare affinché il processo sinodale sia concreto e non astratto,
inclusivo e non autoreferenziale (Papa Francesco, 30 aprile).
In questo lavoro di coinvolgimento e attivazione della partecipazione di ogni ragazzo, giovane
e adulto, vogliamo prenderci cura delle diverse condizioni e situazioni di vita, della pluralità
dei territori e delle realtà urbane: potremo farlo ponendo attenzione alle persone, ai
loro tempi di vita, senza stancarci di invitare, proporre, incoraggiare, promuovere una vita
associativa che faccia spazio a tutti e tutte, a ciascuna e ciascuno. Riaffermiamo la nostra
scelta democratica, non già per regolare il rinnovo delle cariche interne, ma come pratica
formativa e sociale di corresponsabilità e di esercizio di costruzione del Bene di “noi-tutti”:
siamo consapevoli che la pienezza della vita democratica richiede un esercizio di impegno e
servizio che inizia dalla possibilità che ciascuno possa sentirsi chiamato a mettersi in gioco e
offrire i propri talenti per dare valore a scelte e orientamenti della vita di tutti. Occorre davvero
far risuonare il motto di don Lorenzo Milani, caro ai giovani e agli studenti di AC, di cui abbiamo
da poco ricordato i 100 anni dalla nascita: «I care», tutto di questo mondo ci interessa.
Impegnarsi e coinvolgersi attraverso l’AC, per animare una vita sociale più fraterna, riconoscendo
la forza sorgiva della vita spirituale ed ecclesiale: ecco le coordinate che disegnano questa traccia
per organizzare un cammino assembleare, per prenderci davvero cura di questo tempo, 2 della vita
comune di tutti, della vita di ciascuna persona che ci viene affidata e posta accanto.
Continuiamo, dunque, ad attraversare le sfide di questo tempo, cercando insieme di leggerne i segni,
cercando di coltivare uno sguardo contemplativo capace di entrare in profondità e di non rimanere in
superficie né di rassegnarsi alle narrazioni più comode e diffuse. Il tempo giubilare ci aiuti ancora di
più ad avere questo sguardo fisso sul Signore Gesù che continua a dire bene di noi e ad avere fiducia
nella capacità di bene e di trasformazione di chi si mette con umiltà e gratuità al servizio dei fratelli.
1 Dal Messaggio del Santo Padre Francesco per la 107ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2021.
2 Cfr. Passiamo all’altra riva. Orientamenti per il triennio 2021-2024, pp. 10-11, 13-14.
«Testimoni di tutte le cose da Lui compiute»
2
L’itinerario assembleare sarà anche un’occasione di verifica e valutazione delle scelte compiute
attraverso gli Orientamenti Triennali «Passiamo all’altra riva»: così come è avvenuto negli incontri che si
stanno svolgendo a livello regionale soprattutto con i consigli diocesani e i presidenti parrocchiali, sarà
importante ridirci con franchezza e propositività come la vita associativa sia oggi capace di corrispondere
alle emergenti sfide culturali, pastorali e sociali che definiscono questo cambiamento di epoca.
COME USARE QUESTA TRACCIA
Rivolgiamo questo strumento di lavoro a tutti e in particolare alle presidenze e ai consigli diocesani.
A ciascuno di noi il compito di attivare questo itinerario assembleare come un vero e proprio
cantiere di formazione spirituale e progettazione associativa.
La struttura di questa traccia vuole aiutarci a camminare tutti e tutte insieme e, per questo, è così
articolata:
• Tre punti di partenza (Parola e discernimento, Ascolto e dialogo, Missione e generatività).
Sono ciò da cui dobbiamo partire per essere AC in questo tempo, sono i modi che abbiamo
per stare nel mondo e le chiavi di lettura di tutto ciò che facciamo o che siamo chiamati a fare.
• Quattro temi (Persone e comunità, Comunione e responsabilità, Formazione e cultura,
Spiritualità e sinodalità), le aree di impegno che sentiamo più urgenti oggi.
• Per ogni tema ci saranno delle domande e degli esercizi. Sono spunti e punti di avvio: sta a
ciascuno di noi interrogare e ascoltare il territorio che abitiamo per coglierne gli interrogativi
e le necessità più urgenti.
Oltre la struttura, ecco alcuni suggerimenti che possono essere assunti nel pensare e dare forma agli
appuntamenti assembleari, non tutti insieme ma a misura dei diversi percorsi e storie associative:
• Valorizziamo l’unitarietà, che vive anche di momenti specifici e di attenzioni a linguaggi ed
esperienze che raggiungano tutti.
• Invitiamo a partecipare anche i simpatizzanti, le famiglie dei soci, i soci che si sono
allontanati o che non rinnovano la tessera da tempo, le persone che nei trienni precedenti si sono
spese per l’associazione ad ogni livello della vita associativa: coinvolgiamoli nell‘elaborazione
e facciamo sentire loro la bellezza di uno stare in AC con semplicità e gratuità.
• Incoraggiamo le associazioni di base a organizzare le assemblee in modo coinvolgente e
pienamente dentro gli itinerari formativi.
• Apriamo il nostro itinerario assembleare alla vita della comunità, alle altre aggregazioni
laicali, soprattutto quelle con cui stiamo costruendo percorsi di alleanza per vivere momenti
di ringraziamento, festa ma anche di confronto e dialogo.
• Invitiamo e coinvolgiamo, laddove possibile, organizzazioni e istituzioni presenti nel
territorio che possiamo individuare come interlocutrici nel processo assembleare in vista di
una progettazione associativa aperta e incisiva.
In questi mesi verso l’assemblea nazionale vorremmo anche metterci in ascolto e favorire la
partecipazione di ciascuno e ciascuna attraverso alcuni strumenti pensati ad hoc. Il cammino
assembleare potrà essere generativo se lo riconosceremo, non come una interruzione della
vita ordinaria o un adempimento formale, ma come un tempo intenso per vivere ed essere
un’associazione di credenti appassionati del Vangelo e della vita di ciascuna persona.
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PAROLA E DISCERNIMENTO
«Lo Spirito Santo discese su coloro che ascoltavano la Parola»
Alla vigilia del percorso assembleare, sentiamo la necessità di rimetterci in cammino ripartendo
proprio dalla Parola. Essa costituisce il nostro unico vero modo per leggere la realtà, accettare le
fatiche e crescere da fedeli discepoli del Signore e testimoni della gioia.
La pagina biblica che proponiamo per la meditazione porta ciascuno di noi nella suggestiva
associazione di donne e di uomini che si trova radunata nella casa di Cornelio e che sta per ascoltare
le parole di Pietro. Nessun consesso più variopinto di questo poteva essere immaginato prima: c’è
l’Apostolo, ci sono i giudei e i pagani, gli amici di Cornelio e gli amici di Pietro. In questo contesto, ci
colpisce proprio la creatività con la quale questi percorsi portano ciascuno a ritrovarsi. Il centurione
Cornelio è uomo che fa cose giuste e vuole approfondire la fede; ha attorno a sé servi e soldati con cui
non esita a condividere la sua visione, ovvero un angelo che gli ordina di cercare Pietro. L’Apostolo si
trova ospite da un conciatore, non un credente sofisticato o esemplare, un uomo comune e proprio lì
riceve a sua volta il messaggio di Dio tramite un sogno ripetuto dove si sente invitato a condividere
una tavola piena di rettili e volatili, profani e immondi. I due uomini confrontano le loro visioni, una
volta giunti nella casa di Cornelio, e lo fanno ascoltandosi (oggi diremmo che utilizzano il metodo
della “conversazione spirituale” del Sinodo). È bello pensare che Dio si rivela in un momento della
loro quotidianità, ma poi si lascia a poco a poco percepire nell’ascolto e nel dialogo che si sviluppa
in un gruppo eterogeneo attraverso l’azione imprevedibile dello Spirito Santo.
Pietro prende parola e andando al cuore dell’annuncio offre un’essenziale ed efficace catechesi
su Gesù di Nazareth a partire da una riflessione piena di novità e di meraviglia: «mi sto rendendo
conto che Dio non fa differenza di persone». In questo senso, sembra che desideri svelare, con un
tono veramente stupito, che la compresenza di giudei e di pagani gli sta insegnando in diretta
qualcosa di grande e che amare Dio e amare i fratelli è ciò che unisce persone molto diverse.
A questo punto l’Apostolo battezza i presenti perché si lascia trasportare dal dinamismo dello
Spirito comprendendo che «egli è il Signore di tutti».
Il gioco di incontri e di ospitalità che muove tutti i personaggi del racconto fa riflettere anche noi,
quasi a confermare che si è chiamati alla vita evangelica lì dove ci si trova a vivere, dove
si prega e si fanno opere buone, nel segno della giustizia e della carità.
Ci piace immaginare così anche la nostra vita associativa: un’illuminazione formativa in mezzo a
tanti che praticano la giustizia nella loro esistenza. Lo Spirito suscita movimenti creativi e vivaci
e certo non ci spinge a cercare steccati, confini precisi di demarcazione. I confini del popolo di
Dio esistono ma non sono decisi da noi, non sono chiari nelle nostre teste come invece lo sono
nella mente di Dio. Bisogna che la nostra Associazione sia veramente accogliente e inclusiva
per rappresentare una metafora vivente di Chiesa che accoglie, ascolta e ama superando ogni
discriminazione e annunciando con coraggio Gesù Cristo. Ci pensa lo Spirito a discendere su tutti,
anche sui pagani, tanto da far esclamare a Pietro: «Chi può impedire di battezzare con l’acqua
costoro che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?»
In questo cammino lasciamoci condurre in un ripensamento serio e profondo dei percorsi da
intraprendere per essere aperti alle novità e alle potenzialità davvero inclusive dei nostri gruppi.
Lasciamo che lo Spirito danzi in mezzo a noi.
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Il testo dell’icona biblica
ATTI 10, 34-48
Pietro allora prese la parola e disse: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa
preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque
nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele,
annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti. Voi sapete
ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo
predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di
Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il
potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui
compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo
a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse,
non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato
e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare
al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da
Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il
perdono dei peccati per mezzo del suo nome”.
Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra
tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con
Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li
sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: “Chi può
impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo
Spirito Santo?”. E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo
pregarono di fermarsi alcuni giorni.
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ASCOLTO E DIALOGO
«Dio non fa preferenza di persone»
L’ascolto e il dialogo 1 costituiscono delle prassi prioritarie nella costruzione di ogni relazione
di fiducia. In questa prospettiva, non possiamo partire da preconcetti, giudizi e schemi, bensì da
un’azione libera, onesta e generosa capace di aprirsi a strade che il singolo non avrebbe mai
immaginato di percorrere.
Sentiamo che stiamo attraversando un tempo prezioso dove ogni storia che incontriamo ha
qualcosa da dirci, il Signore ci parla attraverso incontri di fraternità che si fanno apertura all’altro,
dialogo fecondo.
L’ascolto e il dialogo fraterno diventano allora, più che qualcosa da fare, un atteggiamento
contemplativo con cui da laici di AC abitiamo questo tempo pronti ad ascoltare la voce del
Signore della Storia
L’ascolto costituisce, infatti, lo stile del nostro vivere la fede: accogliamolo come laici di AC per
essere prossimi e presenti. Vogliamo condividere la consapevolezza che l’azione dell’ascolto
non è autoreferenziale ma si lascia guidare intimamente e senza mezze misure dall’azione dello
Spirito Santo.
Oggi come Azione Cattolica possiamo chiederci quanto tempo dedichiamo a un ascolto “non
controllato” dello Spirito, a un ascolto libero, non precostituito e quindi capace innanzitutto
di accogliere i Segni del tempo in cui viviamo e il vissuto sincero delle persone che incontriamo.
Chiediamoci quanti momenti, anche nella preghiera, dedichiamo a un ascolto semplice dello
Spirito Santo e quanto ci lasciamo coinvolgere e sconvolgere da Lui.
Come laici di AC riconosciamo che l’ascolto per essere autentico ha bisogno di rispetto e della
cura delle vite, dei tempi, dei pensieri e dei processi.
Siamo convinti che valga la pena di vivere pienamente ogni tipo di relazione possiamo accogliere
l’importanza di essere prossimi a chi ci è accanto, soprattutto ai più poveri e ai più fragili: l’ascolto
e il dialogo portano, nella fraternità, ad assumere scelte concrete di impegno per il bene comune,
per la promozione umana, per la cura della casa comune.
Scegliere il dialogo “ci compromette” nella storia, ci porta sulla soglia delle nostre comunità,
pronti ad abitare le contraddizioni di questo tempo senza paura e con fiducia nell’uomo.
Il cammino sinodale ci aiuta a riflettere su quanto vivere in modo fraterno all’interno di una
comunità vuol dire anche condividere dei tempi specifici e “regolamentati” per l’ascolto. Questo
ha bisogno di ritmi e dinamiche che, infatti, scandiscono la vita associativa e diventano uno stile
che non è mai limitante, ma che vuole lasciar emergere quanto lo Spirito suggerisce a ciascuno
e ciascuna in un orizzonte libero e liberante: l’AC è pronta ad assumere questa sfida insieme alle
nostre chiese locali. Siamo convinti che questo esercizio di “estroversione” faccia bene a tutta
la Chiesa: l’AC lavora ai cantieri sinodali per condividere questo processo con tutti gli amici che
rendono bella e dinamica la comunità ecclesiale.2
1 Francesco, Evangelii Gaudium, n. 171.
2 Francesco, Christus Vivit, n. 292.
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MISSIONE E GENERATIVITÀ*
«Gesù Cristo è il Signore di tutti»
La nostra Associazione è chiamata a orientare alla missione, non solo alcune direttrici di
impegno, ma tutta sé stessa. Lo scopo dell’AC è quello di annunciare il Vangelo mediante una
testimonianza gioiosa, aperta ed entusiasmante in ogni luogo e contesto. Insieme con tutta la
Chiesa, siamo chiamati a partecipare all’unica missione di Cristo!
Per riscoprire la dimensione missionaria dell’Azione Cattolica è necessario rileggere la sua stessa
natura, il suo patrimonio e la sua identità, anche attraverso le figure dei suoi Santi e Beati, in modo
tale da comprendere che l’Associazione non può non essere missionaria. Oggi siamo chiamati a
esercitare un impegno missionario deciso, coinvolto e sinodale, soprattutto laddove è più
evidente la distanza dal Vangelo, per saper ritessere l’esperienza della fede cristiana nell’ordito
della Storia e dell’umana quotidianità, dove le ferite della vita sono più profonde.
Tutte le nostre associazioni e i nostri gruppi possono annunciare il Vangelo per essere testimoni di
Dio, che salva ogni persona attraverso l’Amore. A partire dalla consapevolezza di essere chiamati
nel Battesimo, la missione si realizza concretamente nelle risposte personali e associative, nonché
nel discernimento e nelle scelte concrete.
La missionarietà ha come obiettivo generare nuove forme e nuove pratiche di crescita
umana e sociale. Sfide di una missione che si fa generativa sono: educare alla responsabilità,
al dialogo e all’incontro, essere significativi nel contesto sociale, coinvolgere più persone
possibili nell’«organizzare la speranza» (don Tonino Bello). È importante, d’altra parte, prendere
consapevolezza delle prassi che non sono più generative, avendo il coraggio di intraprendere
nuovi percorsi, guardando con gratitudine a ciò che è stato.
Vivere l’esperienza missionaria e apostolica nella quotidianità dei luoghi che abitiamo diventa
essa stessa un’occasione formativa: discepolato e missione non sono in contraddizione tra
loro ma coesistono e si alimentano vicendevolmente.
L’AC è chiamata a scegliere e percorrere la via di conversione pastorale profonda tracciata
da papa Francesco, puntando sulla necessità di un annuncio missionario in grado di rinnovare
l’associazione, la comunità ecclesiale e la società tutta. La vita associativa aiuta a maturare la
consapevolezza che la chiamata alla responsabilità richiede una risposta comunitaria oltre che
personale.
*Azione Cattolica Italiana, Perché Cristo sia formato in voi. Progetto formativo, pp. 16-18, «Con il linguaggio dei laici».
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PERSONE E COMUNITÀ
Il desiderio di relazioni significative coinvolge ogni persona in ogni contesto di
vita. Un’associazione moderna risveglia, raccoglie e coltiva i desideri di socialità,
accompagnando la crescita personale di tutti e di ciascuno, in un disegno di
comunità umana, solidale e sostenibile, che produce benessere per tutti, aperta alla
spiritualità e fatta di relazioni intense.
L’impegno individuale e collettivo può contribuire a custodire e far crescere una comunità
inclusiva, che abbia una particolare attenzione nei confronti di tutte le espressioni
di povertà.
Il “cambiamento d’epoca” in cui stiamo vivendo tocca anche la realtà della parrocchia,
che - nonostante le molteplici sfide - desideriamo continui a essere il volto della
comunità credente nel territorio, chiamata a celebrare, accogliere e condividere. Come
associazione rinnoviamo l’impegno a dare il nostro peculiare contributo per rinnovarne la
vita comunitaria e lo slancio missionario.
Occorre, allora, allargare gli orizzonti, come Chiesa che “sta sulla soglia” in quanto
comunità che valorizza gli ambiti dell’aggregazione e della vita delle persone in tutte le
sue sfaccettature. Sogniamo una Chiesa che possa essere casa per tutti.
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PERSONE E COMUNITÀ
TOCCA A NOI!
Insieme alla proposta di riflessione qui sopra abbiamo scelto di consegnarci delle
domande e degli esercizi, la parte più importante in questa traccia, utili a sostenere e
rilanciare le riflessioni su questi temi.
Riflettiamoci insieme e, a partire da queste sollecitazioni, proviamo a tradurli in buone
prassi in questo anno assembleare.
DOMANDE
• Come, in particolare, dare sempre maggiore spazio a un rinnovato dialogo tra le
persone e le generazioni?
• Quali forme di ritrovo e condivisione tra credenti dobbiamo implementare per una
comunità solidale e inclusiva?
• In che modo contribuiamo a costruire una Chiesa missionaria e accogliente
che accompagni anche coloro che si spostano per motivi di studio e di lavoro?
L’associazione, in questo senso, come può continuare a sperimentare pratiche
creative per valorizzare i percorsi di formazione per le persone in mobilità?
ESERCIZI
• Parola: proporre inediti e/o rinnovati esercizi di ascolto della Parola e della vita in
contesti diversi dalle mura parrocchiali valorizzando la rete dei legami dell’AC per
chiamare e accompagnare le persone, anche quelle che non hanno consuetudine
con la frequentazione dei luoghi ecclesiali. Contaminare con lo stile sinodale i
diversi ambienti ecclesiali e sociali.
• Ascolto: favorire un “censimento” dei soci e dei simpatizzanti “più mobili” ovvero
spesso in viaggio, divisi in luoghi diversi per famiglia, lavoro e studio. Si può favorire
un ascolto delle loro vite e l’articolazione di una proposta che offra loro stimoli e
possibilità di collegamento.
• Missione: intervistare persone di età diverse sul “bisogno di comunità” e sulla propria
“appartenenza alla comunità dei credenti”. Si potrebbero scegliere tre domande
semplici come: «Qual è l’obiettivo più importante per migliorare la comunità in
cui vivi?»; «Quali sono almeno tre caratteristiche del gruppo con il quale vorresti
provare a perseguirlo?»; «Qual è il passo della Parola di Dio che più ti richiama alla
tua appartenenza alla comunità cristiana?»
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COMUNIONE E RESPONSABILITÀ
In AC parlando di responsabilità, spesso pensiamo solamente alla sua declinazione
in ambito associativo (educatori, responsabili parrocchiali o diocesani) e tendiamo a
dimenticare che la responsabilità deve essere una meta1 e uno stile con cui vivere tutta
la nostra crescita formativa, a misura di ciascuno e ciascuna. Per questo motivo è utile
parlare insieme di responsabilità e di comunione: la comunione è infatti una promessa,
un anelito, un orizzonte ampio per leggere anche la responsabilità. La comunità cristiana
tende alla comunione come tende al Regno di Dio che cresce ogni giorno e si realizzerà
nella pienezza dell’ultimo giorno.
Comunione e responsabilità sono, così, nella loro correlazione il modo di vivere dei
discepoli missionari, nell’ottica corresponsabile di chi si apre alla Storia e alle storie
personali, e nella dimensione di chi sceglie di avere a cuore l’interesse di tutte e tutti.
Avere a cuore l’interesse di tutti e tutte ci chiede di mettere in atto buone prassi comunitarie
e di sognare e dare vita a una responsabilità associativa che ci renda più responsabili
anche altrove, nella scuola, nel lavoro, in famiglia, nelle relazioni, nella Chiesa, nella
società. L’AC non può essere vissuta come un’agenzia di servizi per cui lavoriamo, ma
come un luogo dove siamo persone a tutto tondo.
Questa consapevolezza porta molto frutto e ci riscatta dalla sensazione di essere
un’associazione di soli responsabili. Siamo, invece, un’associazione di persone che si
prendono cura le une delle altre: cura verso coloro di cui si è responsabili, ma anche cura
tra responsabili, e cura verso chi vive il momento di “passare la palla” della responsabilità
associativa dopo un percorso più o meno lungo. Lo sappiamo, solo chi si lascia
accompagnare accompagna. In questo spazio di cura reciproca non dimentichiamo di
camminare fianco a fianco, in una Chiesa che attende e sa stare al passo di ciascuno
e ciascuna. Infatti, un posto speciale è ricoperto dagli assistenti, nostri compagni di
viaggio, corresponsabili nella costruzione del Regno.2
Nel pensare a comunità e responsabilità, però, non possiamo nasconderci dietro un dito:
spesso la fatica, la stanchezza e lo scoraggiamento sembrano prendere il sopravvento.
Dobbiamo sempre ricordarci che la fatica della responsabilità è in fondo la fatica della
complessità della vita delle persone: evitiamo di perderci nella sua continua analisi,
piuttosto coltiviamo uno sguardo di speranza e di conversione verso immagini nuove di
responsabilità e di comunità per il Paese, la Chiesa e l’associazione. Allora, ogni fatica, 3
grande o piccola che sia, può diventare l’opportunità di riscoprire la bellezza che viene
dalla nostra fede, vissuta come cammino condiviso alla luce dello Spirito e in comunione
con i nostri fratelli e le nostre sorelle maggiori, che hanno camminato nella santità.
1 Azione Cattolica Italiana, Perché Cristo sia formato in voi. Progetto formativo, pp. 56-59.
2 Apostolicam Actuositatem, n. 2.
3 Vittorio Bachelet, Scritti ecclesiali, a cura di Matteo Truffelli, Ave, Roma 2005, pp. 1006-1007.
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COMUNIONE E RESPONSABILITÀ
TOCCA A NOI!
Insieme alla proposta di riflessione qui sopra abbiamo scelto di consegnarci delle
domande e degli esercizi, la parte più importante in questa traccia, utili a sostenere e
rilanciare le riflessioni su questi temi.
Riflettiamoci insieme e, a partire da queste sollecitazioni, proviamo a tradurli in buone
prassi in questo anno assembleare.
DOMANDE
• Quali sono le modalità che vogliamo riscoprire o adottare per accompagnarci
vicendevolmente nella responsabilità in questo tempo di cammino assembleare?
In quali buone prassi si traducono?
• Rileggiamo il capitolo 5 del Progetto formativo e chiediamoci: come possiamo
promuovere la corresponsabilità come stile di vita nell’ordinarietà dei nostri
cammini formativi diocesani per i ragazzi, i giovani e gli adulti?
• Quali sono i modi concreti per rileggere la fatica, in particolare quella che
sperimentiamo a fine triennio, in chiave spirituale? In quali buone prassi si
traducono?
ESERCIZI
• Parola: a conclusione di questo triennio proviamo a organizzare un Consiglio
diocesano in cui, sui temi della responsabilità e della comunione, la Parola e la
condivisione della fede siano il centro dell’incontro.
• Ascolto: per il prossimo anno associativo proviamo ad avviare prassi di
discernimento che si lascino guidare da uno sguardo profetico sull’associazione
che chiama personalmente alla responsabilità e che non siano condizionate solo
da necessità organizzative.
• Missione: proviamo a immaginare/far nascere in associazione forme di responsa-
bilità che arricchiscano l’associazione e ci facciano tendere alla comunione. Per
farlo, guardiamo insieme alle situazioni di vita delle persone e alle esigenze del
territorio, considerando ambiti come lo sport, l’uso del digitale e dei social, la musi-
ca, la gestione del tempo libero, la cultura, la casa comune, la mobilità...
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FORMAZIONE E CULTURA
In Azione Cattolica parliamo di formazione in relazione a un progetto, con la fiducia che
formarsi e formare non siano due azioni isolate o estemporanee. Quella che il Progetto
Formativo propone è una formazione costante, integrale, a lungo termine e graduale che
riesce nella relazione con Cristo, a costruirsi su di Lui e divenire strada verso Lui.1
Siamo chiamati a vivere pienamente gli ambienti di vita per poter accogliere il desiderio
di formazione particolarmente presente in questo tempo. Promuoviamo una vocazione
alla prossimità, che riesca, nella semplicità ad accompagnare la vita di ciascuno. La
formazione diventa cultura se riesce a intuire e leggere con profondità le domande delle
persone e, grazie ad un discernimento guidato dalla Parola, è capace di condividere
degli strumenti concreti e accessibili, utili a cercare delle risposte ai bisogni effettivi del
territorio.2 Agiamo affinché ogni persona che incontriamo possa trovare nelle proposte di
AC strumenti culturali che contribuiscano a crescere come individui.
In un contesto sociale estremamente precario, frammentato e solitario, proviamo a
chiederci se possiamo ripartire da queste difficoltà per individuare sfide e strade da
percorrere comunitariamente per proporre una formazione integrale.
Questo processo necessita di uno spazio docile all’azione dello Spirito in cui ciascuno è
consapevole di non essere solo, di sentirsi libero nel proprio percorso e benedire il proprio
tempo. Si configura come un’opera di costruzione, decostruzione e ricostruzione costante.
In questa prospettiva la formazione parte proprio dalla cura delle relazioni semplici e
autentiche che crescono nell’ascolto della Parola e all’interno di una vita comunitaria
sempre più accogliente.
Oggi vogliamo ricordarci quanto “formarsi” possa essere considerato un atto di
responsabilità sociale, capace di generare processi nella comunità, attraverso mezzi,
strumenti e, soprattutto, domande in grado di accompagnare ciascuno e ciascuna nel
proprio percorso di vita.
1 Azione Cattolica Italiana, Perché Cristo sia formato in voi. Progetto formativo, p. 25.
2 Francesco, Evangelii Gaudium, n. 61.
FORMAZIONE E CULTURA
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TOCCA A NOI!
Insieme alla proposta di riflessione qui sopra abbiamo scelto di consegnarci delle
domande e degli esercizi, la parte più importante in questa traccia, utili a sostenere e
rilanciare le riflessioni su questi temi.
Riflettiamoci insieme e, a partire da queste sollecitazioni, proviamo a tradurli in buone
prassi in questo anno assembleare.
Domande
• Con quali tempi e in quali modi curiamo la formazione organica dei responsabili? 1
• Quando è stata l’ultima volta che abbiamo promosso un momento di formazione
nel nostro territorio? Proviamo a pensare alle persone che abbiamo coinvolto, ai
criteri di scelta dei contenuti, agli strumenti, alle modalità adottate.
• Come ci lasciamo formare da/in questo tempo? Quali sono i criteri con cui stiamo
pensando oggi la formazione? Proviamo a immaginare un ambito culturale-sociale
nel quale l’AC diocesana potrebbe dare un contributo significativo
Esercizi
• Parola: proviamo ad interrogarci su alcuni temi o momenti di vita comunitaria
particolarmente significativi e rileggiamoli attraverso il Vangelo. Insieme
continuiamo a interrogarci sulle sollecitazioni che vengono dalla Parola e a
promuovere luoghi di ricerca condivisa anche con gli amici di altre realtà ecclesiali.
• Ascolto: l’ascolto parte dalle attese di chi abbiamo accanto. Proviamo, quindi, a
elaborare degli strumenti per realizzare un ascolto più profondo della vita delle
persone nei loro ambienti di vita (promuovendo l’esperienza di MSAC, MLAC, MEIC,
MIEAC, FUCI).
• Missione: lasciamo che la Parola che ci ha interrogati sia fonte di riflessione per tutti.
Proviamo a proporre iniziative di rilevanza pubblica insieme ad altre associazioni
culturali, politiche, sociali ecc. per confrontarci e mettere in atto programmi concreti.
1 Evangelii Gaudium, n. 77.
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SPIRITUALITÀ E SINODALITÀ
Il cammino assembleare dei nostri territori e di tutta l’Azione Cattolica Italiana si intreccia in
maniera solida con i cammini sinodali che la Chiesa Italiana e la Chiesa Universale vivono.
Pertanto, siamo chiamati a sollecitare un rinnovato impegno missionario e creativo, orientato
a farsi prossimi di tutti e a favorire l’incontro e l’autentica corresponsabilità di ciascuno.
Questo intreccio, nella sua complessità, si rivela un’opportunità per «gettare seme buono», 1
ovvero riscoprire la centralità dell’annuncio di Cristo e vivere con coerenza la propria fede.
Per questo motivo, ci sembra opportuno richiamare le tappe (passate e future) di questi due
percorsi sinodali segnalando alcuni documenti del Sinodo2 e del cammino sinodale della
Chiesa italiana3 che ci aiutano a cogliere le scelte di fondo e i processi in atto.
Il Sinodo, per noi laici di Ac, non può costituire una delle “cose da fare”, al contrario, deve
essere un’ulteriore occasione di conversione pastorale profonda nella quale riscoprirci
desiderosi di ascoltare lo Spirito e al contempo bisognosi di fraternità e capaci di dare il
nostro personale contributo alla vita della Chiesa.
In tal senso il cammino sinodale costituisce un momento prezioso nel quale riscoprire la
popolarità associativa: tutta l’umanità è popolo e l’AC è interpellata ad essere sempre più
spazio accogliente per tutti, che ascolta e ama la vita dei territori e non va solo verso gli
altri, ma sa camminare insieme. La scelta del confronto e dell’ascolto, in questo senso,
deve consolidarsi in uno stile maturo e comunitario, capace di profezia come di attenzione.
Sotto questo aspetto, occorre evidenziare come sia necessario assumere la postura di
chi accoglie e non solo di chi “va verso l’altro”, in quanto l’ascolto della vita ha a che fare
con la fraternità, con il tendere la mano a tutti, non solo con l’accompagnamento.
Inoltre, questa postura ha bisogno di un grande allenamento: deve essere nutrita dalla
vocazione spirituale. In AC, sentiamo il bisogno di coltivare la spiritualità laicale dei
bambini e dei ragazzi, dei giovani e degli adulti, proprio a partire dall’ascolto di ciascuno
e dello Spirito.
Il Santo Padre, il 30 aprile del 2021 ci ha consegnato una grande responsabilità,
chiamandoci «palestra di sinodalità» e sollecitandoci a «continuare ad essere
un’importante risorsa per la Chiesa italiana, che si sta interrogando su come maturare
questo stile in tutti i suoi livelli. Dialogo, discussione, ricerche, ma con lo Spirito Santo».
In definitiva, crediamo che sia proprio il “camminare insieme” la scelta alla quale, oggi
in modo particolare, non possiamo venir meno. In questo senso, occorre abbandonare
la logica che ci porta a stendere una linea, un confine, che separa il dentro dal fuori per
puntare alla costruzione di un «noi sempre più grande». 4
1 Vittorio Bachelet, Scritti ecclesiali, a cura di Matteo Truffelli, Ave, Roma 2005, p. 1089.
2 È possibile consultare su www.synod.va/it/resources/documenti-ufficiali.html tutti i documenti del Sinodo.
3 È possibile consultare su camminosinodale.chiesacattolica.it tutti i documenti del Cammino sinodale della Chiesa italiana.
4 Dal Messaggio del Santo Padre Francesco per la 107ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2021.
SPIRITUALITÀ E SINODALITÀ
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TOCCA A NOI!
Insieme alla proposta di riflessione qui sopra abbiamo scelto di consegnarci delle
domande e degli esercizi, la parte più importante in questa traccia, utili a sostenere e
rilanciare le riflessioni su questi temi.
Riflettiamoci insieme e, a partire da queste sollecitazioni, proviamo a tradurli in buone
prassi in questo anno assembleare.
DOMANDE
• Quali sono le sfide che il cammino sinodale ha consegnato alla nostra associazione?
(temi, scelte, riflessioni avviate e da avviare…) Quali sono, invece, le attenzioni che,
da laici di AC, stiamo introducendo nel percorso sinodale, mettendoci al servizio
sincero della Chiesa?
• In che modo ci mettiamo in ascolto della vita delle persone? Quali strategie sinodali
mettiamo in campo per “camminare insieme dietro al Signore, verso la gente, sotto
la guida dello Spirito Santo”?
• Consapevoli che “tutti” non siamo solo noi, in che modo desideriamo progettare
alleanze che ci consentano di intraprendere passi comuni e contribuire a percorsi
di conversione pastorale?
ESERCIZI
• Parola: il sinodo ci ha consegnato una particolare attenzione per i luoghi da abitare, nei
quali riscoprire la presenza del Signore. Desideriamo chiederci quali sono i luoghi dai quali
possiamo lasciarci evangelizzare e dove possiamo davvero essere associazione sinodale.
Vogliamo quindi impegnarci a definire delle prassi affinché la nostra associazione possa
radicarsi e rappresentare il Vangelo incarnato, anche in quei luoghi che individueremo.
• Ascolto: vogliamo impegnarci ad assumere la metodologia della conversazione
nello Spirito come stile di confronto permanente nelle nostre riunioni associative;
in particolare, sarebbe auspicabile dedicare una sessione di consiglio diocesano
per approfondire un tema discusso e sensibile (anche verso la redazione del
documento assembleare) mediante la conversazione nello Spirito.1
• Missione: l’atteggiamento sinodale ci ha condotti a superare la logica intra/extra
provando a individuare altre realtà con le quali compiere scelte comuni e passi condivisi.
Nello specifico, sarebbe auspicabile intercettare altre realtà con cui condividere un
percorso di riflessione che si inserisca nel nostro cammino assembleare. Tuttavia, non
preoccupiamoci di attivare necessariamente collaborazioni “stabili”: anche un solo
appuntamento e/o una sola attività ci consentono di fare rete e attivare processi.
1 Scarica su www.synod.va l’approfondimento sul metodo della conversazione nello Spirito.
SPIRITUALITÀ E SINODALITÀ
SPIRITUALITÀ E SINODALITÀ
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CAMMINO ASSEMBLEARE 2023/2024
Entro il 01/12/2023 i Consigli parrocchiali devono fissare la data dell’Assemblea parrocchiale elettiva e darne
comunicazione a tutti gli aderenti dell’AC parrocchiale.
Entro il 01/12/2023 la data fissata per l’Assemblea parrocchiale elettiva deve essere comunicata dal
Presidente parrocchiale al Presidente diocesano e dal Segretario parrocchiale al Segretario diocesano.
Il giorno 08/12/2023, festa dell’immacolata concezione, è il giorno della festa dell’adesione in cui potranno
essere consegnate agli aderenti dell’Azione Cattolica le tessere dell’anno associativo 2023/2024.
Dal 09/12/2023 al 07/01/2024 le associazioni parrocchiali di Azione Cattolica dovranno svolgere l’Assemblea
parrocchiale elettiva.
Art. 26. L’Assemblea parrocchiale
L’Assemblea parrocchiale è composta da tutti gli aderenti all’associazione che abbiano
compiuto il 14° anno di età; i ragazzi dell’ACR, sono rappresentati dai loro educatori;
L’Assemblea è convocata dal Presidente parrocchiale o su richiesta di almeno la metà
dei componenti del Consiglio parrocchiale, e si riunisce di norma almeno una volta
l’anno, dandone tempestiva comunicazione al Consiglio diocesano affinché almeno un
membro del Consiglio diocesano possa partecipare; all’inizio di ogni triennio elegge il
Consiglio parrocchiale ed un ulteriore rappresentante parrocchiale con diritto di voto
ogni 50 soci (compresa l’ACR) quale delegato all’assemblea diocesana; decide le linee
generali del programma dell’associazione parrocchiale in coordinamento con il programma
dell’associazione diocesana e con il piano pastorale parrocchiale;
Alle assemblee parrocchiali hanno diritto di voto gli iscritti che abbiano compiuto il
14° anno di età.
Non è consentito votare per delega.
Salvo i casi in cui sia espressamente richiesta una particolare qualifica, sono
eleggibili ai vari livelli tutti i soci di AC che risultano aderenti al momento in cui
si svolge l’elezione, che abbiano compiuto il 18° anno di età e che collaborano o si
impegnano a collaborare nel settore in cui sono stati eletti.
Le votazioni sono effettuate a scrutinio segreto.
I candidati della lista del settore giovani non devono aver compiuto il 30° anno di
età.
Le Assemblee parrocchiali elettive eleggono i nuovi Consiglieri parrocchiali dei Settori e dell’ACR.
Il numero minimo di consiglieri è di 4.
Entro i successivi 15 giorni dall’Assemblea parrocchiale elettiva, il Consigliere parrocchiale più anziano
associativamente convoca la prima seduta del nuovo Consiglio parrocchiale invitando i Consiglieri eletti e
l’Assistente parrocchiale.
Il Consiglio parrocchiale vota il nuovo Presidente parrocchiale. Il nominativo deve ricevere la ratifica del
Parroco ed essere comunicato al Consiglio diocesano per la relativa ratifica. Il Consiglio diocesano provvede
quindi a comunicare il nominativo al Vescovo per la relativa nomina.
Art. 27. Il Consiglio parrocchiale
Il Consiglio parrocchiale:
a) Promuove e sostiene il cammino formativo dei soci e realizza per loro con l’aiuto
del centro diocesano una proposta formativa.
b) È formato da un minimo di quattro consiglieri fino ad un massimo di dieci, ed il
loro numero aumenta a seconda della consistenza numerica dell’associazione parrocchiale.
c) I nuovi responsabili dei settori e dell’ACR entrano a far parte del Consiglio
parrocchiale.
d) È eletto dall’Assemblea parrocchiale, a scrutinio segreto, esprimendo una preferenza
per ogni lista suddivisa per fascia di età (Giovani, Adulti, ACR). Risulteranno eletti
i candidati che avranno avuto il maggior numero di preferenze facendo attenzione che
ciascun settore abbia in Consiglio un proprio rappresentante. A parità di voti risulterà
eletto il candidato con la maggiore anzianità associativa.
e) Cura la programmazione, la gestione, la verifica della vita associativa.
f) Propone la nomina al vescovo del Presidente parrocchiale dopo la ratifica del parroco
e del Consiglio diocesano. Viene proposto il candidato che abbia raggiunto nelle prime
due votazioni la maggioranza dei 2/3 dei voti dei Consiglieri. Nella terza votazione è
sufficiente la semplice maggioranza. Qualora il Presidente eletto facesse già parte del
Consiglio, dopo la nomina del vescovo sarà sostituito dal primo dei non eletti della
lista di appartenenza. In mancanza, il Consiglio può cooptare un socio del settore o
dell’articolazione di appartenenza del membro uscente, che avrà soltanto diritto di
voto consultivo.
g) Insieme al Presidente parrocchiale incarica gli educatori e gli animatori dei gruppi
e nomina i responsabili.
h) Assume ed esercita la responsabilità dell’amministrazione avvalendosi di un
amministratore proposto dal Presidente.
i) Approva annualmente il rendiconto economico e finanziario dell’associazione
parrocchiale.
Consiglieri e soci che ricoprono incarichi direttivi diocesani hanno diritto di
presenziare al Consiglio parrocchiale dell’associazione parrocchiale in cui sono
tesserati, senza diritto di voto.
Il Consiglio parrocchiale viene convocato per la prima volta dal Consigliere eletto più
anziano associativamente di regola entro i 15 giorni successivi allo svolgimento
dell’Assemblea parrocchiale elettiva.
Entro il 22/01/2024 il Consigliere più anziano associativamente deve comunicare al Segretario diocesano il
nome del nuovo Presidente parrocchiale tramite l’apposito modulo di google che sarà fornito.
Entro il 29/01/2024 il Segretario parrocchiale deve comunicare al Segretario diocesano la composizione finale
del Consiglio parrocchiale (Presidente, Segretario, Amministratore, Responsabili di settore e ACR, Consiglieri
di settore e ACR) nonché gli eventuali delegati aggiuntivi all’Assemblea diocesana eletti nell’Assemblea
parrocchiale elettiva, il tutto con l’apposito modulo di google che sarà fornito.
Dunque il Presidente parrocchiale dopo la comunicazione della ratifica del Consiglio diocesano, dovrà
convocare il Consiglio parrocchiale e nominare i responsabili di settore e dell’ACR, l’Amministratore
parrocchiale ed il Segretario parrocchiale.
Il tutto entro il 29/01/2024 data entro cui tutti i nominativi andranno comunicati.
L’Atto Normativo Diocesano non esplica la dinamica di elezione del Segretario parrocchiale.
Conseguentemente si procederà per analogia a quanto previsto per il Segretario diocesano: il Segretario
parrocchiale sarà dunque nominato dal Consiglio parrocchiale su proposta del Presidente parrocchiale.
Analogamente all’Amministratore parrocchiale, però, non sarà eletto ma, appunto, nominato.
Il 18/02/2024 si svolgerà l’Assemblea diocesana elettiva.
Art. 32. Composizione
L’Assemblea diocesana è costituita da:
a) i componenti del Consiglio diocesano;
b) i rappresentanti delle associazioni parrocchiali eletti secondo le regole stabilite
dal presente Atto Normativo;
c) i soci dell’associazione eletti in Consiglio nazionale;
d) i soci dell’associazione eletti in Delegazione regionale;
e) gli assistenti diocesani;
f) tre rappresentanti per ciascun Movimento formalmente costituito in diocesi (MSAC,
MLAC, FUCI, MEIC, MIEAC);
g) i componenti delle equipe e delle commissioni dei vari settori e dell’ACR;
h) tutti i soci e non soci i quali possono assistere ai lavori ed intervenire con
diritto di parola secondo le modalità stabilite dal regolamento dell’Assemblea.
Le associazioni parrocchiali sono rappresentate all’Assemblea diocesana:
a) dal Presidente, o suo delegato;
b) dai responsabili, o loro delegati, del settore adulti, del settore giovani e dell’ACR;
c) dal segretario parrocchiale, o suo delegato;
d) da un ulteriore rappresentante parrocchiale ogni 50 soci (compresa l’ACR), quale
delegato all’assemblea diocesana.
Il diritto di voto è personale.
Ciascun componente dell’Assemblea con diritto di voto, può esprimere un solo voto anche
se ricopre più di un incarico associativo che dia titolo a partecipare all’Assemblea.
Hanno diritto di voto:
a) i componenti del Consiglio diocesano in carica;
b) i rappresentanti delle associazioni parrocchiali eletti secondo le regole stabilite
dal presente Atto Normativo;
c) i soci dell’Associazione eletti in Consiglio nazionale;
d) i soci dell’Associazione eletti in Delegazione regionale;
e) il Presidente diocesano in carica ed i soci già presidenti diocesani.
Art. 33. Modalità di svolgimento, convocazione, periodicità
L’Assemblea diocesana si riunisce almeno una volta ogni anno su convocazione del
Presidente diocesano o della maggioranza semplice del Consiglio diocesano.
L’Assemblea Diocesana:
a) decide e verifica gli obiettivi e le linee programmatiche pluriennali
dell’associazione diocesana, tenendo conto delle scelte pastorali della diocesi;
b) elegge, alle scadenze e secondo le modalità prestabilite, i componenti del Consiglio
diocesano;
c) approva l’Atto Normativo diocesano e le sue successive modificazioni proposte dal
Consiglio diocesano;
d) conferisce mandato al Consiglio diocesano di recepire le integrazioni richieste dal
Consiglio nazionale;
e) delibera lo scioglimento dell’associazione.
L’Assemblea è validamente costituita se è presente la maggioranza degli aventi diritto
e delibera validamente a maggioranza semplice (50% +1).
Lo scioglimento dell’associazione diocesana è deliberata dall’Assemblea diocesana con
il voto favorevole dei 2/3 degli aventi diritto.
L’Assemblea diocesana può essere convocata in via straordinaria quando la richiesta
viene effettuata:
a) dai 2/3 dei consiglieri diocesani aventi diritto al voto;
b) dalla maggioranza semplice dei presidenti parrocchiali.
Modalità e termini della convocazione e dello svolgimento dei lavori assembleari sono
disciplinati da apposito regolamento approvato dal Consiglio diocesano su proposta della
Presidenza diocesana.
Art. 35. Elezioni
Per favorire la promozione delle candidature, il Consiglio diocesano propone una lista
per ciascun settore e per l’ACR.
Ogni socio titolare dell’elettorato passivo ha diritto di essere inserito in una delle
predette liste.
Sono titolari dell’elettorato passivo tutti coloro che, al momento della definizione
delle candidature per l’elezione, sono soci dell’Azione Cattolica Italiana, hanno
compiuto il 18° anno di età e collaborano (o si impegnano a collaborare per la durata
del mandato di competenza) a livello diocesano nei settori o nell’ACR, dove intendono
candidarsi.
Nella lista del settore giovani non si possono candidare coloro che al momento
dell’elezione abbiano compiuto il 30° anno di età.
Le elezioni avvengono durante l’Assemblea diocesana in sede elettiva, secondo le
modalità fissate dal Consiglio diocesano. Sono eletti per ciascuna lista i candidati
che hanno ricevuto il maggior numero di voti. A parità di voti viene eletto il candidato
con maggiore anzianità associativa.
Ogni componente dell’Assemblea avente diritto partecipa alle votazioni su ciascuna lista
e può esprimere fino a tre preferenze per lista.